Tra noi e la rabbia, il G8 tra finzione e verità

Il documentario di Gianni Ubaldo Canale è presentato nella sezione Ritratti e paesaggi del Torino Film Festival

TRA NOI E LA RABBIA
(17:30, Greenwich 3)

In Tra noi e la rabbia di Gianni Ubaldo Canale, documentario della sezione Fuori concorso/Ritratti e paesaggi, i ragazzi del 2022 riflettono su quanto è avvenuto 20 anni prima a Genova durante il G8. Il gioco tra visibile e invisibile che sta alla base anche dei fatti narrati nel film riverbera in una poetica dello stare dentro e fuori dall’interpretazione.

Tra noi e la rabbia

Alcuni piani sembrano veri e non lo sono e altri, pur sembrando falsi, purtroppo lo sono. Entrare e uscire dalla rappresentazione richiede un buon allenamento mentale che i ragazzi evidentemente hanno in potenza e debitamente sollecitati attuano, noi a volte meno”, dice il regista Canale.

Sinossi

Tra noi e la rabbia prende le mosse dalla guida sociologica, umana e topografica del diario di Enrica Bartesaghi, “Genova il posto sbagliato. La Diaz, Bolzaneto il carcere. Diario di una madre”, scritto durante e dopo i processi ai responsabili degli abusi alla scuola Diaz durante il G8 di Genova del 2001, e rappresenta la testimonianza di un viaggio verso la famigerata Diaz e di uno spettacolo performativo allestito, a vent’anni di distanza da quei fatti, da un gruppo di artisti e dagli studenti di un Istituto tecnico di Torino.

Tra noi e la rabbia

Dalle parole del libro emergono due forme di rabbia: quella di una madre, che senza motivazioni e notizie si vede sottrarre la figlia dalla polizia, e quella dei ragazzi, che subiscono una violenza brutale. Poi c’è la rabbia di tutti gli altri, sia quelli dentro sia quelli fuori, e il sentimento di chi allora c’era e di chi, come i ventenni di oggi, non era ancora nato.

Il vuoto creatosi dopo il soffocamento dei movimenti di vent’anni fa a cosa ha portato? La bottiglia incendiaria e indiziaria è stata ridotta a un guscio vuoto? Pirandellianamente il nostro esperimento è stato tutto qui, nel frequentare queste zone insieme con i ragazzi. Pasolinianamente potevamo farlo solo osservandoli nella loro verità. E il bello del progetto è stato proprio questo: che lo hanno fatto – si sono mostrati nella loro verità”, spiega Gianni Ubaldo Canale.

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