Octopus di Karim Kassem e Vita terrena di Amleto di Luca Ferri

Sabato 26 novembre il 40° Torino Film Festival vede anche l’esordio delle due sezioni competitive di lungometraggi dedicate al cinema del reale, il Concorso documentari internazionali e il Concorso documentari italiani. Per la prima si parte al Cinema Greenwich (ore 18.30) con Octopus di Karim Kassem, che ci porta in una Beirut lacerata. La seconda vede, alle ore 20.30 presso il cinema romano, il doc Vita terrena di Amleto di Luca Ferri, incentrato su Marco Amleto Belelli, meglio noto come il Divino Otelma.

Octopus

Id., Libano/USA/Qatar, 2021. Regia Karim Kassem. Durata 1h e 5’.

Il 4 agosto 2020, un’esplosione originata dal nitrato d’ammonio di una nave abbandonata confiscato dal governo libanese devasta il porto di Beirut, provocando 220 morti e 7000 feriti, con centinaia di migliaia di persone che restano senza casa. Il regista Karim Kassem è uno dei sopravvissuti al disastro, e nel film Octopus ci mostra silenziosamente la città in ricostruzione e il punto di vista di chi, come lui, si è salvato.

«Cerchiamo di trovare un significato nelle nostre vite, in questa condizione già difficile dell’essere umano sulla Terra. Quando accadono eventi di questo tipo, si comincia davvero a mettere in discussione la vita, l’umanità e se stessi», ha dichiarato Kassem, arrivato a Beirut dieci giorni prima dell’incidente per realizzare un documentario sulla crisi economica in Libano e divenuto testimone oculare dell’onda d’urto provocata dall’esplosione: un’esperienza che, afferma, «non può essere restituita a parole». Da lì è nata l’idea per questo film sulla vita che, a prescindere da quanto successo, «persiste  nella misura in cui c’è chi la percepisce».

Vita terrena di Amleto

Italia, 2022. Regia Luca Ferri. Durata 1h e 38’.

Volto celebre della nostra televisione, fondatore dell’“Ordine teurgico di Elios e la Chiesa dei Viventi”, persino candidato in politica nel 1992 col partito Europa 2000, il controverso mago Otelma (alias Marco Amleto Belelli, nato a Genova nel 1949) si racconta nel nuovo film del regista sperimentale Luca Ferri (tra i suoi ultimi lavori, Dulcinea, Pierino, La casa dell’amore, , Mille cipressi).

Il doc prende le mosse dalla lunga frequentazione di Ferri con Otelma a partire dal 2017. Il proposito di realizzare un film sul noto personaggio si scontra però col primo lockdown dell’era Covid-19. «Dopo un iniziale sconforto e addandono del progetto», ricorda il regista, «pensai a come poter meglio investire questo tempo di attesa e immobilità fisica. Ne convenni che l’unica via percorribile potesse essere quella di provare a costruire degli incontri settimanali su Skype dove avrei potuto iniziare a conoscere Marco Belelli personalmente e non solo attraverso i testi».

A questi incontri virtuali, che si protraggono per un anno col coinvolgimento di una serie di figure chiave della vita di Otelma, si aggiungeranno anche i messaggi scritti e audio che il mago e il cineasta si sono scambiati nel corso dei mesi. «Ogni medium», spiega Ferri, «permetteva di cogliere nuove sfaccettature e aspetti meno noti di quello che mi sembrava essere la vera essenza di un’esistenza cosı̀ stratificata e complessa».

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