Domenico De Gaetano: «Un Torino Film Festival in grande stile»

Parla il Direttore del Museo Nazionale del Cinema: «Nostro obiettivo orientare e guidare il visitatore tra le immagini in cui è immerso»

Quella che inizia il 25 novembre sarà un’edizione memorabile per il Torino Film Festival, assicura Domenico De Gaetano, da poco riconfermato Direttore del Museo Nazionale del Cinema. Che, contestualmente, si trova in una fase di intensa attività, tesa a rinnovare l’istituzione mantenendone la funzione elettiva, quella di valorizzare e divulgare la memoria storica del cinema nel sempre più complesso panorama audiovisivo. Lo abbiamo intervistato.

Che importanza ha, dal punto di vista del Museo Nazionale del Cinema e del suo direttore, questo quarantesimo anniversario del Torino Film Festival?

Sicuramente il Torino Film Festival è la più importante manifestazione che il Museo Nazionale del Cinema organizza negli ultimi i mesi dell’anno. C’è sempre molta attesa in città e in tutta Italia, visto che rimane l’unico luogo dove scoprire gli autori di domani. Sono molto soddisfatto del lavoro fatto finora, dall’esperto Direttore artistico Steve della Casa e dal tuo Team. Ottimi film, tanti ospiti e poi abbiamo creato una “casa festival”, una lounge per discutere e vivere di cinema bevendo e ascoltando musica. E invaderemo la città con eventi, ospiti, proiezioni e l’immagine coloratissima creata da Ugo Nespolo! È una edizione in grande stile!

Che fase è per il Museo e quali le principali iniziative su cui si sta puntando in questi giorni oltre al Torino Film Festival?

È un periodo davvero intenso: abbiamo appena approvano un corposo piano attività del prossimo biennio che prevede l’inizio del restyling del museo. Il 15 novembre abbiamo inaugurato in Mole una mostra su un grande maestro del cinema italiano, Francesco Rosi, in occasione del centenario della sua nascita. Una mostra in due luoghi: a Napoli, dove è nato, e a Torino, dove è conservato il suo archivio (foto, sceneggiature, scritti…) grazie a sua figlia Carolina. L’obiettivo è far conoscere il suo cinema, il suo impegno civile ai giovani, perché  le sue battaglie contro la guerra, la mafia, la speculazione edilizia, la corruzione, sono ancora drammaticamente attuali nell’Italia di oggi.

In un momento dove, grazie anche alle nuove tecnologie, la memoria storica del cinema è forse più accessibile ma anche più esposta al rischio della dispersività e della frammentazione, qual è lo specifico ruolo di un luogo e di un’istituzione come il Museo del Cinema?

Orientare e guidare il visitatore di fronte a questa grande quantità di immagini e contenuti audiovisivi in cui è immerso. È questo lo specifico del Museo del Cinema. Una sorta di educazione all’immagine, dagli oggetti del precinema con le storie affascinanti e le esperienze immersive e interattive della realtà virtuale. Il museo è un luogo dove fare esperienze formative, divertenti sorprendenti. Per questo abbiamo lo stesso numero di visitatori del 2019. E molti sono giovani, che non sanno cosa sia Casablanca o chi sia Dario Argento (quella dedicata a lui è una delle mostre più di successo della storia del museo) eppure si esprimono postando video sui social…

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