Paola Cortellesi e Toni Servillo stregano il pubblico del TFF

IN QUESTA PAGINA:

  • Paola Cortellesi tra passato e futuro. “Voglio continuare finché mi reggono le gambe”
  • Toni Servillo: “In realtà la mia passione è la musica”

 

Paola Cortellesi tra passato e futuro. “Voglio continuare finché mi reggono le gambe”

L’attrice alla masterclass ha raccontato la sua storia professionale a una sala gremita e non si è sottratta alle domande del pubblico 

Fa ridere, sorridere e commuovere. Nella sua masterclass, Paola Cortellesi fa quello che riesce a fare con i suoi film, che non si limita mai solo a interpretare. «E’ più facile interpretare un personaggio quando hai la possibilità di scriverlo». Il cinema resta il posto ideale dove guardare un film. «Stai seduto vicino a un estraneo e passi due ore a piangere o a ridere forte insieme, condividi cose intime con qualcuno che non rivedrai mai più. Non c’è vergogna, è un sentimento di condivisione unica. Succede solo a cinema, a teatro, a un concerto, a un balletto. I ragazzi per due anni sono dovuti rimanere a casa, è importantissimo che sappiano che la verità è quello che succede in modo tangibile, con delle persone vere, dei propri coetanei accanto. Il resto è una vita parallela, immaginata tramite i social, ma non la verità. Il vero è quello che puoi condividere in presenza. È molto pericoloso che si svuotino le sale non solo per le industrie, ma anche dal punto di vista sociale». Quanto ai suoi inizi, nulla è venuto per caso. «Nulla è stato casuale nella mia vita professionale, ma tutto è stato frutto di una scelta e di un desiderio. Ho iniziato in teatro, poi è venuta la televisione con la Gialappa’s, anni tra i più belli della mia vita, ma per il cinema avevo l’etichetta di quella che veniva dalla tv. Valeva per tutti, non era una perseguitata, ma sono idee da scardinare».  C’è differenza tra uomini e donne nel mondo del cinema? «Sì le donne vengono pagate meno e i ruoli femminili sono meno, ma sono felice di cambiare questa tendenza». E poi c’è il capitolo Petra, la serie di Sky. «Sono molto legata a Petra, è una investigatrice solitaria con caratteristiche che nel mondo investigativo maschile abbiamo già visto, mentre essere single e malmostosi per una donna era particolare. Mi ha conquistato la sua ironia». Il futuro come sarà? «Vorrei continuare a fare questo mestiere finché mi reggono le gambe».


 

Toni Servillo: “In realtà la mia passione è la musica”

La passione per il teatro l’aveva sin dall’infanzia, ma Toni Servillo, attore, regista e doppiatore, nella sua masterclass al Torino Film Festival 40 confessa di aver avuto sempre un debole per la musica, la lirica in particolare, che non l’ha mai abbandonato, nemmeno nell’esercizio della sua professione, tanto sul palcoscenico quanto sul set. Sul finire della seconda giornata del Festival, l’incontro con uno degli attori di maggiore spicco del panorama italiano, vincitore di due European Film Awards, quattro David di Donatello, quattro Nastri d’argento e tre Ciak d’oro, ha visto la partecipazione di un pubblico nutrito; la sala era piena e la lunga coda per accedere al Cinema Romano ha lasciato fuori tanti spettatori delusi.

Poche parole sono servite a Steve Della Casa, direttore del Festival, per presentare Servillo, la sua fama è ampia, ma l’attore sembra sinceramente toccato dalla calorosa accoglienza del pubblico torinese.

Servillo entra rapidamente nel vivo della conversazione e racconta che non avrebbe mai immaginato di fare del cinema. “Pur appartenendo ad una generazione che ha coltivato entrambe le passioni, teatro e cinema, mi sono sempre considerato un uomo di teatro”. Dall’esperienza con Mario Martone in Teatri Uniti, infatti, è nato il primo film, Morte di un matematico napoletano, e da lì è iniziata la lunga carriera anche cinematografica di Servillo.

Guardando alla nutrita presenza dei giovani in sala, l’attore non può fare a meno di fare una raccomandazione: “Non cercate qualcuno che vi piazzi sul mercato, piazzatevi da soli, questo è un mestiere che si fa in maniera gratuita, non è un impiego”.

La masterclass di Servillo diventa poi una vera lezione di recitazione. L’attore, sempre con il suo immancabile sigaro tra le dita, condivide con un pubblico affascinato metodi, tecniche ed esperienze del suo mestiere. Da ragazzo, guardando le opere di Eduardo la sera con la famiglia è nata in lui la passione per il teatro, ma è stata la musica con i suoi tempi, ritmi, colori e regole ad insegnargli a stare sul palco.

Nessun compiacimento per i tanti e diversi ruoli che ha interpretato, Servillo detesta gli attori che dicono “quel personaggio è rimasto dentro di me”. “Siamo vasi vuoti che si riempiono e si svuotano – dice – In realtà nell’interpretare un personaggio si cerca di governare un tumulto, è un perdersi e ritrovarsi. La disponibilità a farsi attraversare da un personaggio è un mistero da scoprire, ma non ci sono leggende”.

Il pubblico lo segue, lo applaude e più che fargli domande approfitta dell’incontro per condividere con lui l’emozione di vederlo recitare ogni volta. Servillo ricambia e spiega: “Un attore si mette a disposizione del pubblico e si polverizza per arrivare a lui, ma questo l’ho imparato vedendo grandi interpreti recitare e provando un senso di gratitudine  verso di loro”.

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