Madame Luna, intervista a Meninet Abraha Teferi

Il film Madame Luna del regista Daniel Espinosa presentato al Taormina Film Festival uscirà nelle sale italiane il 18 luglio distribuito da Europictures. Ispirato ad eventi reali la pellicola descrive egregiamente la complessa relazione tra l’immigrazione e il crimine organizzato che con essa fa affari d’oro, con la complicità dello Stato, attraverso il controllo delle cooperative che si occupano dell’accoglienza dei rifugiati.

Dallo smercio di un semplice cellulare, indispensabile e assurda richiesta dello Stato italiano per ottenere i documenti necessari, al caporalato edile e agricolo, per finire al racket della prostituzione a volte anche minorile.

Espinosa attraverso questo film rende chiaro e limpido il “mors tua vita mea” che regna tra i rifugiati. Almaz (Meninet Abraha Teferi), scappata dall’Eritrea per non subire uno stupro, per puro spirito di sopravvivenza e grazie al suo essere poliglotta, approda in Libia dove diventa Madame Luna, una spietata trafficante di essere umani. Con la caduta del regime libico la donna sarà costretta a scappare e riattraversare il Mediterraneo, ritrovandosi ancora una volta a essere di nuovo una semplice rifugiata.

Arrivata in Italia, viene assoldata immediatamente dalla mafia nel centro di accoglienza dove lavora una esponente di spicco della cosca locale interpretata dalla brava Claudia Potenza, che specula illegalmente sul sistema di accoglienza. Altro concetto importante che il film evidenzia è che gli immigrati, ignorati e maltrattati dalla politica e dalla burocrazia di Stato, rappresentano una enorme risorsa per le mafie.

 

Meninet Abraha Teferi come è stato interpretare Madame Luna?

 È stato intenso, non completamente facile per me perché il personaggio che interpreto è abbastanza complicato. Provo per lei una sorta di odio e di amore. È un essere buono e cattivo allo stesso tempo, che cerca di salvare sè stessa ma anche chi le sta attorno. Cerca anche di redimersi diventando alla fine persino una sorta di supereroe.

Un debutto nel cinema complicato. Come si è preparata?

Questa è la mia prima esperienza da attrice. Sono una ballerina di danza afro, ho fatto parte di una compagnia teatrale, però ecco, recitare davanti ad una telecamera è completamente diverso. Inizialmente pensavo di studiare semplicemente le battute, una sorta di lavoro molto di memoria, in realtà poi sono stata guidata molto dal regista con molti workshop e molte prove.

Perché è stata scelta proprio lei per questo ruolo?

Credo per la grinta e poi perché credo di avere molta espressione facciale. Tendo ad arrabbiarmi molto facilmente, sono molto permalosa e si vede. Anche perché parlo molte lingue.

Lei è anche una attivista e ha scritto un libro sulla cultura eritrea.

Si ma non mi reputo una scrittrice. Sono una molto appassionata di storia e sono molto legata alla mia cultura di origine. Per me è quasi un dovere nei confronti delle future generazioni trasferire la storia dell’Eritrea.

Secondo lei l’Italia è un paese accogliente?

È un paese bello ma io, nonostante sono nata e cresciuta a Catania, da genitori eritrei, sono sempre stata la ragazza nera, discriminata, quella diversa. Il mio colore della pelle ha sempre parlato prima che io iniziassi a parlare. Ho avuto molta difficoltà ad integrarmi nonostante io sia italiana. L’Italia è un paese molto accogliente ma per certi versi è abbastanza ignorante e questo porta il popolo a diventare razzista e fascista.

Perché dovremmo vedere questo film?

Perché Madame Luna mostra la realtà degli immigrati che arrivano tramite un barcone, la vita reale che fanno all’interno di un centro di accoglienza. Io ho lavorato come interprete al CARA di Mineo per 4 anni. C’erano ragazzi che, per lentezze burocratiche o semplicemente per le difficoltà linguistiche, faticavano ad ottenere il documento per essere riconosciuti come rifugiati e senza di quello non potevano lavorare alla luce del sole. Spesso, non sempre, venivano trattati come un numero o peggio ancora come animali.

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