Il sindaco Mario Bolognari: “La cultura ci renderà liberi”

Il primo cittadino di Taormina racconta il festival e la sua passione per il cinema, in un anno in cui l’evento assume significati ancora più importanti

I festival cinematografici hanno un’importante ricaduta sul territorio, creano indotto e danno alle città che li ospitano un ritorno di immagine sia livello nazionale, sia internazionale. Come accade da sempre a Taormina e forse ancora di più in questa edizione della ripartenza. Ne abbiamo parlato con il sindaco Mario Bolognari, già primo cittadino tra la fine degli anni Novanta e l’inizio 2000, testimone quindi di molta della storia recente del festival.

Signor Sindaco, quanto è importante il Taormina Film Festival per la cittadinanza quest’anno?

Il festival è sempre stato importante, è una manifestazione che va avanti da quasi 70 anni, ma quest’anno lo è più che mai. E al di là di tutto quello che è necessario, dalle vaccinazioni ai tamponi al distanziamento, tutte cose sufficienti per far ripartire le cose, ma le persone hanno bisogno di immaginazione, di poter lavorare con il cervello, il cuore, l’anima. E questo lo può fare soltanto la cultura, l’arte che in qualche modo non ti aspetti. Il festival è fondamentale quest’anno, proprio perché bisogna agire su quella parte di noi che è rimasta probabilmente colpita dalla paura, dal terrore. E più che guardare a chi già si sta dando alla pazza gioia, dobbiamo pensare a quelli che invece sono chiusi in casa, che si sentono, si percepiscono di meno, ma sono una quota importante della popolazione, per esempio europea. E solo la cultura può riuscire in quest’impresa.

Da sindaco lei ha vissuto due diverse epoche del Taormina Film Festival. Come lo ha lasciato e come lo ha ritrovato?

Due epoche perché ho vissuto l’ultima parte degli anni 90, quando il Festival era organizzato direttamente da Taormina Arte e aveva un cospicuo finanziamento da parte della Regione. Pur non essendo un festival ricchissimo, comunque seguiva la scia di Venezia, Roma e di altre manifestazioni anche all’estero. L’ho ritrovato invece con una nuova formula, realizzato da privati che naturalmente devono fare i conti e trovare l’equilibrio giusto, con aiuti esterni minimi che possono venire dal ministero, dalla regione siciliana o da altri.

Quindi l’ho trovato cambiato, ma è cambiata anche l’industria cinematografica nel frattempo, e nonostante tutte le difficoltà, soprattutto degli ultimi due anni, devo dire che il Taormina Film Festival si difende bene e ha una sua collocazione nel panorama internazionale. E mi pare di capire, dal programma di quest’anno, che ho seguito nella sua formazione attraverso una serie di colloqui a distanza con i tre direttori artistici, che quest’anno parli molto a un pubblico giovane. Un aspetto importante, perché noi dobbiamo andare incontro al pubblico, ma anche seminare per il futuro. Inoltre, quest’anno c’è una finestra dedicata alla Sicilia di Sciascia, che per molti versi è interessante, perché lega il festival ancora di più al territorio anche rispetto agli anni precedenti.

Domanda delle cento pistole: il sindaco di Taormina è un amante del cinema?

Assolutamente sì, sono un consumatore di cinema bulimico, ma purtroppo non ho molto tempo da dedicare a questa passione, se ne avessi starei a guardare film tutta la notte, senza fare distinzione di genere, epoca, probabilmente neanche di qualità, nel senso che ovviamente mi piace il cinema d’autore, ma anche il cinema in quanto tale e ne sono abbastanza dipendente. Se potessi essere sempre presente al festival mi farebbe molto piacere, ma il tempo non sempre aiuta.

Il Teatro Greco è il simbolo del Taormina Film Festival, quest’anno più che mai.

Il Teatro Greco è un luogo di spettacolo, arte, cultura, storia che sollecita molto l’immaginazione delle persone. Quando dico fuori dalla Sicilia che sono di Taormina, molti fanno riferimento al teatro, dove fanno gli spettacoli la sera, ricordandone la bellezza. Quei momenti magici sono importanti, sono passione collettiva. Certo, dobbiamo sempre ricordarci che non saranno 4500 persone come negli anni 2000, o come fino al 2019, saranno soltanto 1450 persone presenti.

Questo naturalmente conta, ha un suo valore. E lo dobbiamo dire tranquillamente, non dobbiamo pensare che sia un elemento che diminuisce l’importanza dello spettacolo e della ferita. Noi lavoriamo su due canali, uno è quello della presenza, che però ovviamente deve essere sottoposta alle misure di sicurezza e salvaguardia della salute delle persone e dei nostri ospiti. E poi lavoriamo di rimbalzo attraverso i canali di comunicazione, tradizionali e social, perché in qualche modo tutti possano accedere al Festival di Taormina, sapere che cos’è Taormina, apprezzarne lo sforzo organizzativo e la proposta culturale. Quindi, quando il Teatro Greco si accenderà nuovamente, sarà un momento bello.

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