È sempre una grande emozione salire sul palco del Teatro Antico. Si sente ancora di più quando una serata, la musica di una sigla, la luce che ti abbaglia forte nascondendo centinaia di facce e di mani che applaudono, ricorda una storia, anzi la Storia, di un evento, di un Festival del cinema in un luogo magico amato in tutto il mondo.
Per i Nastri d’argento, quest’anno rimasti a Roma ancora una volta per rendere più semplice una consegna resa ancora complicata dagli spostamenti nell’era del Covid, Taormina fa rivivere gli appuntamenti di decenni nei 75 inossidabili compleanni del Premio dei Giornalisti cinematografici che si festeggiano quest’anno.
Per chi, come tanti di noi, a Taormina viene da quasi mezzo secolo replicando il rito di un Festival che non può dimenticare una splendida tradizione internazionale, ogni serata è un tuffo nelle emozioni di un tempo. Giorni in cui il Teatro tremava di emozione di fronte alle superstar di tutto il mondo, poi l’epoca in cui un direttore molto amato come Guglielmo Biraghi, tra i capitani coraggiosi che hanno alzato il sipario sul cinema internazionale di decine di Taofest, scopriva film e talenti – vedi titoli come Picnic a Hanging Rock – proprio come le conchiglie più preziose che collezionava nel suo museo di ineguagliabile malacologo.
Altri tempi. Forse neanche le conchiglie sono più quelle di allora, il cinema è senza dubbio diverso ma le pietre del teatro continuano ad essere un tappeto rosso speciale. E sono certa che, di emozione in emozione, l’immagine di Massimo Ghini commosso, nel sentirsi nominare erede naturale del grande Nino Manfredi, sia il più gran regalo che Luca e tutta la famiglia Manfredi, insieme ai Giornalisti Cinematografici, porta quest’anno in dote ad un’edizione di assoluta ripartenza. Un Festival che apre in musica, con un film diverso e guarda al passato con tenerezza, è il migliore augurio a tutti noi che amiamo il cinema, Buon festival, allora, Taormina….
