A Classic Horror Story commentato dagli studenti

Lo abbiamo visto alla proiezione ufficiale del Taormina Film Festival, nella nostra veste di studenti di giornalismo cinematografico dell'Università di Messina. Questa è la nostra recensione collettiva del film.

Il film del giorno al Taormina Film Fest raccontato da tre studenti ventenni di giornalismo

Di ILARIA DENARO*, MATTEO MANGANO*, ALESSIA ORSA*

A classic horror story è una pellicola all’avanguardia diretta da Paolo Strippoli e Roberto de Feo, registi di origine pugliese, che sarà disponibile sulla piattaforma streaming Netflix dal 14 luglio. Si tratta anche del primo film firmato Netflix in concorso al Taormina Film Fest. Il cast è formato da giovani attori già noti agli appassionati: Matilda Lutz e Francesco Russo.

Alessia: “Il film si apre con la voce di Gino Paoli che canta Il cielo in una stanza e già dalle prime scene possiamo cogliere la crudezza che ci accompagnerà per tutta la durata del film.

Ilaria: Una delle particolarità della pellicola è l’attenzione data al sonoro, che contribuisce ad alimentare la suspense delle scene clou”.

Matteo: “Stando alle dichiarazioni dei creatori, il sonoro è stato anche arricchito da strumenti non convenzionali, importanti per la buona resa dell’atmosfera”.

Alessia: “il film, ambientato in Calabria, mostra i soliti cliché per cui gli italiani sono conosciuti all’estero; i registi sono riusciti in modo ironico a denunciare questi pregiudizi”.

Ilaria: “Pur mantenendosi nel genere horror, A classic horror story contiene anche un tocco di comicità che rende il film ancora più unico ed originale”.

Matteo: “Il tocco di comicità riguarda anche il folklore locale, reso in maniera seria all’inizio per poi essere ritratto in chiave ironica, grottesca nel finale, con un “twist” che spiega il titolo del film”.

Alessia: “È interessante la tematica della pornografia del dolore: i registi sono riusciti a descrivere nell’ultima scena la mancanza di empatia che ormai permea la nostra società”.

Ilaria: “Questo stato di totale emozione si è amplificato molto con l’avvento della nuova società tecnologica: in un mondo dominato dai social, lo smartphone è diventato parte integrante di ognuno di noi e ci ha portato a dimenticare del prossimo”.

Matteo: “Il film ci fa chiedere se saremmo disposti a vedere e vivere davvero certi casi di cronaca nera su cui si dirige spesso l’attenzione del pubblico, che è sempre però lontano dalla paura che permea invece le scene sublimi del film”.

Alessia: “Ci mostra la parte più orrida della nostra società, riagganciandosi al suo genere di appartenenza, difatti la pellicola mostra scene molte cruente che vanno dallo splatter al classico horror”.

Ilaria: “Alcune sequenze possono risultare a tratti un po’ eccessive, per via della esplicita violenza che potrebbe essere disturbante per il pubblico”.

Matteo: Queste scene rendono sicuramente il film memorabile, così come certe scelte dei registi che mettono in scena la loro idea ed il loro fastidio per certi atteggiamenti del pubblico di massa.”

Conclusione: “A Classic Horror Story, è uno dei pochi film horror degli ultimi anni che è riuscito distinguersi e non cadere nella banalità, rompendo la patina dell’omertà che affligge il Sud Italia e presentandolo in particolare ad un pubblico estero, abituato a certi stereotipi lontani dal reale”.

*redattori di UniVersoME. Testata Giornalistica dell’Università di Messina

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