Festa al TFF per Il Padrino /3 Quei set siciliani di 50 anni fa e una giovanissima Stefanelli

In questa pagina:

  1. I set siciliani
  2. Simonetta Stefanelli, la “sposa di Al Pacino”

Don Vito Corleone, il personaggio al centro de Il Padrino, si chiamava in realtà Vito Andolini, nativo di Corleone. Il suo cognome viene storpiato all’arrivo a New York dal funzionario dell’immigrazione, che riporta come cognome il luogo di provenienza. 

La cittadina a 57 chilometri da Palermo – divenuta nota anche per i molti personaggi di Cosa Nostra protagonisti delle cronache giudiziarie degli anni ’80 e ’90 – non si adattava però alle esigenze di Coppola, dato che negli anni ’70 era già molto sviluppata, e diversa dal borgo rurale degli anni ’50 raccontato nella storia, che Puzo ispirò a un altro mafioso realmente esistito, il palermitano Carlo Gambino.

Per questo, le scene siciliane de Il Padrino furono girate in altre location, tutte nei dintorni di Taormina:  in particolare, a Motta Camastra, paesino di 900 abitanti, Forza d’Agrò, con la Chiesa Madre della Santissima Annunziata; e Savoca, uno dei Borghi più belli d’Italia, il luogo in cui Michael incontra e chiede in sposa Apollonia: il casale di Piazza Fossia, il Bar Vitelli e la chiesa di San Nicolò dove si celebra il matrimonio.

Anche negli altri due capitoli della trilogia, Coppola scelse location siciliane per gli snodi della storia: la casa siciliana di Michael Corleone nel Padrino III, è il Castello degli Schiavi che si trova a Fiumefreddo di Sicilia, in provincia di Catania, lungo le pendici dell’Etna, esempio di barocco rurale siciliano. Le altre scene ambientate fra Corleone e Bagheria, sono in realtà girate, oltre che a Motta Camastra, Forza d’Agrò e Savoca, anche ad Acireale, a Calatabiano e alla stazione di Taormina, dove si incontrano Michael e Kay.

E sono ambientate in Sicilia anche le scene più importanti del finale della trilogia. Le scene dei festeggiamenti per l’esibizione di Anthony, figlio di Micahel, al Teatro Massimo di Palermo, sono girate a Villa Malfitano. Le ultime inquadrature sono, invece, di nuovo Castello degli Schiavi, dove Michael, solo, muore.

 

“Fui la sposa di Al Pacino”

Simonetta Stefanelli rivive con Ciak l’esperienza sul set siciliano del film, quando, all’età di 15 anni, interpretò Apollonia

C’è una parte nel Padrino ambientata in Italia, a Corleone, in Sicilia, che riporta la storia al cuore della famiglia di don Vito. La bellezza di quelle radici è incarnata in un personaggio, Apollonia, la ragazza di cui Michael Corleone si innamora durante il suo esilio siciliano. Simonetta Stefanelli fu la giovanissima e splendida interprete della fanciulla che Michael, Al Pacino nel film, sposò e con la quale, anche se per poco, suggellò un patto con le sue origini più profonde. Stefanelli ha condiviso con Ciak i ricordi, ancora vividi, e le emozioni che accompagnarono quei giorni sul set diretto da Coppola al fianco di Pacino e di un grande cast italiano composto da Angelo Infanti, Franco Citti, Saro Urzì e Corrado Gaipa. “Prima di andare sul set mi fecero leggere le pagine del romanzo di Puzo relative al mio personaggio – racconta l’attrice – e ricordo che ne rimasi folgorata perché la descrizione di questa ragazza, Apollonia, era fantastica, bellissima, e in quel momento mi sentii bellissima anch’io”. All’epoca Simonetta, che bellissima lo era davvero, aveva solo 15 anni e mezzo e la proposta del film le arrivò totalmente inaspettata. Fu il nome di Marlon Brando a convincerla ad accettare: “Mi telefonò il mio agente mentre ero su un set ad Assisi, mi disse che questo regista, Coppola, aveva visto delle mie foto, e che il suo “aiuto” sarebbe venuto il giorno dopo per conoscermi. Aggiunse che il protagonista del film era Marlon Brando. Io rimasi senza parole. Brando era il mio mito assoluto”.

Al Pacino e Simonetta Stefanelli

Come fu il suo rapporto con Coppola sul set?

“Non parlavo bene inglese, ma con Coppola si creò subito quel feeling incredibile che riescono ad avere solo gli italiani tra loro, c’era un’armonia perfetta. Mi lasciò fare ciò che sentivo spontaneamente”.

E con Pacino?

“Fu divertentissimo. La sera prima delle riprese, Angelo (Infanti) ci presentò come fosse un incontro tra amici. Al indossava ancora gli abiti di scena, la coppola in testa. Io, intimidita nel mio abitino turchese, gli chiesi se parlasse italiano e lui dopo un po’ di silenzio rispose: «Una mano lava l’altra e tutte e due lavano la faccia». Fu esilarante per l’accento con cui lo disse! Da quel momento è stato tutto molto semplice e naturale”.

Anche la scena della prima notte di nozze tra voi?

“Sì, fu tutto molto realistico e spontaneo, anche quando la sottoveste scivolò via”.

Di Vania Amitrano

Add to Collection

No Collections

Here you'll find all collections you've created before.