Vialli e Mancini, Sergio Castellitto e Marco D’Amore protagonisti al TFF – CRONACHE DAL FESTIVAL

IN QUESTA PAGINA:

  • La bella stagione, Mancini, Vialli e la Samp dello scudetto del 1991: “I migliori anni della nostra vita”
  • Castellitto racconta il suo generale Dalla Chiesa. «Uomini così non nascono più»

La bella stagione, Mancini, Vialli e la Samp dello scudetto del 1991: “I migliori anni della nostra vita”

Il TFF si tinge dei colori blucerchiati alla presentazione de La bella stagione, il docufilm diretto da Marco Ponti, prodotto da Groenlandia con Rai Cinema e dedicato all’epica  vittoria dello scudetto della Sampdoria del 1991 di Mancini e Vialli, guidati dal presidente Paolo Mantovani. Alla conferenza stampa presenti i “Gemelli del Gol” Roberto Mancini e Gianluca Vialli, i compagni di squadra Pietro Vierchowod e Ivano Bonetti, l’attuale presidente della Sampdoria Marco Lanna, e il regista Marco Ponti. 

«Quando ho visto il cerchio chiudersi nell’estate del 2021, ho capito che non si trattava solo di una storia di un’impresa impossibile, ma di una storia di grandi uomini, una storia di valori, amicizia e forti legami – spiega Ponti riguardo la genesi del doc – Una storia che non era legata solo ad un periodo preciso, ma che ci riguarda anche oggi. Usciamo da una fase nella quale le relazioni sono state messe a dura prova e questa è la ricetta sana di come debba essere un’amicizia in un gruppo. Da qui è nata l’urgenza di fare un film a cui ho dedicato un anno e mezzo della mia vita». 

Da sinistra a destra: Ivano Bonetti, Roberto Mancini, Gianluca Vialli, Marco Lanna e Pietro Vierchowod

Prima di trovar voce nel docufilm La bella stagione, l’impresa della Samp è stata raccontata nell’omonimo libro, concepito, come spiega Vialli in conferenza, con il doppio scopo di celebrare il trentennale della vittoria e devolvere il ricavato in beneficienza all’ospedale Gaslini di Genova, specializzato nella cura dei bambini. «Nel libro sono espressi una serie di valori alla base del successo di quella squadra: il senso di appartenenza, la profonda amicizia, ma anche la necessità di ca**eggiare e vincere divertendoci. Abbiamo sfidato lo status quo ispirati da un visionario, il nostro Presidente Mantovani».

A proposito del Presidente Paolo Mantovani, Vialli ha ricordato così il loro primo incontro: «La prima volta che sono entrato nel suo ufficio, sommerso da una nuvola di fumo per le tante sigarette che fumava, ricordo che mi disse: “Sto cercando di costruire un progetto perché voglio dimostrare che anche una squadra come la Samp può vincere lo scudetto divertendosi”. Di fronte ad uomo così carismatico sono corso fuori dall’ufficio con la voglia di indossare l’elmetto e di andare sul campo di battaglia, pronto a tutto per soddisfarlo. La visione di chi è a capo e la sua credibilità sono fondamentali per raggiungere una vittoria».

Roberto Mancini e Gianluca Vialli

«Spero che questo film possa essere utile anche alle nuove generazioni – ha rivelato il ct della nazionale Mancini – nel mostrar loro la storia di una vera amicizia. Siamo riusciti a fare questo solo grazie all’amore e il rispetto che avevamo l’un l’altro. Lo dovevamo fare con la Sampdoria, per l’amore che provavamo per quella maglia. Sono stati i migliori anni della nostra vita e questo ci ha dato la forza di riuscire a raggiungere obiettivi impossibili».


Castellitto racconta il suo generale Dalla Chiesa: «Uomini così non nascono più»

Alla conferenza stampa della serie “Il nostro generale” in arrivo su Raiuno a gennaio, l’attore ha raccontato come ha dato vita a un uomo di Stato e a un padre di famiglia.

