Holy Shoes, il regista Luigi Di Capua: «racconto le cose che ho visto»

Che sia un orologio, l’ultimo modello di un telefono o il paio di scarpe più alla moda del momento, per tutti prima o poi arriva un oggetto per cui perdere la testa. Partendo da questa semplice osservazione Luigi Di Capua ha costruito Holy Shoes, racconto corale in cui il desiderio suscitato dall’ultimo, più ambito modello di sneakers è in grado di sconvolgere la vita di quattro personaggi e anche purtroppo di molti altri intorno a loro. Il film, presentato Fuori Concorso al 41esimo Torino Film Festival, è interpretato da Simone Liberati, Carla Signoris, Isabella Briganti e i giovanissimi Ludovica Nasti e Raffaele Argesanu.

Nato con il noto gruppo comico The Pills, Luigi Di Capua ha acquisito una grande esperienza come sceneggiatore in film quali Sono solo fantasmi (2019) e Smetto quando voglio collaborando con Sidney Sibilia e Maccio Capatonda, grazie ai quali aveva dimostrato di saper coniugare bene temi attuali con uno spiccato senso dell’umorismo. Per Holy Shoes, suo primo film da regista, Di Capua sceglie però di concentrarsi su un registro più serio e foriero di una riflessione sulla società contemporanea piuttosto profonda, per quanto il tema possa sembrare all’apparenza leggero e frivolo.

Il film è nato dalla mia esperienza personale – spiega il regista durante un incontro con Ciakin particolare dall’osservazione delle persone del mio quartiere a Roma, dove mi è davvero capitato di vedere ragazzi che rubano le scarpe dai piedi dei loro coetanei. Lo spunto è venuto anche dalla visione di un documentario che racconta come il fenomeno della passione per le sneakers abbia influenzato la società e generato un mercato dai guadagni sbalorditivi. Ho pensato che alla fine il desiderio in qualche modo è spesso strettamente legato alla violenza”.

Le storie vedono protagonisti tre personaggi assai diversi tra loro. Bibbolino, interpretato da Simone Liberati, è un padre divorziato appassionato di sneakers che cerca di far soldi e di conquistarsi una posizione di rilievo nella società smerciando marchi di lusso. Luciana, Carla Signoris nel film, è una casalinga imprigionata in un’esistenza grigia e in un matrimonio privo di stimoli, che sogna invece di vivere la vita di Agnese (Isabella Briganti), la sua vicina di casa, avvenente presentatrice televisiva che indossa calzature alla moda e di grande fascino. C’è poi Mei, giovane studentessa cinese che sogna di andare a Boston e, presa dalla necessità, scopre nel mercato delle scarpe false una possibilità di guadagno sorprendente. E infine Filippetto (Raffaele Argesanu) adolescente, innamorato di Marianna (Ludovica Nasti) che per conquistarla decide di che dovrà regalarle ad ogni costo le scarpe che lui stesso desidera al di sopra di tutto.

A volte per mostrare aspetti sconcertanti della realtà in cui viviamo sembra necessario esasperarne i tratti, le conseguenze o i drammi, ma Di Capua sottolinea che in fondo le storie dei protagonisti di Holy Shoes non sono poi tanto lontane da ciò che realmente accade, “sono cose che purtroppo ho visto”, dice.

Lo stesso Raffaele Argesanu che interpreta Filippetto è realmente un grande appassionato di scarpe e dice: “sono in grado di farmi un’idea sulle persone osservando il tipo di scarpe che indossano”. Fra le altre cose questo è proprio uno dei motivi per cui Di Capua dice di averlo scelto per questo ruolo.

I personaggi di Holy Shoes in realtà sono alla ricerca di una propria identità – continua il regista –, ma rimangono vittime del proprio stesso desiderio. Il desiderio di essere ciò che non siamo, il desiderio di possedere ciò che non abbiamo, che può arrivare fino ad esiti devastanti o violenti”.

Isabella Briganti, che nel film è l’avvenente conduttrice televisiva doppiamente vittima della propria immagine, aggiunge che, in una società in cui il marchio indossato definisce la persona, si finisce per perdere di vista la qualità tanto delle cose quanto degli individui.

Più fuori dal coro è il personaggio interpretato dalla giovane Ludovica Nasti, Marianna, che in un certo senso accetta e subisce la passione di Filippetto per le sneakers, mentre – così come l’attrice stessa confessa di sé – è in realtà più interessata alla dimensione relazionale con lui e con gli altri.

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