Una città in festa, colorata e generosa. Così il Direttore del Museo Nazionale del Cinema, Domenico De Gaetano, ha descritto la Torino del 40° TFF, giunto al termine dopo otto giorni di intensa attività, tra proiezioni, incontri, masterclass e dibattiti. Un bilancio positivo dal punto di vista del coinvolgimento cittadino, frutto soprattutto di una formula «spumeggiante» che ha fatto della comunicazione il suo punto di forza.
Come giudica questa 40esima edizione e l’operato di Steve Della Casa?
«Volevamo festeggiare il 40° compleanno del Festival in maniera importante. Lo abbiamo considerato come un film della Marvel, facendo tanta comunicazione e trattandolo come un evento per la cittadinanza. Non solo di Torino, ma anche di tutta l’Italia. Un posto dove esserci, anche solo per vedere un film. E così è stato, le sale erano sempre piene, e anche i nuovi spazi, a partire da Casa Festival. Abbiamo creato un’aurea positiva, che in realtà c’è sempre stata, ma che negli ultimi due anni di pandemia si era un po’ assopita in termini di allegria e divertimento. Quest’anno siamo riusciti a proporre una formula spumeggiante grazie a Steve Della Casa che, dall’alto della sua esperienza, è riuscito a colorare il TFF con la sua simpatia».
Si ritiene soddisfatto della risposta della città?
«I torinesi amano il Festival, gli hanno sempre voluto bene in maniera generosa. Tutti i negozi hanno esposto l’immagine guida facendo sì che Torino risultasse coloratissima, costellata di cartelloni con il 40 e le grafiche disegnate da Ugo Nespolo».
Il Museo Nazionale del Cinema ha svolto ancora una volta una funzione chiave. Com’è stato consegnare il Premio Stella della Mole a Malcolm McDowell?
«È un premio importante per noi, che diamo solo alle grandi personalità. Malcolm ha caratterizzato questa edizione e le parole che ha dedicato al Museo sono state bellissime. Lo ha definito il più bello al mondo nel suo modo di unire la magia dell’architettura con la magia del cinema. È un peccato non aver ospitato lì la sua masterclass.
Effettivamente rispetto allo scorso anno, a livello logistico, la Mole è stata coinvolta meno
«È stato un cambiamento necessario, anche se per l’edizione del prossimo anno ci auguriamo di poter tornare ad ospitare nella Mole più eventi istituzionali, a partire dalle masterclass. Il piano 0, essendo un viavai continuo di visitatori giornalieri, non poteva essere usato come Casa Festival. Per questo abbiamo ideato un altro spazio dove potersi riunire, ascoltare musica e bere un drink. Il sogno sarebbe avere una struttura al fianco della Mole. L’obiettivo per i prossimi anni potrebbe essere quello di aprire il giardino sottostante e renderlo un luogo stabile, non solo per il Festival, ma per il Museo stesso e le altre manifestazioni».