Barbara Bouchet e il tête-à-tête di Pilar Fogliati e Giovanni Veronesi

IN QUESTA PAGINA:

  • Barbara Bouchet al TFF per il restauro di Milano calibro 9
  • La masterclass di Pilar Fogliati e Giovanni Veronesi

 

Pilar Fogliati e Giovanni Veronesi, al TFF un tête-à-tête irresistibile

Al Torino Film Festival ha potuto incontrare uno dei suoi idoli, quella Paola Cortellesi che l’ha preceduta come protagonista di una delle Masterclass del TFF, tutte dedicate a ospiti importanti e ben noti al pubblico, come quella di ieri nella quale  la madrina Pilar Fogliati ha avuto il piacere di condividere il palco con l’amico Giovanni Veronesi.

Insieme anche nella sceneggiatura del film d’esordio alla regia della giovane attrice romana (il Romantiche che avrebbe dovuto intitolarsi Donne, Du du du e che uscirà il prossimo 8 marzo 2023), i due regalano un duetto divertente e a tratti fuori dagli schemi che parte dal rapporto con la scrittura, elemento che li unisce.

“Lei si scrive tutto, anche quando va dal fruttivendolo – racconta il regista e sceneggiatore della sua vicina. – E’ una precisetta, ma io sto cercando di tirarle fuori il sudicio. Che ce l’ha! Delle pozzanghere non indifferenti, come tutti. Si spingerebbe oltre, ma poi si vergogna”.

“Mi chiedo perché abbia voluto scrivere con me, – risponde lei, stando al gioco di Veronesi, in veste ‘Boomer incazzato’. – Io sono una angosciata giovanile. Mi ha dato l’opportunità, invitandomi in radio a Non è un paese per giovani, ma quando gli chiedevo cosa dovessi fare mi diceva di non rompere e di improvvisare”.

“Ho visto la gallina dalle uova d’oro! – scherza lui. – E’ molto brava a scrivere, e a pensare le cose. E’ una vera sceneggiatrice. La prenderei per un mio film, perché è una che porta delle cose, oltre a rompere i coglioni con questo entusiasmo giovanile… Anche alle sette e mezzo di mattina! Ma cosa ti ridi a quell’ora!”.

E continua: “Ormai tutti scrivono. Non ho mai letto tanti romanzi di gente che non fa lo scrittore come quest’anno… Chiunque! Anche sette libri di cantanti, non è possibile. Non c’è cosa peggiore di un artista che fa male il suo mestiere, e ce ne sono tanti, anche di famosi! A me piace circondarmi di gente di talento, odio gli attori cani, anche se a volte mi sono sbagliato e sul set ne ho avuti. Li odiavo. A uno famosissimo feci un provino in cui avrebbe dovuto guidare, a me pareva ridicolo che a 35 anni si mettesse a fare brum brum, ma da attore stanislavskiano voleva l’immedesimazione… ma l’ha fatta tutta in prima!”.

“A me ha detto scrivi liberamente, – rivela semplicemente lei, insistendo sull’esperienza comune. – Se solo avessi registrato tutto quello che Giovanni mi ha insegnato su come scrivere… Mi ha arricchito tanto. Ho capito che per me scrivere personaggi comici è una sorta di protezione, mi sento più creativa quando posso esagerare. Invece dal fruttivendolo sono obbligata a essere io, divento insicura e devo prepararmi il testo”.

“Erano anni che non mi trovavo bene a scrivere con un altro. Dopo Francesco Nuti o Leonardo Pieraccioni, ho trovato lei – confessa il burbero Veronesi. – Insospettabilmente, visto che è una borghesuccia di Roma nord, invece… ha dentro il demone, è malata di mente: vuole far ridere, ha autoironia, si mette in gioco”.

“Abbiamo fatto un film in cui lei è straordinaria, e io non mi allargo mai troppo ché ne ho visto fallire tanti – aggiunge. – Mi emoziona l’idea di averla tenuta a battesimo sin dall’inizio, anche dalle prime litigate. Mi piace che non si faccia schiacciare, vediamo quanto mi sopporterà. O quando qualcuno la rovinerà facendole fare quattro film di Natale”.

