Augure, il ritorno alle origini di Baloji

Koffi vive da molti anni in Belgio, dopo essere andato via dalla sua terra natale il Congo. Quando la sua compagna resta incinta, insieme decidono che è arrivato il momento di fare visita alla famiglia di lui, per metterli a parte della bella notizia, ma soprattutto per cercare di superare una situazione che si era venuta a creare anni prima e che di fatto provocò la partenza di Koffi.

Da ragazzo, infatti, Koffi era considerato uno zabolo, ovvero posseduto da uno spirito maligno secondo la tradizione congolese. Per questa ragione era stato rinnegato dalla madre e da tutta la sua famiglia. Una volta arrivato in terra d’Africa si accorgerà che la situazione non è cambiata. Anzi. E in pericolo adesso c’è anche la sua nuova famiglia.

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C’è molto di autobiografico in Augure, seconda regia di Baloji dopo Zombies. Musicista, cantante, attore e regista. Baloji è infatti arrivato in Belgio dal Congo da ragazzo insieme al padre e perdendo da allora qualunque contatto con sua madre. Augure è il suo modo per riconnettersi con una parte perduta della sua vita e con la sua cultura d’origine, fatta di spiriti, superstizioni, musica, ma soprattutto con una terra in cui vivere è complesso, sotto tutti i punti di vista.

Augure è un film che parla d’identità, ma anche di neo-imperialismo, appropriazione culturale e riscoperta di valori ancestrali. Per raccontare tutto questo Baloji si affida ai generi, l’horror naturalmente, ma anche il dramma familiare e una forma di musical selvaggia. Ne viene fuori un film davvero unico, che non a caso ha vinto un premio all’ultimo film di Cannes nella sezione Un Certain Regard ed è il candidato belga agli Oscar 2024.

Augure sarà distribuito prossimamente in Italia da I Wonder Pictures.

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