È il giorno di “Non riattaccare”, il film italiano in concorso al TFF 41

Prossimamente al cinema con Barbara Ronchi e Claudio Santmaria

NON RIATTACCARE

Italia, 2023, DCP, 90′

di Manfredi Lucibello

Non sono molti i film che si cimentano nell’impresa di realizzare un intero racconto in tempo reale seguendo l’agire di un unico personaggi in modo quasi esclusivo, quei pochi, partendo da Una voce umana (1948) di Roberto Rossellini a Locke (2013) o The Guilty, sono diventati dei cult. Con Non riattaccare il regista Manfredi Lucibello sceglie proprio questo formato e punta sapientemente sull’interpretazione di Barbara Ronchi, coadiuvata dalla voce di Claudio Santamaria, per un film on the road in cui mantenere viva una conversazione al telefono significa salvare la vita dell’altro.

Non riattaccare è l’unico titolo italiano nel concorso principale della 41esima edizione del Torino Film Festival. Il film è ispirato all’omonimo romanzo di Alessandra Montrucchio, ma in esso si fondono noir, azione e romanticismo in un’unica, lunghissima e intensa telefonata ad alta tensione, durante una disperata corsa in auto sulle strade deserte nei giorni del lock down.

Non riattaccare, trama

Nel cuore di una delle tante anonime notti della quarantena il telefono di Irene (Barbara Ronchi) squilla. Lei sa che la conversazione potrebbe rivelarsi dolorosa e molesta e cerca di chiudere, ma Pietro (Claudio Santamaria), la persona dall’altra parte, la richiama, qualcosa non va nella sua voce, le sue parole sono terribilmente confuse e sembrano preludere ad una tragedia. A Irene non resta che mettersi in viaggio, in una città spettrale, nella speranza di arrivare in tempo e senza mai riattaccare.

Il film racconta la storia di Irene e Pietro, durante un viaggio con il piede schiacciato sull’acceleratore. Noi spettatori viviamo ogni istante: non ci sono ellissi o salti temporali. Non ci sono soste. Siamo sempre con Irene, che è presente dalla prima all’ultima inquadratura. In questa corsa contro il tempo, man mano che l’automobile di Irene macina chilometri, diventiamo testimoni di un viaggio non solo fisico, ma anche interiore, onirico, catartico”, il regista Manfredi Lucibello.

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