Neon meets Argon e Night

Se il lungometraggio è un romanzo, il cortometraggio è un racconto. Negli ultimi tempi sotto l’esempio del maestro Truffaut (che ne ha permesso la rivalutazione) questo “genere minore” è diventato una delle forme di racconto più ambite dai cineasti di tutto il mondo. Il cortometraggio permette al regista di sintetizzarvi tecnica e stile in un breve lasso di tempo dall’inequivocabile efficacia narrativa. Trattandosi, poi, di un intreccio generalmente meno impegnato di quello del lungometraggio (ricordiamo che i corti in questione, per regolamento, devono rientrare in una durata massima di 15 minuti, titoli inclusi) condensa tematiche forti, intrise di messaggi taglienti e talvolta anche gravosi, come nel caso di NIGHT e NEON MEETS ARGON. Con l’esigenza di trasmettere un messaggio crudo e sfacciatamente diretto, questi due corti si fanno strada all’interno della sezione TORINO 39 CORTI, suscitando curiosità e brividi al tempo stesso.

NIGHT

Regista Ahmad Saleh 

Il corto porta lo spettatore in Palestina, in Terra Santa, secolarmente scossa da perenni sconvolgimenti politici e militari, una madre resta ostinatamente vigile alla ricerca del figlio, ormai scomparso. Solo la notte può conciliarle il sonno, affinché la sua anima non vada a perduta. Lo stesso Saleh, regista arabo, ha rivelato che il suo corto – basato su eventi realmente accaduti- ha preso vita sottoforma di animazione, ma ha tutt’altro che l’aria di essere una semplice “immagine in movimento”. La Notte rappresenta la pace, la tregua, una specie di anestetico per un dolore incommensurabile, che può portare all’autodistruzione. 

NEON MEETS ARGON

Di James Doherty

Doherty, regista irlandese, ci apre le porte dell’officina di un anziano artigiano dedito nella creazione di insegne al neon. Proprio nel suo studio, un giorno, irrompe un giovane che gli farà conoscere una luce ben diversa; quella della passione. A detta di Doherty, qui si “parla della mascolinità tradizionale”, di come essa blocchi l’interazione fra le persone, anche se unite dalle stesse circostanze di vita. Scendono in campo, quindi, i limiti più radicati dell’essere umano, quelli a cui, come sempre,  solo il cinema può sopperire. 

Arianna Sofia Staderini

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