Bull e Raging Fire

Bull

Bull è stato uno dei film che ha caratterizzato i maggiori festival di genere degli ultimi mesi. Anteprima mondiale al Fantasia Film Festival di Montreal, acclamato a Sitges, naturalmente un doveroso passaggio in patria al BFI London Film Festival.

Bull è il nome del protagonista, che torna all’improvviso nella sua città dopo essere sparito per dieci anni. È arrabbiato, in cerca di vendetta e di suo figlio scomparso. Cosa sia successo lo scopriamo grazie a una serie di flashback che ci permette di mettere insieme i tasselli che porteranno all’inevitabile rivelazione.

Thriller a tinte fosche e con una tensione costantemente palpabile ai limiti dell’oppressione, Bull è diretto da Paul Andrew Williams, al suo quinto lungometraggio, che si aggiunge a una carriera ricca di soddisfazioni per il piccolo schermo britannico. Williams ha infatti diretto episodi di serie di culto come Broadchurch e The Strangers, nonché The Eichmann Show, uno dei film tv di maggiore successo della tv inglese.

Erano nove anni che non dirigeva più per il cinema “e quando mi hanno prospettato l’ipotesi di poter girare di nuovo un film per il grande schermo, durante la pandemia, con il distanziamento, le mascherine e tutto le difficoltà che ne potevano conseguire, ma avendo l’occasione di poter lavorare con attori che ho sempre ammirato moltissimo per raccontare una storia a cui tenevo da molto tempo, insomma, la mia risposta non poteva che essere una”. Molto colorità ed entusiasta, oltretutto.

Bull è in realtà l’evoluzione di un discorso sul cinema di genere che Williams aveva iniziato già dal suo primo film, che aveva abbandonato e che con questo potente revenge movie ha ripreso nel modo migliore.

Raging Fire

E parlando di ritorno, Le stanze di Rol quest’anno riporta al Torino Film Festival il grande cinema d’azione di Hong Kong, con una coppia di protagonisti di altissimo livello.

Donnie Yen e Nicholas Tse sono diretti in Raging Fire da un regista che negli ultimi vent’anni ha regalato film di livello straordinario come New Police Story e Rob-B-Hood, tanto per citarne due dei più famosi, e che purtroppo non ci potrà più dare dimostrazione del suo talento.

Purtroppo Benny Chan è mancato a 59 anni poco dopo avere terminato le riprese di Raging Fire, un congedo che fa rimpiangere ancora di più questa perdita.

Donnie Yen veste i panni di Cheung Sung-bong, poliziotto inflessibile con un pessimo rapporto con i superiori e la burocrazia, un vero e proprio  Callahan di Hong Kong. Cheung aveva un giovane collega, il suo favorito che però a un certo punto ha deciso di lasciare il corpo di polizia per trasformarsi in uno dei più temuti criminali della città. Una scelta dettata dal dolore e dalla vendetta. Il confronto sarà inevitabile e sarà senza esclusioni di colpi.

Quando nella seconda metà degli anni Novanta il mondo iniziò a conoscere il cinema d’azione di Hong Kong, grazie a John Woo prima di tutto e a film come A Better Tomorrow e The Killer, la consapevolezza che si potesse unire l’action al melò fu una vera e propria rivoluzione culturale, che fece poi sua anche Hollywood nei primi anni 2000.

Riportare al Torino Film Festival il genere rendendo giusto omaggio a un regista che lo ha reinventato e modernizzato è già di per sé un gesto doveroso. Farlo con un chasing movie degno della migliore tradizione è ancora meglio.

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