Fare un festival di cinema. Ce ne sono talmente tanti in giro per l’Italia e per il mondo per cui è evidente che dev’essere una cosa semplicissima realizzarne uno.
Indovinate un po’? Non è vero.
Un festival si regge su equilibri labilissimi, un po’ come il Mont Blanc di Nanni Moretti in Bianca. E come a quella torta, al festival non bisogna fare il tunnel. Deve avere fondamenta solide.
Come sempre, per arrivare in fondo al campionato, c’è bisogno di un gruppo che funzioni e lavori coordinato. A questo gruppo, capitanato da un direttore organizzativo che sappia fare il polpettone con i fiocchi d’avena, perché il budget non è mai abbastanza, si deve affidare il direttore artistico.
In questo caso la fiducia va moltiplicata per tre, dato che il Taormina Film Festival 2021 ha un triumvirato alla guida del programma, scegliendo film ed eventi collaterali.
Mettendo insieme tutti questi elementi si può fare un bel festival, al netto degli inevitabili contrattempi dell’ultimo minuto, tragedie, disastri, ma anche piacevoli e inaspettate sorprese.
La 67ma edizione del Taormina Film Festival è stata un bel festival perché ha dimostrato di avere la volontà, la forza, il desiderio di andare oltre. Il gruppo si è posto degli obiettivi.
Riportare un grande evento sul territorio dopo la pandemia, ricreando un tessuto economico attorno alla cultura. Fatto.
Portare degli ospiti in presenza, anche grandi nomi del cinema italiano e non solo. Fatto.
Dare un’impostazione nuova a un festival cinematografico, con pochi film e molte anime. Fatto.
Se si è arrivati a spuntare tutte queste voci dalla lista, è perché dietro c’è una progettualità. Il punto di forza di ogni evento è la programmazione.
E questa c’è al Taormina Film Festival, che quest’anno ha avuto l’intelligenza organizzativa e artistica di modularsi a seconda delle esigenze. Il gruppo ha imparato a conoscersi, ha testato le sue potenzialità. È già pronto per l’anno prossimo.
Se il buongiorno si vede dal mattino, Taormina 68 seguirà tutte le regole del festival perfetto.
