Film del giorno: L’uomo dal fiore in bocca di Gabriele Lavia

L’UOMO DAL FIORE IN BOCCA

Ore 17.00 Cinema Lux 2 e 3

Il senso o il non senso della vita, che prospettiva assumono di fronte all’incombenza della morte? Su questa domanda cruciale la poetica pirandelliana si è aggirata spesso e ad essa il regista e attore Gabriele Lavia ha scelto di ispirarsi per portare prima a teatro e ora al cinema la sua trasposizione della breve pièce dello scrittore e drammaturgo siciliano, “L’uomo dal fiore in bocca” del 1922. 

Il film di Lavia, fuori concorso nella sezione ‘Tracce di Teatro’ del Torino Film Festival, trae spunto dalla novella “Caffè notturno”, che l’autore stesso trasformò in un atto unico per il teatro, e combina insieme tra loro altri testi tra i più celebri di Luigi Pirandello. L’uomo dal fiore in bocca, disponibile dal 10 dicembre su Raiplay, è il frutto di un originale mélange che, grazie agli effetti visivi, crea una fusione tra tradizione e innovazione.

«La morte, capisce? è passata. M’ha ficcato questo fiore in bocca e m’ha detto: “Tientelo, caro: ripasserò fra otto o dieci mesi!”»: così l’uomo dal fiore in bocca spiega al pacifico avventore cosa sta per accadergli. “Il fiore in bocca” è l’amara metafora con cui viene definito nell’opera l’epitelioma, il tumore a cui uno dei due personaggi è tragicamente condannato, mentre l’altro, l’avventore, lascia che la sua vita trascorra senza porsi affatto il problema della morte. Nel film i due personaggi, interpretati da Gabriele Lavia e Michele Demaria, si incontrano nella sala d’aspetto di una stazione ferroviaria in Sicilia e cominciano a raccontarsi l’un l’altro le proprie vite, al centro della loro conversazione resta sempre, in modo più o meno consapevole ai due, il tema della morte.

«Il film è ambientato non in un caffè notturno, ma in una stazione ferroviaria – spiega Lavia -. Enorme, irreale. In una “sala d’aspetto” gigantesca, sporca e deserta. Soltanto due piccolissimi uomini. Uno pieno di vita, di impegni: la moglie, i figli, il lavoro, i suoi sogni, le speranze, le paure, le angosce. L’altro, ormai condannato a morte da un male incurabile, che ascolta con morbosa curiosità e attenzione il racconto della piccola vita del “piccolo” uomo per coglierne l’assoluta assenza di senso, la stupidità delle sue illusioni, l’insulsaggine delle sue occupazioni e degli impegni o “impicci” inutili della vita rappresentati da tanti “pacchetti” che impediscono all’ometto di poter vivere».

«Questo progetto rappresenta il luogo d’incontro fra la migliore tradizione letteraria e la brillante maestria di talentuosi 3D artist – racconta la produttrice Manuela Cacciamani -, una scommessa audace che ha motivato ancora di più il mio desiderio di realizzare questo film».

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