Il TFF torna in presenza con 181 titoli

Il cinema come luogo di legami e indagine del passato al centro della 39ma edizione che festeggia il ritorno in sala con proposte innovative, eventi e ospiti

181 film, tra lungometraggi, corti e mediometraggi, tra cui 68 anteprime mondiali, 14 internazionali, 4 europee e 53 italiane. Sono i numeri del Torino Film Festival, il 39mo, che festeggia la ritrovata fruizione del cinema in sala, dopo un’edizione 2020 forzatamente in streaming. «Il ritorno alla sala e l’incontro tra il grande pubblico, consolidata tradizione del festival, e gli autori, è l’anima della manifestazione», ha detto il direttore Stefano Francia di Celle. «La sala cinematografica riconquista la sua centralità nella 39° edizione del Torino Film Festival», ha affermato invece Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema (organizzatore dell’evento), il cui ruolo, ha aggiunto, «è anche questo, saper coinvolgere sia il visitatore che lo spettatore in un’avvolgente accoglienza, nutrendolo di conoscenza e spensieratezza al tempo stesso». Per il festival, riemergere dalla marea del Covid ha significato anche, sottolinea il direttore del Museo Domenico De Gaetano, dimostrarsi «capace di stare al passo dei tempi, dei cambiamenti culturali e delle trasformazioni tecnologiche. Un posizionamento internazionale, che si avvale della main media partnership con la Rai e della media partnership con due delle più prestigiose riviste di settore: Ciak per il territorio nazionale e Variety per il resto del mondo».

Ma tornare in presenza significa riscoprirsi comunità, consapevole (anche) del suo passato. Quel passato (e quel desiderio di socialità) che campeggia nel manifesto della nuova edizione, collage di cento anni di storia del cinema (omaggiando, tra gli altri, Jean-Paul Belmondo). I film e le iniziative in programma, specifica Francia di Celle, hanno voluto rimarcare sia «la possibilità del cinema di essere inclusivo e di creare legami e dialogo», sia l’importanza della «memoria» e della sua (ri)elaborazione. A partire dai 12 lungometraggi in concorso, 11 dei quali opere prime, che saranno giudicati dalla giuria composta dalla presidente Ildikó Enyedi e da Alessandro Gassmann, Evgeny Galperine, Isabel Ivars e Paola RandiSi va dall’800 quasi western dell’italiano Il muto di Gallura di Matteo Fresi (distribuito da Fandango) alla Francia del 1942, nella prospettiva dell’ebrea Irène, di Une jeune fille qui va bien, opera prima dell’attrice Sandrine Kiberlaine (Un autre monde). Passando per l’omosessualità perseguitata nel ‘900 di Great Freedom (di Sebastian Meise, unica opera seconda della sezione, in corsa per l’Austria agli Oscar) o la surreale famiglia di Feathers (di Omar El Zohairy, da noi con Wanted).

Il rapporto tra individuo e comunità non è meno centrale nella ricca selezione di titoli fuori concorso, con anteprime attesissime come quella di Cry Macho di Clint Eastwood, e percorsi che mettono in gioco il patrimonio degli archivi audiovisivi (L’incanto del reale). Approfondendo cinematografie rigogliose come quella francese, nella sezione Surprise. O tessendo legami con altri linguaggi, attraverso i titoli di Tracce di teatro/Il respiro della scena, dal Gianni Schicchi di Damiano Michieletto a L’uomo dal fiore in bocca di Gabriele Lavia.

Il confronto col passato riguarda anche la personale sui filmmaker e artisti libanesi Joana Hadjithomas e Khalil Joreige (con l’anteprima di Memory Box, già all’ultima Berlinale e da noi perMovies Inspired). E orienta il corposo programma di TFFdoc (arricchita dal focus Noi): titoli che, ha evidenziato il curatore Davide Oberto, sono attraversati dalla «costante della resistenza e delle resistenze» e dal «recupero della memoria per interpretare il presente e il futuro». Fino agli spazi dedicati al recupero e alla valorizzazione di ciò che è stato: come Back to Life, che tra i restauri vede Santa Maradona di Marco Ponti (con Stefano Accorsi e Libero De Rienzo), «film simbolo di una generazione», ricorda De Gaetano. Il Premio Maria Adriana Prolo al regista Giuseppe Piccioni (consegnato da Margherita Buy), ci permette di riscoprire, oltre vent’anni dopo, il pluripremiato Fuori dal mondo. E ci si ritrova, ancora e comunque, nell’oggi (e nel domani), in un TFF aperto a opere che sfidano i codici di genere (Le stanze di Rol) e della stessa rappresentazione filmica (Incubator), moltiplicando le occasioni di confronto: dalle masterclass (con la partecipazione, tra gli altri, di Monica Bellucci, Matilda De Angelis, Aleksandr Sokurov ed Elisabetta Sgarbi con gli Extraliscio), agli Schermi Eretici (rievocando le esperienze di Gabriella Giorgelli e Luciana Gamba, col contributo rispettivamente di Vladimir Luxuria e di Luciano Sovena), passando per gli Incontri, con la madrina Emanuela Fanelli, Rocco Papaleo, Enrico Magrelli, Enrico Ghezzi, Steve Della Casa, David Grieco e altri ancora. Per celebrare la voglia di stare insieme.

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