Intanto il primo arriverà per l’8 marzo, e promette di farcela vedere in più di una veste, non solo come regista: “Nel film ci sono quattro personaggi femminili, delle trentenni pazze molto diverse tra loro, che mi appartengono molto. Mi è sembrato più giusto, essendo il mio mondo, di farlo mio a 360 gradi. Mi son presa questa responsabilità”. E poi regala al pubblico degli accenni della siciliana Eugenia (“una che vuole fare la sceneggiatrice, da 12 anni cerca di piazzarne una a tutti, ma vuole mantenere una sua dignità”), l’aristocratica decaduta Uvetta e la ragazza di provincia Michela, di Guidonia.

Ma il gran finale è tutto di Giovanni Veronesi, e dei suoi aneddoti sui grandi nomi con i quali ha lavorato negli anni. Da Carlo Verdone, costretto a subire delle vere cinghiate sul set di Italians a Robert De Niro, portato in giro per Castiglion de la Pescaia senza che nessuno lo riconoscesse, tutti malati della sua stessa malattia

Io vivo in clinica, come tanti che fanno questo lavoro – scherza il regista. – Mio padre faceva l’ingegnere e sapeva far star su un cinema, se lo facessi io ci crollerebbe addosso. Lui non poteva essere pazzo, come la maggior parte delle persone. Noi invece non siamo tenuti a farlo, abbiamo la fortuna/sfortuna di vivere allo stato brado. Questa vita mi fa andare col pensiero in territori dove altre persone non vanno. Rovesciare i parametri delle cose è il mio mestiere.


 

Barbara Bouchet al TFF per Milano calibro 9

Barbara Bouchet è ancora la Regina di Milano (calibro 9)

 

Nella serata dedicata al cult Milano calibro 9 di Fernando Di Leo – insieme al corto Il caso è chiuso, andate in pace e al doc Milano calibro 9: Le ore del destino di Deborah Farina, a esso collegati – spicca la presenza in sala di una dei protagonisti di allora. E’ la sempre magnetica Barbara Bouchet, oggi 79enne, a raccogliere gli applausi dei fan che riempiono la sala del Cinema Massimo e ad accompagnare al Torino Film Festival la proiezione evento di un film che ancora oggi resta uno dei noir italiani più apprezzati nel mondo.

“Grazie davvero, questo è il mio film più famoso e iconico e vedere che ancora suscita tutto questo interesse mi riempie di gioia”, dice la star della serata, introdotta come “regina” del film ed ex Bond girl (nel Casino Royale del 1967), capace di segnare il cinema non solo italiano di quel periodo. Al fianco di Marta Donzelli, Presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia, Alberto Anile, Conservatore della Cineteca Nazionale, Sergio Bruno, responsabile restauri del CSC- Cineteca Nazionale e Gianluca Curti, AD di Minerva Pictures, è lei a prendersi una piccola rivincita…

“I miei film erano considerati dei B-movie, e guardate ora, questo è sopravvissuto meglio di tanti altri A-movie! Ne sono molto fiera, come del fatto il suo restauro potrà far sì che la gioventù di oggi possa vederlo, capirlo, studiarlo – dice la Bouchet. – Non avevo mai fatto un film del genere. Venivo dalle commedie sexy e questa era qualcosa di diverso, che mi portava fuori dal mio ruolo di diva sexy. Anche se quella foto…”.

Si parla dell’immagine passata alla storia della ballerina Nelly Bordon da lei interpretata, dalla quale lo stesso Curti ammette di esser stato “folgorato all’età di nove anni, quando fui portato da mio padre sul set e fui testimone dell’invenzione della cubista da parte di Di Leo; per almeno quindici anni ho avuto delle turbe dopo quella visione”.

“Quella ripresa dal basso è una delle sequenze più famose, ma quando l’ho girata il produttore e il regista mi avevano garantito che non ci sarebbe stato nessuno sul set, che sarebbero usciti tutti e nessuno avrebbe assistitoracconta la bionda protagonista. – Poi, il giorno dopo, era su tutti i giornali. Ovviamente era stata una mossa pubblicitaria, ben organizzata devo dire. Ma va bene, ci campo ancora!.

Add to Collection

No Collections

Here you'll find all collections you've created before.