Film del giorno: Monica Bellucci è Anita Ekberg in The Girl in the Fountain

È la star del Torino Film Festival, che le ha riservato il premio “Stella della Mole”, un riconoscimento per l’Innovazione Artistica attribuito ogni anno ad artisti e artiste che contribuiscono in modo originale, universale e senza tempo alla cultura cinematografica.

La scelta dell’attrice umbra è stata dettata dalla sua versatilità artistica, «per la disponibilità a promuovere l’opera di autori emergenti permettendo così la realizzazione di progetti poliedrici con contenuti e linguaggi nuovi; per la sua capacità di padroneggiare magnificamente una potenzialità creativa che può arricchire enormemente l’arte cinematografica».

In attesa della Masterclass dal titolo Meravigliarsi che la Bellucci terrà  domani alla Mole Antonelliana, questa sera alla sala 6 dell’Uci Cinema Lingotto verrà premiata prima della proiezione di The girl in the fountain, il film di Antongiulio Panizzi,  scritto da Paola Jacobbi e Camilla Paternò, che racconta le vicende di una celebre attrice a cui un regista italiano (Roberto De Francesco) chiede di impersonare in un suo progetto la statuaria Anita Ekberg, indimenticabile interprete per Federico Fellini de La dolce vita e di un episodio di Boccaccio ’70 con Peppino De Filippo protagonista, Le tentazioni del dottor Antonio.

L’attrice aveva rilasciato un’intervista, nei mesi scorsi, a Fabrizio Corallo per Ciak.

Come descriverebbe il suo personaggio e ciò che le accade in scena?

E’ una donna piena di dubbi e incertezze, si chiede se sia giusta o no per il ruolo e perché abbiano pensato proprio a lei dato che si sente diversa fisicamente da Anita, ha i capelli corti ed è mora mentre l’attrice svedese era bionda, più alta di lei, con una fisicità diversa, lontana dalle sue fattezze mediterranee. Cerca di capire cosa la accomuna e cosa ha di diverso rispetto alla celebre icona felliniana e prima di girare inizia a documentarsi e a studiarne la vita per prepararsi e impossessarsene, attraverso la visione di interviste e film d’epoca.

Un modo per far scoprire al pubblico particolari inediti della vita e del lavoro di un’attrice molto nota ma in seguito quasi dimenticata.

Sì, pochi sanno ad esempio che quando la Ekberg arrivò in Italia nel 1959 chiamata da Fellini per La dolce vita aveva già interpretato diversi film a Hollywood dove aveva vinto un Golden Globe come migliore attrice emergente nel 1956 per Hollywood o morte!, accanto a Jerry Lewis e Dean Martin.

Che idea si è fatta di Anita Ekberg?

Credo di aver capito che fosse una donna così prorompente da un punto di vista fisico da aver avuto sempre difficoltà a fuggire da sé stessa, pur potendo contare su una sensibilità nascosta: qualcuno racconta che fosse timida e che si sentiva a disagio quando gli uomini la guardavano in maniera insistente e noi durante la lavorazione abbiamo notato spesso una forte discordanza tra certi aspetti del suo vero carattere e quella donna-monumento che appariva in pubblico.

Cosa ha pensato quando l’ha rivista in “Intervista”, il film di Fellini del 1987 in cui riappare in scena insieme a Marcello Mastroianni e allo stesso Fellini a distanza di quasi 30 anni?

Ne sono stata turbata, era un film incentrato sul trascorrere del tempo in cui i tre amici si ritrovavano e rievocavano i bei momenti andati: Anita appariva nel ruolo di se stessa, una bella signora matura sulla quale gli anni avevano lasciato segni, ma si avvertiva comunque in lei un’energia potente, la si vedeva ancora indomita e vitalissima.

In passato era difficile trovare un’attrice che a 40 anni fosse valorizzata con continuità non solo per il fascino ma anche per il talento. Oggi il rispetto che le donne hanno conquistato nella realtà si riflette anche nel cinema e le storie professionali sono diventate più lunghe, c’è un modo diverso di portare la femminilità sullo schermo, i personaggi sono tanti e diversi perché è cambiato il ruolo sociale delle donne. È giusto, ad esempio portare in scena il loro dolore, il dolore ci ha rese più forti”.

Ci sarà quindi l’occasione per riflettere sulla differenza tra l’essere celebre all’epoca e sulla maggiore libertà a disposizione oggi?

Certamente, Anita Ekberg è stata vittima di tante vicissitudini che hanno condizionato la sua vita e la sua carriera: in un’intervista tv d’epoca realizzata in età matura fa una specie di appello a Fellini e gli chiede di girare al più presto un nuovo film insieme, da intitolare però La vita amara perchè nei suoi confronti l’esistenza era stata tutt’altro che dolce. Penso che in fondo lei sia stata uccisa dalla vita e dal cinema.

In The Girl in The Fountain sarà possibile riscoprire la parte poco nota del cinema e della realtà degli anni ’50 e ’60?

Confidiamo di dar vita ad un ritratto veritiero di Roma e dell’Italia. Abbiamo girato oltre che nella vera villa di Anita ai Castelli Romani anche in via Veneto e nel centro storico di Roma ricostruendo strade e di piazze in stile anni’ 50 e ’60, oltre che a Spoleto, dove sono previste alcune sequenze ambientate durante il Festival dei Due Mondi.

Ora parliamo di Monica Bellucci. Con quali criteri sceglie i film da interpretare?

Ho coltivato l’amore per il cinema grazie ai miei genitori, fin da bambina a Città di Castello, l’ho sempre sognato da lontano e ancora adesso tutto mi sembra un sogno. Adoravo le nostre grandi attrici, Anna Magnani, Sophia Loren, Virna Lisi, Gina Lollobrigida, Monica Vitti e mai avrei immaginato di ripercorrere certe strade, sia pure con le dovute proporzioni e tanta umiltà.

Forse hanno contato nel tempo la determinazione, una certa incoscienza e anche un intuito nel cercare di misurarmi con storie e contesti interessanti e poco prevedibili. Ma ancora oggi continuo a stupirmi della varietà di offerte che mi arrivano da mezzo mondo, anche se qualche volta sono io ad andare alla ricerca delle occasioni più stimolanti, sempre con l’occhio alle priorità della vita, quelle di una madre che cerca di trascorrere il suo tempo libero sempre e comunque con le sue due figlie.

Cosa può anticipare dei suoi film più recenti girati all’estero?

Negli ultimi due anni ho recitato in Australia in Nekrotronic, un thriller horror di fantascienza di Kiah Roache-Turner dove mi sono divertita a trasformarmi in una donna cattivissima, glaciale e manipolatrice, e in Spider in the web di Eran Riklis, storia di un intrigo internazionale dove sono una scienziata alle prese con una spia interpretata da Ben Kingsley.

nekrotronic

Poi in nome della stima e dell’ammirazione che ho per Kaouther Ben Hania, la regista tunisina de La sposa sirianae L’albero dei limoni, ho girato un breve ruolo indossando una parrucca bionda nel suo L’homme qui avait vendu sa peau. A settembre reciterò in Francia con Carole Bouquet in uno degli episodi del nuovo film dei fratelli David e Stéphane Foenkinos prima di un’importante serie tv ancora in via di definizione.

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