Al via il 40° Torino Film Festival (25 novembre – 3 dicembre), sotto l’egida del Museo Nazionale del Cinema (presieduto da Enzo Ghigo e diretto da Domenico De Gaetano) e col ritorno alla guida di uno storico Direttore della manifestazione, il critico Steve Della Casa. Che ha puntato, col resto del team, a fare dell’edizione una festa «divertente, coinvolgente e “presente”, nel senso che sarà tutto in presenza, senza eventi in streaming. Perché credo sia fondamentale rimarcare l’importanza della visione collettiva al cinema, qualcosa di non surrogabile in nessuna maniera».
E perciò accento puntato sui momenti di incontro, con un nuovo spazio accanto alla Mole Antonelliana, Casa Festival, dove troviamo «un bar, i nostri uffici, l’area conferenze stampa, il media center, tutto concentrato lì». L’obiettivo dichiarato è infatti non disorientare ma attirare i novizi: «Scherzando tra di noi, ci siamo detti che tutto doveva essere “visitabile dal signor Pautasso”, ovvero che anche la persona non cinefila e solo vagamente interessata al cinema non venga respinta. Anzi, abbiamo cercato di rendere il tutto particolarmente attrattivo». Anche col contributo dell’artista Ugo Nespolo, autore dell’immagine ufficiale di Torino 40 e curatore della serie di interventi, strutture e addobbi che vestiranno la città durante il festival: tra questi, un enorme Sottomarino Giallo, richiamo all’inaugurazione presso il Teatro Regio, dedicata ai Beatles, ai Rolling Stones e a Bob Dylan nel loro rapporto col cinema.
Per la prima volta la cerimonia sarà trasmessa via radio, all’interno della trasmissione cult Hollywood Party di Rai Radio 3 (media partner del TFF), condotta dallo stesso Della Casa. Tra i presenti, Malcolm McDowell (amico d’infanzia di Paul McCartney e omaggiato da Torino anche con una masterclass condotta dal regista di Evilenko David Grieco), i giornalisti John Vignola e Vincenzo Mollica, la cantautrice (laureata in cinema) Noemi e il cantautore Francesco De Gregori, a sua volta cinefilo e star di Hollywood Party: «Una volta all’anno, prima della pandemia», racconta Della Casa, «faceva con me una settimana di conduzione, decuplicando gli ascolti e la disponibilità degli attori famosi a farsi intervistare. Quando fa il conduttore, poi, non fa De Gregori, non si auto-cita. Come si capisce dalle sue canzoni, ama molto lo storytelling, e parla di cinema in radio con grande maestria. Tra l’altro il suo film preferito è Rosemary’s Baby, nemmeno uno con tanta musica: lui lo definisce “un film sul buon vicinato!”».
A proposito di horror, poi, uno dei fiori all’occhiello di Torino 2022 è la nuova sezione dedicata al genere, Crazies (da sabato 26 novembre), a cura di Luciano Sovena: «L’horror», sottolinea Della Casa, «è l’unico genere sopravvissuto insieme alla commedia, ed è un terreno davvero ricco. Essendo poi la nostra quarantesima edizione abbiamo voluto omaggiare un ospite avuto negli anni, George Romero: Crazies, in italiano La città verrà distrutta all’alba, è uno dei suoi film più belli».
Non mancano, naturalmente, le sezioni competitive Concorso internazionale lungometraggi, Concorso documentari internazionali, Concorso documentari italiani, Concorso cortometraggi italiani, cui si aggiungono diversi Fuori Concorso e Programmi speciali come Mezzogiorno di fuoco, focus sul western che parte giù durante la prima giornata del Festival. Un posto per tutti i sapori del cinema, dunque, dalle grandi anteprime internazionali alle 8 ore del nuovo film di Lav Diaz, A Tale of Filipino Violence (anch’esso tra i film di venerdì 25 novembre). «L’unica cosa che abbiamo cercato di evitare», confessa Della Casa, «è il cinema “famolo strano”, quello che pensa che rendersi complicato sia figo, un po’ come chi scrive in “difficilese”».
Fra i molti appuntamenti da non perdere, le masterclass con Paola Cortellesi, Toni Servillo, Noemi, la madrina Pilar Fogliati, Giovanni Veronesi e Mario Martone che parlerà del suo nuovo doc su Massimo Troisi. Con iniziative e partecipazioni per festeggiare il quarantennale, ma senza adagiarsi nella celebrazione autoreferenziale di ciò che è stato, anzi confermando il proprio sguardo rivolto al futuro. Valorizzando i giovani talenti come il promettente regista spagnolo Carlos Vermut, giurato per Crazies e al centro di una rassegna: «Ogni tanto negli anni d’oro», ricorda Della Casa, «io e Alberto Barbera puntavamo su un nome, da Lav Diaz a Mohsen Makhmalbaf, e in genere abbiamo visto giusto».
Insomma, sintetizza il Direttore del TFF, «abbiamo preso alcuni elementi del passato e li abbiamo riadattati». Un po’ (commenta ironico) come fa Quentin Tarantino prendendo spunto dai film che furono, «ma raccontando una storia completamente diversa». Non per nulla, chiosa Della Casa, «morto Godard, lo considero il maggior regista vivente».