Non poteva mancare, per il Focus Mediterraneo del 70° Taormina Film Festival, una riflessione (che sarà articolata in più momenti e titoli) sulla tragica situazione in Palestina: tra gli autori cinematografici che in quella terra insanguinata, divisa, occupata si sono spesso distinti nel rilanciare le ragioni della convivenza pacifica c’è l’israeliano Amos Gitai, del quale alle ore 17.45, nella Sala A del Palazzo dei Congressi di Taormina, sarà proiettato il recente Shikun (2024, 84’), alla presenza dello stesso regista e della co-sceneggiatrice Marie-José Sanselme.
Presentato in anteprima mondiale alla scorsa Berlinale, il nuovo lavoro del filmmaker di Kippur e Free Zone prende le mosse dalla celebre pièce teatrale Il rinoceronte di Eugène Ionesco, portandoci nel palazzo del titolo, dove convergono e s’incontrato persone diverse lingue, origini e generazioni. Alcuni di loro si trasformano in rinoceronti, altri resistono.
Un’allegoria dell’intolleranza e della minaccia di derive totalitarie che il regista, prima ancora della spaventosa offensiva militare israeliana a Gaza seguita agli attentati di Hamas del 7 ottobre e tuttora in corso (con quasi 40 mila morti palestinesi, in larga parte donne e bambini, e una catastrofe umanitaria che secondo la rivista medica Lancet potrebbe costarne fino a 186 mila), sentiva già molto concrete nel suo Paese. Rispondendo proprio a Ciak durante un incontro nel marzo dello scorso anno, Gitai aveva infatti definito quello di Benjamin Netanyahu «un governo autoritario che vuole distruggere il parlamento democratico».
E aveva rilanciato l’impegno dell’arte per «unire le persone che la realtà e la politica vogliono dividere». Non a caso, molto legato a quest’ultimo progetto cinematografico è il precedente spettacolo teatrale House, sulla storia, già al centro del suo omonimo documentario del 1980, di una casa di Gerusalemme appartenente a un palestinese, costretto ad abbandonarla a causa della guerra scoppiata nel 1948, e dove poi il governo israeliano colloca degli ebrei algerini.
Diversi interpreti già nel cast (multietnico, tra attori israeliani, palestinesi, francesi) dell’opera teatrale tornano non a caso in Shikun: fra questi, Irène Jacob e Bahira Abblasi, vista in un altro film di Gitai, Laila in Haifa (2020).