L’ultimo giorno del 41esimo Torino Film Festival è tutto di Oliver Stone, al quale viene conferito il Premio Stella della Mole. La giornata è scandita dalla proiezione del suo film documentario Nuclear Now alla presenza del regista premio Oscar, che tiene anche una masterclass, nata dalla collaborazione fra Film Commission Torino Piemonte, Torino Film Festival, Museo Nazionale del Cinema, Newcleo e IWonder Pictures. Al fianco di Stone nel tour italiano di Nuclear Now c’è ora Stefano Buono, fisico e imprenditore torinese del nucleare, amministratore delegato della società Newcleo e co-produttore del film.
In Nuclear Now, nato proprio durante la pandemia, Stone descrive le grandi opportunità offerte dall’impiego del nucleare per superare le sfide del cambiamento climatico e della necessità di nuove fonti di approvvigionamento energetico ed esamina le paure e le perplessità della comunità globale in merito. Grazie ad un accesso senza precedenti alle strutture e ai meccanismi che regolano l’industria nucleare in Francia, Russia e Stati Uniti, Stone offre un’analisi lucida e chiara di quella che potrebbe essere la chiave per garantire la sopravvivenza del pianeta di fronte all’emergenza del climate change.
Nuclear Now
Mentre osserviamo con preoccupazione i danni causati al pianeta dall’eccessivo sfruttamento dei combustibili fossili, le grandi compagnie petrolifere continuano ad arricchire un ristretto gruppo di società e di individui. Eppure, il sottosuolo offre una risorsa incredibilmente concentrata quasi per nulla sfruttata: gli atomi di uranio contenuti nella crosta terrestre. I progressi scientifici fatti nel secolo scorso, prima per la creazione delle bombe e poi per i sottomarini, hanno sbloccato questa fonte di energia. Tuttavia, i disastri causati dell’impiego bellico e da centrali come Cernobyl e le campagne di sensibilizzazione finanziate in parte dagli interessi del carbone e del petrolio hanno fortemente influenzato l’opinione pubblica in senso negativo e generato confusione nei confronti dell’energia nucleare, continuando a favorire l’utilizzo dei combustibili fossili. In Nuclear Now Stone analizza questi processi ed espone l’opzione che potrebbe diventare vitale per garantire la nostra sopravvivenza.
Oliver Stone e Stefano Buono
“Il cambiamento climatico ci ha costretto brutalmente a ripensare i modi in cui produciamo energia come comunità globale – dice Oliver Stone – A lungo ritenuta pericolosa nella cultura popolare, l’energia nucleare è di fatto centinaia di volte più sicura dei carburanti fossili e gli incidenti sono estremamente rari. Le ‘rinnovabili’, come l’energia eolica e solare, possono certamente contribuire a questa transizione, ma sono limitate dal clima e dalla geografia. Gli ingegneri stanno mettendo in commercio progetti per nuovi reattori nucleari di dimensioni ridotte che possono essere prodotti in serie a basso costo”. Un lavoro portato avanti anche dal fisico Stefano Buono, che si occupa della progettazione e costruzione di reattori di quarta generazione. Intervistato da Ciak, Buono ha spiegato l’importanza della divulgazione di tali studi e gli enormi vantaggi che essi comportano.
Perché a suo avviso è così importante che in Italia venga diffuso un documentario come Nuclear Now?
“Ho conosciuto il film in occasione di un’anteprima a Londra a cui Stone mi aveva invitato. Lì ho capito che c’era una difficoltà finanziaria in merito al suo lancio e mi sono offerto di partecipare alla distribuzione perché mi interessava far passare questo messaggio sul nucleare. Il film spiega perché sono nate le nostre paure. Negli ultimi due anni l’accettazione del nucleare è stata enorme, ma è importante che Nuclear Now sia visto perché è fondamentale farsi un’opinione su cui fondare una conoscenza approfondita. Noi stiamo lavorando ad un nucleare privo di rifiuti, che attualmente rappresentano la paura più grande della popolazione in merito a questa fonte di energia. Questa cosa ha colpito così tanto Stone da indurlo a ipotizzare di fare un secondo documentario sull’argomento per proiettarsi sul futuro e su quali sono le innovazioni che stanno accadendo”.
C’è quindi secondo lei un modo pulito per smaltire i rifiuti radioattivi prodotti dal nucleare?
“Il nucleare è l’unica forma di produzione di energia che gestisce i propri rifiuti completamente. Nell’immaginario collettivo ci sono questi fusti che invecchiano, in realtà già adesso l’industria nucleare è pulita e offre un’opportunità straordinaria, perché il vero residuo della reazione nucleare è in realtà estremamente ridotto. Il nucleare è così potente che 1 solo gigawatt elettrico, ovvero metà della quantità di elettricità che servirebbe ad alimentare una città come Torino, produce meno di un metro cubo all’anno di questi rifiuti. Inoltre, il ciclo di vita della radioattività di questi residui, se opportunamente stoccati, si riduce a solo 250 anni, dopo di che il prodotto torna alla radioattività naturale da cui era partito, diventando una miniera di terre rare che potrebbero addirittura essere riutilizzate. Mentre i rifiuti tossici derivanti dal carbone o dal petrolio hanno una durata di vita infinita. A ciò va aggiunto che l’uranio finora estratto basterebbe già di suo per migliaia di anni; in altri termini il nuovo nucleare potrebbe virtualmente andare avanti per migliaia di anni senza dover estrarre un solo grammo di uranio dalla terra. Tutta la tecnologia per fare questo è già stata sviluppata e noi lo stiamo facendo”.
Quindi è possibile che presto Stone torni al lavoro su nuovo documentario che spieghi meglio queste opportunità per il futuro?
“Nuclear Now ha guardato più al passato e al presente. Il prossimo documentario potrebbe guardare al futuro ed è una possibilità concreta. In questi giorni incontrerò Stone e ne discuteremo. Saremo anche a Dubai per una proiezione di Nuclear Now alla COP28”.