Sulle tracce di Goethe in Sicilia

di Valeria Bonaccorso, Mario Antonio Spiritosanto*

 

Uno dei concetti più appropriati per definire l’essenza più intima dell’essere umano è la contraddizione. È contraddittorio il modo in cui auto definiamo la nostra identità, è contraddittorio il modo in cui ci relazioniamo con gli altri ed è contraddittorio il complesso intarsio dei nostri sentimenti e delle nostre sensazioni.

La contraddizione non è però prerogativa umana, ma è fattore comune dell’universo nella sua totalità. Parlando di luoghi – considerati sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista psico-sociale – è possibile affermare che la Sicilia sia la massima espressione della contraddizione. Questo assunto emerge chiaramente dal diario di viaggio di Johann Wolfgang von Goethe, il più grande poeta e drammaturgo tedesco, che nel 1787 partì alla volta dell’Isola. Per Goethe è “in Sicilia che si trova la chiave di tutto”; Sicilia, connubio armonioso di cielo, mare e terra, locus amoenus per eccellenza.

Un acquerello ispirato al viaggio di Goethe in Sicilia alla fine del XVIII secolo

La sinuosità e la morbidezza del territorio siciliano sono, però, spezzate dalle conseguenze dell’agire umano. Goethe, infatti, è particolarmente colpito, in senso negativo, da vari aspetti: dalla sporcizia delle strade di Palermo alla celebre Villa dei Mostri (a Bagheria), dalla inefficienza delle vie di comunicazione alla città fantasma di Messina, ancora un cumulo di macerie in seguito al drammatico terremoto del 1783 (avvenuto 4 anni prima del viaggio del poeta in Sicilia).

La 67esima edizione del Taormina Film Festival è l’occasione perfetta per presentare il documentario del 2020 Sulle tracce di Goethe in Sicilia, del regista Peter Stein, targato Zivago Film, in un incontro coordinato da Ivan Scinardo e Rino Sciarretta (produttore), in collaborazione con Nicola Tarantino (direttore della Sicilia Film Commission). A 230 anni dal viaggio del grande drammaturgo nell’isola, Stein ne ripercorre le tappe tramite l’occhio della telecamera «che tutto rende più vivo». Ripercorrere sì, ma non pedissequamente. Stein rivela di aver cercato di ammirare il percorso di Goethe da un punto di vista moderno, laddove lo scrittore andava – quasi agli antipodi – alla ricerca della classicità della Magna Grecia. Quando, interrogato da Ivan Scinardo sulle ragioni che l’hanno spinto a scegliere la tematica, il regista tedesco ha citato il proprio legame con la Sicilia, terra che – e lo afferma con tono quasi sorpreso – lo ha premiato varie volte; ma l’idea è nata soprattutto dopo aver sfogliato un libro di fotografia che illustrava i paesaggi ammirati da Goethe stesso.

Il regista tedesco Peter Stein

«Così ho pensato: magari lo rubo», ironizza, sottolineando l’importanza di un approccio aperto all’imparare, in contrasto con la filosofia del “genio individuale”. Ma non tace le difficoltà incontrate nella realizzazione del documentario, sia circa la produzione che i finanziamenti; tutti ostacoli superati, in parte, grazie alla forte ambizione del regista e del suo team. In poche parole: una vera e propria disavventura alla Goethe, quella di Stein.

*studenti della facoltà di Giornalismo dell’Università di Messina

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