Festa al TFF per Il Padrino /2 I record, le frasi celebri, i volti femminili

In questa pagina:

  1. I record
  2. Le frasi che hanno reso celebre il film
  3. Le protagoniste femminili

Oggi è scontato dire che Il Padrino sia stato uno dei più grandi successi di tutti i tempi, ma all’inizio era tutt’altro che scontato. Lo si intuisce dal budget iniziale del film: 1 milione di dollari. Robert Evans acquistò i diritti cinematografici del romanzo quando Puzo aveva scritto appena 100 pagine per 12.500 dollari, 2.500 in più di quanto serviva allo scrittore per coprire dei debiti di gioco. Nel gennaio del 1971, quando il romanzo era sugli scaffali da quasi due anni, aveva venduto 7 milioni di copie. Il budget del film salì quindi, anche in seguito alle richieste artistiche di Coppola, a 6,5 milioni di dollari. Comunque un eccellente investimento, perché solo negli USA incassò 81,5 milioni di dollari nella sua prima distribuzione nel 1972. A oggi il conto è arrivato a 246 milioni di dollari in tutto il mondo, cifra che dovrà essere aggiornata con la nuova uscita per festeggiare i 50 anni. Sarà l’ottava release nelle sale del film.

Record sono stati anche gli ingaggi degli attori, ma in tutt’altro senso. Marlon Brando fu ovviamente il più pagato, ma la cifra fissa fu di appena 50.000 dollari, a cui si andava ad aggiungere un 5% sugli utili del film fino a un massimo di 1,5 milioni. Brando rivendette poi la sua quota alla Paramount per 300.000 dollari. Al Pacino, Diane Keaton e James Caan firmarono per 35.000 dollari, Robert Duvall, all’epoca già con un curriculum più lungo, per appena 1000 dollari in più. Oggi avere un cast di questo livello per una cifra così bassa sarebbe impensabile.

 

Le frasi celebri de Il Padrino

Il film di Coppola ha saputo entrare nel costume anche attraverso modi dire che sono rimasti nel linguaggio comune

Le battute memorabili di un film che ha cambiato il nostro linguaggio sono pronunciate quasi tutte da Don Vito Corleone. Tra le tante ricordiamo:

«Perché un uomo che sta troppo poco con la famiglia non sarà mai un vero uomo».

«Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare».

«Mai dire a una persona estranea alla famiglia quello che c’hai nella testa», ammonendo il figlio Sonny.

«Le donne possono essere imprudenti, ma l’uomo no!»

Anche Michael Corleone non scherza:

«Fredo, sei il fratello maggiore e io ti voglio bene. Ma non ti azzardare mai più a schierarti contro la famiglia, è chiaro? Mai più».

«Non avere paura, Carlo. Che diamine, non renderei mai vedova mia sorella, e poi sono anche il padrino di tuo figlio no? Ma non venirmi a dire che sei innocente, perché è un insulto alla mia intelligenza e la cosa mi disturba molto».

Mentre agli altri tocca completare il quadro della filosofia criminale:

«A me non me piace la violenza Tom, io sono un uomo d’affari, e il sangue costa troppo caro» Virgil Sollozzo

«Quello Sonny è uscito pazzo, vuole che ci organizziamo coi materassi a terra, dobbiamo trovare un posto lontano da casa» Pete Clemenza

«Se Don Corleone ha tutti i giudici e i politici di New York, lui non ci può negare la possibilità di servircene. Se abbiamo sete dobbiamo poter bere anche noi l’acqua di quel pozzo. È chiaro che verrà ricompensato per il suo disturbo. Dopo tutto non siamo comunisti…» Don Barrese

«La droga deve essere controllata come un’industria per mantenerla rispettabile! Non la voglio vicino alle scuole. Non la voglio in mano ai bambini! Questa è un’infamità. Nella mia città limiteremo il traffico ai negri e alla gente di colore» Don Zaluchi

Di Oscar Cosulich

Signore di malavita

Madri, figlie, sorelle e mogli della mafia, le donne della saga di Coppola riflettono lo spirito dei tempi.

In principio era Carmela Corleone (Morgana King e Francesca De Sapio), moglie devota di Vito, molto buon senso e poche domande, madre “santa” capace di deviare a sua insaputa anche i piani criminali dei figli. Costanza, detta “Connie” (Talia Shire, sorella del regista) è la sua unica figlia femmina e tra le scene più iconiche della trilogia c’è quella del suo matrimonio con Carlo Rizzi, dal quale avrà due figli, ma che su di lei sfogherà per anni rabbia e frustrazioni. Don Vito, abituato a sistemare le cose a modo suo, questa volta fa un passo indietro rispettando la tradizione italiana: tra moglie e marito non mettere il dito. Il percorso di Connie all’interno della saga è emblematico per raccontare i tempi che cambiano: sottomessa al coniuge e lontana dagli affari di famiglia, darà sfogo dopo l’uccisione di Carlo al suo lato più ribelle, abbandonandosi a una vita libertina di lussi ed eccessi. Ma il potere richiede disciplina ed ecco che nel terzo capitolo, divenuta ormai un pilastro della Famiglia, ordina esecuzioni e regola i propri conti a colpi di cannoli avvelenati.

Talia Shire nel ruolo di Connie
Diane Keaton nella parte di Kay

La povera Sandra (Julie Gregg) invece, figlia di immigrati italiani, sposa il sanguinario Sonny Corleone al quale darà quattro figli, ma dovrà fare spazio all’amante di lui, Lucy Mancini, dalla quale nascerà Vincent, destinato a prendere in mano le redini del clan. Mentre l’americana e protestante Kay Adams (Diane Keaton), seconda moglie di Michael Corleone (già sposato con Apollonia Vitelli – interpretata da Simonetta Stefanelli – saltata in aria in un attentato destinato al marito) è il vero corpo estraneo della famiglia. Abbraccerà il cattolicesimo dei Corleone ma ne rigetterà le regole criminali e menzogne divorziando da Michael e abortendo il loro terzo figlio. Il ripudio della malavita non salverà però la figlia Mary (una diciannovenne Sofia Coppola, figlia di Francis Ford), uccisa per errore sulle scale del Teatro Massimo di Palermo da un sicario deciso a colpire al cuore suo padre.

 

Di Alessandra De Luca

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