Al via la sezione del TFF sui western più insoliti di sempre

I primi film di una delle rassegne più attese e il commento del Direttore del Torino Film Festival Steve Della Casa

È una panoramica inconsueta su un fondamentale genere cinematografico, il western, quella che ci offre il Torino Film Festival con la sezione Mezzogiorno di Fuoco, al via venerdì 25 novembre. Gli otto titoli che compongono questa rassegna infatti non sono i classici eternatisi nella memoria di tutti gli appassionati (da Ombre rosse a Il mucchio selvaggio), bensì film meno noti al pubblico e con caratteristiche che li rendono esemplari atipici.

Cinque di essi li vediamo già durante la giornata di apertura del TFF: a cominciare da Four Faces West (1948), di Alfred E. Green (ore 15 al Cinema Massimo), che è addirittura un western senza sparatorie (e senza villain). Non stupisce che all’epoca fosse stato un insuccesso, ma oggi può considerarsi una chicca da riscoprire proprio per la sua anomalia, nonché per la pregevole fotografia in bianco e nero di Russell Harlan. Segue, ancora al Cinema Massimo (ore 17) Coroner Creek (1948) di Ray Enright (veterano del genere con 17 titoli all’attivo), protagonista Randolph Scott.

Four Guns to the Border (1954, in proiezione al Cinema Massimo alle 19) di Richard Carlson adatta un romanzo di Louis L’Amour e si segnala per una tensione erotica davvero infrequente nel genere, grazie anche alla performance di Colleen Miller. E c’è addirittura un duello tra un pistolero e un marinaio armato di arpione in Terror in a Texas Town di Joseph H. Lewis, film del 1958 (l’ultimo diretto dal regista) amato tra gli altri da Bertrand Tavernier. Lo vedremo al Cinema Massimo per le 21.

Infine, la giornata a tema (strani) western si chiude nella stessa sala alle 22.45 con The Terror of Tiny Town (1938), tutto interpretato da attori nani. Su quest’ultimo vi proponiamo il racconto del Direttore artistico di Torino 40 Steve Della Casa.

Un B-movie folle e sfortunato (e la sua rivincita)

«Un western tutto interpretato da nani? E dove lo proiettiamo, su una federa?». Nel 1981 la serie televisiva Mash (ispirata al film omonimo diretto da Robert Altman) è ormai giunta alla decima stagione (la penultima, quindi) e gli sceneggiatori si lanciano sempre di più sulla strada del “politicamente scorretto” che è stato un po’ il filo rosso che ha circolato in tutta questa lunga serialità. La battuta la pronuncia Occhio di Falco (interpretato da Alan Alda) ed è indirizzata al caporale Klinger (che ha il volto di Jamie Farr) che era stato incaricato di trovare nuovi film per tenere alto il morale della truppa e che se ne ritorna con un solo titolo disponibile, The Terror of the Tiny Town, un vecchio film del 1938 che in America (non è mai stato esportato altrove) godeva di pessima fama.

È abbastanza evidente che Sam Newfield, il regista del film, si rifaceva al grande successo di culto Freaks girato sei anni prima da Tod Browning, che aveva dimostrato come le deformità potevano essere oggetto di un lavoro anche rispettoso e comunque apprezzato dal pubblico. Il regista, che era già attivo ai tempi del muto e che in carriera firmerà più di 250 regie fino agli anni ‘60, ritornerà sull’argomento con il suo capolavoro Mostro pazzo quattro anni più tardi (era un film di propaganda bellica girato in soli cinque giorni in cui uno scienziato pazzo, interpretato dal grande George Zucco, creava artificialmente dei licantropi per poi usarli contro Hitler, ma la situazione gli sfuggiva di mano.

The Terror of the Tiny Town vede aggirarsi solo nani canterini in una città di frontiera dove l’architettura è molto particolare: ad esempio le porte girevoli tipiche dei saloon sono molto alte in maniera che gli abitanti, tutti di bassissima statura, possano passare sotto, oppure i normali boccali da birra diventano quasi delle damigiane, nelle loro piccole mani… Anche per questo film, che fa parte della selezione di western minori, sconosciuti ma cultissimi del Torino Film Festival, i giorni di ripresa sono stati cinque.

Molte notizie sulla lavorazione non ci sono: sappiamo che il villaggio western era stato già utilizzato per altri film (quali?), sappiamo che i costumi furono un investimento “calcolato” nel senso che si era pensato ad almeno due seguiti e questo avrebbe consentito di ammortizzare i costi. Nell’operazione era entrato anche Sol Lesser, il produttore che voleva diventare famoso per Lampi sul Messico di Sergeji Eisenstein e invece lo è diventato per i film su Tarzan, secondo un articolo apparso sempre nel 1938 sulla rivista professionale Variety. Però i seguiti non furono mai fatti.

Forse per questa decisione furono decisive le unanimi stroncature del film, che fu da più parti definito “il peggior film mai girato”. The Terror of the Tiny Town, quindi, rimane un pezzo unico, una sorta di macchina celibe nel vastissimo mondo della serie b americana. Questo anche se molti dei suoi interpreti li ritroviamo l’anno dopo in Il mago di Oz, kolossal hollywoodiano nel quale ovviamente interpretano i Munchkins.

Ma il finale di partita per il film di Sam Newfield non era ancora stato scritto. Spostiamoci nel 1991 e interessiamoci a quanto sta facendo Hal Ketchum, che all’epoca era uno dei cantanti country più amati e venerati nell’America profonda, quella rurale che ama quella musica e che ha una certa predisposizione per il kitsch. In quell’anno Ketchum lancia una canzone, Small Town Saturday Night, che ha un successo strepitoso così come il video che la accompagna. E nel video cosa vediamo? The Terror of the Tiny Town, naturalmente: tre minuti di scene da quel lontano film, che tornano a nuova vita nel modo più inaspettato: la vendetta postuma di un film folle e sfortunato.

Steve Della Casa

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