Boys, il tempo che è passato (e il suo futuro)

C’erano l’amicizia, il rapporto con tempo che passa e le aspettative tradite, i sogni di ragazzi che sfumano nella quotidianità adulta in una grande metropoli, fatta di fatiche, delusioni, lutti, separazioni, ma tornano a prendere vita ogni volta che la musica rimette di nuovo assieme i quattro amici di sempre con i loro strumenti, non più in una cantina polverosa o su un palco degli anni ’70 ma nell’elegante studio notarile di uno di loro. Fino a che un fatto nuovo porterà i quattro a fare i conti con ciò in cui credono e chiedono ancora alla vita.

È la storia raccontata in Boys, il (bel) film di Davide Ferrario chiamato ad aprire, fuori concorso, la 67ma edizione del Taormina Film Fest. Joe (Marco Paolini), Carlo (Giovanni Storti), Bobo (Giorgio Tirabassi) e Giacomo (Neri Marcorè) sono amici da sempre, ciascuno con la propria vita e i propri problemi, ma uniti da un legame autentico e dalla passione che li aveva fatti incontrare: la musica.

The Boys, questo il nome della band, avevano avuto un fulmineo successo negli anni ’70. La scomparsa del loro leader li aveva fatti desistere, nonostante a sostituirlo sia stato chiamato il fratello minore. Nella loro routine – tra vicende amorose e personali – irrompe una possibilità che li porta in un nuovo viaggio. E all’incontro con l’antica cantante del gruppo, interpretata da una convincente Isabel Russinova, 40 anni dopo.

«Boys – spiega Davide Ferrario, che per girare il film ha fatto una pausa nella sua attività di regista di documentari – è una storia di amicizia e relazioni personali. Che, con la crisi di tutto ciò che può andare in crisi, è quanto di buono ci è rimasto. Sentirsi parte di un gruppo, in questo caso una rock band, per quanto agée, è ancora qualcosa che regala la grazia di un posto nel mondo. Tanto più se queste amicizie sono di antica data e collegano il passato al presente, se il destino le sottopone a prove che ne testano sincerità e valore. I personaggi del film appartengono a una generazione, la mia, che non ha mai immaginato di invecchiare davvero. E invece il tempo non fa sconti. Ma pur dovendo ciascuno affrontare una sorta di “prova di passaggio”, scopriranno che la vita può tenere in serbo soddisfazioni imprevedibili. Diventano essenziali i rapporti con le donne e con i personaggi più giovani. È solo con il loro confronto e con il loro intervento che Joe, Carlo, Bobo e Giacomo diventano finalmente grandi».

Il ragionamento di Ferrario sul rapporto con il tempo che è già passato, tema centrale del film, va oltre: «Essere sessantenni oggi è strano, perché non ci si sente vecchi. Ma in questo c’è un pericolo: continuare a credersi giovani. Invece non dovremmo rincorrere chi ha meno anni di noi, ma essere fedeli a noi e al nostro passato. Il che non significa rimpiangerlo con nostalgia, ma esserne testimoni sinceri, nel bene e nel male».

Il genere più adatto a raccontare questa storia non poteva che essere la commedia, mescolata a elementi di road-movie, «per divertire, emozionare e far riflettere». Nel film, il linguaggio usato dai Boys è il rock, un mezzo in grado di attraversare le generazioni.

Le canzoni, originali, ed efficaci, portano una firma eccellente, quella di Mauro Pagani: «L’istinto – ha spiegato – mi ha portato a frugare nei bauli musicali dei primi anni della mia carriera di compositore. Ho ritrovato pezzi che avevo scritto allora e che per misteriosi motivi non avevo più riascoltato: brani pieni di energia, di voglia di vivere che raccontano quanto fosse importante battersi per ogni cosa che ci stesse a cuore. Ho deciso che era arrivato il momento di condividerli e così li ho resi l’asse portante della colonna sonora. E mi sono reso conto che il ricordo di quegli anni effervescenti, ebbri di ottimismo, ma anche di contraddizioni, continua a brillare di luce propria, e continua a inebriarmi. In fondo – conclude – basta poco, basta continuare a provarci».

Boys uscirà nelle sale italiane il 1° luglio.

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