Baby Pyramid, l’esordio danese sull’infertilità femminile

In concorso al Taormina Film Fest c’è il dramma psicologico Baby Pyramid  (Ønskebarn), primo lungometraggio della cineasta danese Cecil McNair (suoi i cortometraggi Patienten, Mukwano, Lille a). Stavolta, la cineasta si confronta con quello che ancora oggi è un tabù della nostra società ancora oppressa dal retaggio patriarcale, l’infertilità femminile. «L’azione», anticipa la stessa McNair, «si svolge in una clinica per la fertilità e si basa sulla questione di chi ha il diritto di avere figli e fino a che punto si è disposti a spingersi per mettere al mondo un bambino».

Protagonista di Baby Pyramid (prodotto da Nordisk Film Production), l’attrice serbo-danese Danica Curcic, premiata dalla Danish Film Critic Association per la sua performance in Silent Heart e vista di recente nelle serie Equinox e The Chestnut Man, nonché nell’horror politico Darkling. Con lei nel cast Laura Hallen Müller, Henning Valin Jakobsen, Christine Albeck Børge e Anders Mossling. In quella che la regista ha definito «una storia sui bisogni fondamentali degli umani, che definisce la piramide dei bisogni di Maslow, ed è da qui che viene l’ispirazione per il titolo. Si tratta del desiderio di riprodursi».

Un impulso che, prosegue McNair, «può spingere le persone a rompere i confini etici e morali, con la conseguenza che ci si perde nella lotta per avere un figlio». E si potranno perdere anche gli spettatori, in quello che la cineasta annuncia come un «viaggio snervante in un ambiente affascinante ed esotico», dove si punta a «sollevare una serie di complessi dilemmi etici».

Un’occasione per il pubblico di Taormina (che potrà vedere il film alle ore 17 presso il Palazzo dei Congressi) di scoprire un talento cinematografico emergente e un racconto del femminile oltre gli stereotipi, teso dichiaratamente a «creare una narrazione più radicale e fatale sull’assenza di figli, che si spera possa fornire uno spaccato di alcune delle emozioni irragionevolmente difficili e tabù che si attraversano come persone involontariamente senza figli».

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