Atlas, montagne e cicatrici per Matilda De Angelis

Il regista Niccolò Castelli e la protagonista Matilda De Angelis presentano "Atlas" al Taormina Film Fest, storia di un'elaborazione di un trauma

“La necessità di scrivere «Atlas» è arrivata circa 10 anni fa, in un momento molto particolare, decisivo. Proprio come succede con l’attuale pandemia, che tocca molti aspetti della nostra vita, allora ebbi la sensazione che qualcosa si stesse insinuando nella nostra quotidianità senza più abbandonarci: la paura”.

La paura a cui si riferisce Niccolò Castelli nel descrivere il suo Atlas, film in concorso al TFF67 con protagonista Matilda De Angelis, si riferisce agli attentati terroristici che hanno segnato la storia dell’ultimo decennio. Come si può superare una tragedia di tale portata per chi è stato toccato da vicino? Ce lo prova a spiegare la storia di Allegra (Matilda De Angelis), ragazza con la passione dell’arrampicata ma che, di punto in bianco, si ritrova a dover fronteggiare un terribile trauma. Annientata dalla paura verso gli altri e dal desiderio di vendetta, si ritira nella sua solitudine, ma per tornare a godere della vita, deve intraprendere una lunga lotta con se stessa.

“Nel 2011 ci fu un attentato a Marrakech nel quale perirono tre ragazzi della mia regione [il Ticino]” – racconta in conferenza stampa Niccolò Castelli“Per la nostra comunità fu un momento scioccante, fino ad allora ci sembrava di vivere come in una bolla protetta. Da quell’attentato si salvò solo una ragazza, che io conoscevo e con la quale ebbi modo di parlare. Da lì ho cominciato un lungo percorso di ricerca che ha coinvolto tante persone, volto a capire cosa rimanesse da un trauma così forte. Mentre stavo scrivendo la sceneggiatura conobbi Matilda, l’avevo vista in ‘Veloce come il vento’ e intuii subito che sarebbe stata in grado di capire le emozioni che cercavo. Il nostro percorso insieme è durato quasi 2 anni, durante i quali abbiamo lavorato molto sul dolore fisico, piuttosto che sui dialoghi.”

“L’intenzione era quella di ripercorrere il passato attraverso l’elaborazione del trauma, non in maniera cronologica e didascalica, ma nel modo in cui lo stava ricostruendo lei stessa. Non volevamo dare un’idea di realismo nei flashback, ma solo cercare di entrare nella sua emozione di quel momento. Mi sono connesso a un tipo di cinema molto civico, legato alla vita. Eravamo consapevoli di raccontare emozioni umane e non volevamo esagerare. Matilda ha capito benissimo questo dolore”.

Fresca vincitrice del David di Donatello per L’incredibile storia de L’isola delle rose, Matilda De Angelis affronta in Atlas un ruolo ben più delicato, al quale si è approcciata in punta di piedi e con la dovuta sensibilità:

“Ho avuto la fortuna di conoscere la ragazza sopravvissuta all’attentato. Parlandoci, ho cercato di capire come fosse cambiata la sua interiorità. In questi casi si fa un lavoro di empatia e di immaginazione, al quale io ho poi aggiunto delle mie fragilità personali per restituire una verità nello sguardo e nelle azioni”.

Matilda De Angelis

In “Veloce come il vento” l’abbiamo vista cimentarsi con i motori, in “Atlas” invece con le insidie dell’arrampicata in montagna. Lo sport per Matilda non sembra essere un problema:

“Non avevo mai arrampicato prima, Niccolò mi ha portata subito in parete, direttamente in montagna. Io questo ‘difetto’ di voler dimostrare a tutti i costi di essere all’altezza di qualsiasi ruolo mi venga offerto, quindi nonostante la paura e l’inesperienza mi sono buttata. Avendo fatto tanto sport nella mia vita, ho un corpo che reagisce bene agli stimoli muscolari esterni. In tre mesi ho cercato di essere il più credibile possibile”.

Il ritorno a Taormina e la ripartenza dei Festival

Felice di ritrovarsi al Taormina Film Fest per la seconda volta in carriera (la prima fu nel 2016 quando venne premiata come miglior rivelazione), Matilda De Angelis vede nei Festival la chiave giusta per la ripartenza dei cinema:

“I festival hanno quel bellissimo motore goliardico e di aggregazione che è il senso alla base del nostro mestiere. Lo facciamo per il pubblico, per trasmettere emozioni. E nei festival il cinema è come se diventasse una grande festa, per questo sono un motore fondamentale per la ripartenza”. 

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