Salvatore Esposito: «Il mondo ci invidia e non ce ne rendiamo conto»

Noi ci sottovalutiamo sempre”, dice del cinema italiano Salvatore Esposito, ospite al 71° Taormina Film Festival dove ha ricevuto il Premio Taormina Special Award. L’attore, anche scrittore, regista e sceneggiatore, lancia una serie di messaggi agli studenti presenti al suo incontro e racconta la sua carriera dagli inizi, ancora prima di Gomorra, ai giorni attuali in cui è impegnato sul set di Maserati.

È sempre disponibile e generoso Salvatore Esposito con il pubblico che volentieri lo accoglie, sempre desideroso di accorciare le distanze per farsi apprezzare in tutta la sua genuinità con la voglia sconfinata di raccontarsi.

Dopo aver interpretato il ruolo di Genni Savastano in Gomorra, che gli ha regalato una fama al livello mondiale, Esposito ha avuto l’occasione di confrontarsi anche con l’industria cinematografica statunitense nella serie Fargo e racconta ai ragazzi: “È un’esperienza bellissima perché ti permette di confrontarti non solo con un mercato, un’industria enorme, ma anche con attori di ogni angolo del pianeta, con registi bravissimi e con una troupe spaziale, e posso dirvi che questo mi ha fatto crescere molto, in primis umanamente, ma anche artisticamente“.

Io sono stato sempre un competitivo, un ambizioso di natura – continua Esposito – e amo confrontarmi anche per capire i miei limiti, per capire dove migliorare. Rispetto all’Italia la grande differenza, come sempre, la fanno i budget perché quello ti permette poi di poter partecipare a progetti e di avere più mezzi per rendere quel tuo film, quella tua serie, quel tuo lavoro ancora più ancora più bello“.

Come artista Esposito spezza però anche una lancia in favore dell’Italia: “Devo dire che noi italiani siamo ancora in grado di tirare fuori dei piccoli gioielli anche con pochi mezzi a disposizione e questa è una cosa che il mondo ci invidia e noi ancora oggi non ce ne rendiamo conto. Ci sottovalutiamo sempre come attori, come registi, come produttori, come sceneggiatori, ma quando arrivano in Italia le persone ci ammirano non solo per le nostre bellezze, ma per la nostra storia, la nostra cultura“. E ai ragazzi Esposito ricorda le parole spese da Scorse proprio qui a Taormina qualche giorno fa nei confronti dell’Italia.

Esposito condivide poi una riflessione importante anche sul mestiere dell’attore: “Quando si interpreta un personaggio si fa un lavoro pazzesco. Per costruirlo bisogna renderlo proprio, plasmarlo, renderlo credibile e capace di far provare delle emozioni, che siano positive o negative. Diffidate sempre degli attori e delle attrici che passano inosservati. Nel cercare di lasciare qualcosa a chi ti guarda, mi sono sempre detto questa cosa“.

L’IA è certamente un elemento che per ogni attore merita una certa riflessione e cautela ed Esposito, in quanto anche membro SAG (Screen Actors Guild), ammonisce i ragazzi: “Al di là della prestazione lavorativa, noi lavoriamo anche con la nostra immagine e quella ha un costo”. Il problema arriverà anche in Italia dice l’attore e come attori serve restare uniti, “lo stiamo già facendo con UNITA con Vittoria Puccini che ha fatto già una grande battaglia come presidente, lo stiamo facendo soprattutto per la tutela di tutti gli attori, a prescindere dal colore politico e dalla fama. Cerchiamo di tutelare i diritti fondamentali di una categoria che comprende anche tantissime persone che fanno fatica ad arrivare a fine mese”.

L’attore regala poi ai ragazzi anche un’aneddoto importante della sua vita perché possa essere per loro d’ispirazione. Tre romanzi al suo attivo, “Lo sciamano” (2021), “Eclissi di sangue. Una nuova indagine dello sciamano” (2022) e “Le streghe di Lourdes” (2024), ma come scrittore il suo primo impegno era stato la stesura di una lettera aperta ai giovani intitolata “Non volevo diventare un boss”. In questa l’attore racconta l’adolescenza di chi nasce e cresce in una periferia come lui. “Oggi tutte le periferie delle grandi metropoli italiane hanno delle difficoltà, ma grazie al sogno che avevo e soprattutto grazie anche alla mia famiglia sono riuscito a difendermi da quello che avevo attorno. Per farvela breve, ho lavorato al McDonald’s dai 18 ai 24 anni. Una sera tornai a casa molto tardi e mio nonno mi disse: ‘Ma questa è la vita che vuoi fare?’. Io ho riflettuto su queste sue parole. Non ci ho dormito la notte e la mattina dopo ho detto ai miei genitori che non sarei andato più al lavoro e che avrei provato a rischiare di credere nel mio sogno. E così di lì a poco mi sono trasferito a Roma, ho iniziato a studiare recitazione e dopo 2 anni e mezzo, con una buona dose di fortuna, è arrivata l’opportunità con Gomorra, da lì in poi è è esploso tutto”.

Credete, credete fermamente nei vostri sogni e credete soprattutto che possano realizzarsi. Non lasciatevi mai abbattere da chi dice ‘non ce la farai mai’, perché lui sarà il vostro primo nemico“, conclude Salvatore Esposito.

Dopo aver vestito i panni dell’erede morale del commissario Rizzo, detto Piedone, in Piedone – Uno sbirro tra noi e in una carriera così brillante a Salvatore Esposito sembrano mancare pochi ruoli importanti da interpretare, uno di questi però per l’attore è quello del supereroe e a Taormina Esposito annuncia che forse sarà lui stesso a scriverne uno.

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