Nicola Guaglianone, “giurato, ma prima di tutto spettatore”

Lo sceneggiatore David di Donatello ci parla delle sue sensazioni da giurato del concorso internazionale di Taormina 67

Nella giuria del Taormina Film Festival, 67ª edizione, troviamo anche uno degli sceneggiatori più apprezzati del cinema italiano degli ultimi anni. Nicola Guaglianone, vincitore del David di Donatello per Indivisibili di Edoardo De Angelis, ma anche di Lo chiamavano Jeeg Robot, tra i tanti titoli della sua filmografia. In questa settimana sarà lui, invece, a dovere assegnare un premio.

Vedrò i film con tanto interesse, anche perché quest’anno il festival è stato organizzato da tre amanti del cinema, amanti a livello veramente quasi maniacale, che sono Federico Pontiggia, Alessandra De Luca e Francesco Alò, e tutti e tre fin da subito, quando ho incominciato a lavorare e a scrivere, si sono interessati al mio lavoro, con i quali ho sempre avuto un confronto anche da appassionato, quindi so con che meticolosità, con che passione hanno scelto i film in concorso. Non vedo l’ora di vedere la selezione, perché sono sicuro che troverò qualcosa di straordinario all’interno di questi sei film da vedere e non da giudicare, quello sarà il passo successivo.

Fare il giurato significa anche dover far convivere tre anime, quelle dell’appassionato, dello spettatore e di colui che è chiamato a giudicare e scegliere. Ma per Guaglianone questo non è un problema.

Faccio lo sceneggiatore e quando scrivo mi siedo sempre in poltrona perché prima di tutto sono uno spettatore, sono forse il primo che poi legge quello che vado a scrivere. Per me il pubblico è fondamentale, quindi non potrei mai scindermi. Forse, prima di essere uno sceneggiatore, sono un cinefilo molto attento, alle volte anche molto esigente, mi annoio facilmente, quindi vedrò questi film con molta attenzione.

Fare questo lavoro proprio in una cornice come Taormina certo aiuterà a rendere il lavoro ancora più piacevole.

Abbiamo un cinema posto in una location meravigliosa come la Sicilia, come Taormina, una terra alla quale sono molto legato. Ho scritto due film con Ficarra e Picone, L’ora legale e Il Primo Natale, spendo molti mesi all’anno qui – di solito 5 o 6 – per lavorare per l’appunto con loro e mi sento in famiglia.

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