«Con Rita ho passato un intero pomeriggio. Mi ha descritto un uomo che giustamente lei chiamava solo papà, facendomi venire i brividi, perché tutti dimentichiamo che dietro all’uccisione del generale Carlo Alberto, ci sono figli diventati orfani prematuramente. Credo che questo sia stato il sentimento che mi ha guidato per mettere in scena l’anima e la natura di un uomo che affermava di fare il proprio lavoro “per poter continuare a guardare in faccia i propri figli”». Così Sergio Castellitto ha raccontato alla stampa come ha voluto costruire Il nostro generale, la serie, in cui interpreta il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia a Palermo nel 1982.  «Uomini così non nascono più, sono figure antropologicamente ormai estinte – ha aggiunto Castellitto – Dalla Chiesa ha vissuto tutta la vita in guerra, prima la seconda guerra mondiale, poi la resistenza, ha attraversato la terribile guerra di piombo del terrorismo, finendo i suoi giorni nella guerra di mafia. Ho voluto interpretarlo con forte senso di responsabilità, qui sei il vestito che porti». La serie, in arrivo il 9, 10, 16 e 17 gennaio su Raiuno, diretta da Lucio Pellegrini e Andrea Jublin, co-prodotta da Raifiction con Simona Ercolani, è stata girata tra Roma, Palermo e Torino e in alcuni dei luoghi reali delle vicende narrate e non rinuncia a ripercorrere anche argomenti “scomodi”, come la P2, nelle cui reti finì impigliato anche il Generale. «Dalla Chiesa è caduto nella sedizione melmosa della P2 – ha proseguito l’attore – E’ accaduto quando si sentiva isolato e i grossi nemici erano all’interno dell’Arma, è giusto contestualizzare i fatti, e la stessa  famiglia non ha negato la possibilità di raccontare anche questo».

«La famiglia ha letto i copioni e visto le prime puntate, si sono subito allineati alla decisione di raccontare un personaggio che era anche un essere umano – ha sottolineato Lucio PellegriniÈ una storia che inizia come un’investigazione, mette in mostra la capacità di Dalla Chiesa di capire chi è il suo nemico che cambia sempre forma, se lo ritrova nell’Arma e nella politica e combatte una battaglia donchisciottesca con un nemico più grande di lui. Bellocchio ha raccontato i giorni del rapimento Moro, questa è una grande storia italiana che non  era mai stata raccontata, al di là del significato politico che può avere oggi, perché si tratta di personaggi che appartengono a un’altra era, pur essendo in grado di aprire dibattiti». «Quando ho detto a mio figlio di 15 anni che avrei interpretato Dalla Chiesa mi ha chiesto chi fosse – ha concluso CastellittoHo capito che era giusto farlo».


Napoli magica di Marco D’Amore

Chiunque sia stato almeno una volta a Napoli non può fare a meno di aver percepito una sorta di particolare magia nell’aria, nelle vibrazioni delle persone, nei luoghi. Marco D’Amore, attore, regista e sceneggiatore, nato a Caserta, ma che a Napoli si è formato, con Napoli magica, evento speciale al cinema il 5, 6 e 7 dicembre distribuito da Vision Distribution, ha deciso di scoprire l’essenza e il segreto di questa magia.

Tratto dal romanzo omonimo di Vittorio Del Tufo, Napoli magica è stato presentato oggi, nel corso della 40esima edizione del Torino Film Festival.

Sinossi

Cosa cerchi in Napoli quando la abiti da sempre o quando la visiti per la prima volta? Perché la sua anima è così diversa dalle altre? Dove risiede la sua magia? Marco D’Amore vuole scoprirlo e per farlo esiste un unico modo: deve attraversarla e perdersi per trovare l’inaspettato incanto. Bisogna scavare la pietra di tufo dei suoi sottofondi per disseppellire i suoi misteri e le sue leggende, i suoi spiriti, le voci antiche, i suoi fantasmi e i suoi miti. Il dedalo di cunicoli scavati per tremila anni è tomba dei segreti su cui poggia l’intera città.

E poi dalla realtà si passa alla favola, e così in Napoli Magica i luoghi iconici – il cimitero delle Fontanelle, Castel dell’Ovo, la cappella del Cristo Velato, le Catacombe di San Gaudioso – prendono vita mentre i volti della gente incontrata in strada si contrappongono ai personaggi del mito (la sirena Parthenope, il munaciello, le anime pezzentelle, Pulcinella).

In questo viaggio, la città assume forme e contorni nuovi suscitando sentimenti contrastanti, in un continuo gioco di opposti. Napoli è uno sguardo o un’infinità di vedute, come se la si osservasse dalle alture dei colli che la circondano, o dai sotterranei che la trapassano o infine, attraverso gli occhi di tutte le anime che fino ad ora l’hanno abitata in superficie o nelle sue cavità. Napoli Magica dà del “tu” al mistero e attende risposte mai rivelate dagli oracoli.

Marco D’Amore, Napoli magica

Napoli Magica è un film Sky Original, prodotto da Sky e Mad Entertainment in collaborazione con Vision Distribution. Il soggetto e la sceneggiatura sono di Marco D’Amore e Francesco Ghiaccio.

Al Torino Film Festival Marco D’Amore, intervistato da CIAK, racconta il film da lui diretto e che lo vede protagonista di un viaggio tra realtà e immaginazione, immerso in un mistero affascinante e tutto ancora da scoprire, anche per lui.

Guarda qui la video intervista a Marco D’Amore per Napoli magica

LEGGI ANCHE: Napoli Magica, al TFF l’anteprima del film evento di Marco D’Amore (trailer)

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