Holy Shoes: oggi al TFF l’opera prima di Luigi Di Capua

Luigi Di Capua, noto come uno dei componenti (assieme a Matteo Corradini e Luca Vecchi) del trio comico The Pills, esordisce alla regia di un lungometraggio con Holy Shoes, da lui anche scritto con Alessandro Ottaviani e in anteprima il 30 novembre al Torino Film Festival nella sezione non competitiva di debutti italiani La prima volta.

E se con i The Pills (protagonisti e autori, oltre che della fortunata web-serie e di quelle su Italia 1 e Deejay TV, anche di un lungometraggio del 2016) Di Capua ha in fondo raccontato il vuoto socio-esistenziale (ma riempito di cultura nerd) di una generazione di trentenni utilizzando l’ironia, il tema e il proposito di Holy Shoes non potrebbero essere più seri: «Raccontare», anticipa il regista, «uno degli aspetti più intriganti e potenti della società contemporanea: la tirannia del desiderio. Il desiderio di essere ciò che non siamo, il desiderio di possedere ciò che non abbiamo».

«Siamo tutte anime desideranti», prosegue, «e nella società dei consumi il desiderio è il motore che muove tutte le cose. Perché attraverso ciò che desideriamo si forma la nostra identità. E oggi, come mai prima, siamo tutti alla ricerca spasmodica di un’identità. Persi nella liquidità digitale, privi di modelli solidi, scambiamo le nostre identità con quelle degli altri, e i nostri stessi desideri sono forse i desideri degli altri».

Un momento di Holy Shoes.

Insomma, un discorso che potrebbe quasi essere la continuazione di quello pasoliniano sulla mutazione antropologica nel secondo Novecento, e che in Holy Shoes si esprime attraverso il feticcio consumistico per eccellenza, le scarpe. Che in modo diverso condizionano le vite dei quattro personaggi al centro del film, prodotto da Agostino Saccà per Pepito Produzioni con Rai Cinema e il contributo del Ministero della Cultura. Nel cast, fra gli altri, troviamo Carla Signoris, Simone Liberati, Isabella Briganti, Denise Capezza, Ludovica Nasti e Orso Maria Guerrini.

Le precedenti fatiche di Di Capua nel cinema includono la collaborazione alla sceneggiatura dei due sequel di Smetto quando voglio, della commedia horror Sono solo fantasmi di Brando De Sica e del recente film di Alessandro Bardani Il più bel secolo della mia vita con Valerio Lundini e Sergio Castellitto, da una pièce teatrale firmata dagli stessi Di Capua e Bardani.

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