L’Argentina di Clementina, Qué será del Verano e Cambio cambio

Con tre lungometraggi si chiude la sezione non competitiva di Torino 41 Il gioco della finzione. Nuovi sguardi argentini: si va dal lockdown di Clementina al contrabbando di dollari in Cambio cambio passando per lo scambio epistolare intorno a un film da farsi in Qué será del Verano.

Così i registi esordienti Agustín Mendilaharzu e Costanza Feldman descrivono l’assunto di Clementina: «Nel 2020, in un appartamento di Buenos Aires, una ballerina-attrice e un cameraman-drammaturgo cercano un modo per occupare i giorni della reclusione. Hanno una camera e iniziano a filmare. Inizialmente sono immagini documentarie. Poi appaiono il volto e il corpo di lei e la finzione, timidamente, comincia ad apparire. L’uomo e la donna lavorano con ciò che la realtà fornisce loro, e poi lo trasformano. Credono di realizzare un cortometraggio, poi un altro e poi tanti altri ancora. Il gioco cresce e prende il sopravvento sulle loro vite. Con infinita innocenza prima, con infinita responsabilità poi, cominciano a capire che stanno facendo un film. Questo film».

Costanza Feldman in Clementina.

Cambio cambio, diretto da Lautaro García Candela (Te quiero tanto que no sé), ci porta invece nella capitale argentina, dove una coppia tenta di far fronte alle difficoltà economiche trafficando in moneta statunitense, mentre si approssima la crisi valutaria del Paese. Il film, spiega il cineasta, «trae ispirazione dalle mie frequenti passeggiate nel centro di Buenos Aires, un luogo in cui convivono turisti, uffici di cambio, banche e una moltitudine di attività commerciali tradizionali. Attraverso lo sguardo dei passanti, riesco a percepire il sogno di sfuggire a una realtà economica devastante. Questo mondo, spesso visto come oscuro e complesso dagli economisti e dagli esperti, viene trasformato dai personaggi del film in uno spazio d’azione concreto, caratterizzato da una sorprendente leggerezza e da un forte senso di comunità».

Dalla videocamera che il francese Charles vende al regista Ignacio Peroi (Una aventura simple), e dal successivo scambio di lettere tra i due, prende le mosse invece Que será del Verano: «Quando ho collegato la videocamera al computer per la prima volta e ho scoperto tutti quei video», racconta Peroi, «ho immediatamente intuito che avrei potuto creare qualcosa di significativo. Da quel momento, ho avviato un lungo processo di riflessione e sperimentazione con il materiale raccolto, che si è protratto per l’intero anno di quarantena. C’era qualcosa nello sguardo di quella persona misteriosa ritratta nei video che mi ha profondamente affascinato. Attraverso quelle immagini fatte in casa, intravvedevo la possibilità di narrare avventure, viaggi, incomprensioni amorose e conflitti politici».

Un’immagine di Que será del Verano.

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