Tre titoli per l’Italia e dal mondo Clorindo Testa e Cielo abierto

L’architettura, quella visibile delle città e quella ideale di un mondo di migrazioni e culture contaminate e stratificate, e ancora quella della mente e degli affetti, è il filo rosso che lega i film presenti il 26 novembre alle competizioni del Concorso Documentari Italiani e del Concorso Documentari Internazionali.

Nel primo figura Anulloje ligjin di Fabrizio Bellomo, un’indagine dell’Albania attraverso la storia dei suoi monumenti, in particolare quelli distrutti, seguendo anche il destino dei materiali di cui erano costruiti e interrogando i realizzatori delle statue. Un viaggio che per il regista è iniziato «andando a rivedere la telecamera con cui è stato filmato l’abbattimento della statua principale di Enver Hoxha; questa telecamera è oggi esposta come un trofeo, una reliquia o un altro tipo di monumento, nel Museo Nazionale di Tirana, proprio a pochi passi da dove un tempo svettava la grande statua di Enver e dove quindi è stato filmato il suo abbattimento».

In gara tra i doc nostrani anche Oltre la valle di Virginia Bellizzi, che ci porta tra i migranti e gli operatori di un centro d’accoglienza alla frontiera tra Italia e Francia. Lo sguardo della filmmaker è informato da memorie familiari: «Il mio prozio emigrò in Argentina durante gli anni Quaranta. Non l’ho mai conosciuto, ma le telefonate che arrivavano dall’altro lato del mondo, da parte dei suoi figli e spesso nel periodo delle feste, hanno sempre avuto un suono prezioso».

Un’immagine di Oltre la valle.

Ed era anche il suono «di quella sofferenza ereditata e un po’ nascosta, di chi ha sbattuto molte volte contro un muro prima di poter andare oltre. Di chi si è sentito un po’ bistrattato, solo per il fatto di essersi immaginato altrove, e di averne inseguito l’atto più definitivo, quasi fosse una scelleratezza. È strano come la storia, pur ripetendosi, si dimentichi. Per questo, molti anni dopo quelle telefonate, in tempi in cui le barriere del Mediterraneo e i margini dell’Europa diventano sempre più alti, abbiamo sentito l’esigenza di fermarci, per fotografare un luogo e le storie che lo attraversano».

Riccardo Giacconi firma invece Giganti rosse, che vede al centro Carlotta, impegnata a registrare in un audiolibro i Racconti di Walter Benjamin, il grande studioso tedesco interprete critico della modernità novecentesca con testi come L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Ma l’itinerario nel passato prenderà anche una piega personale, e la protagonista, insieme al fratello e alla sorella, si misurerà, nella cittadina delle Marche in cui i tre sono cresciuti, col ricordo di un episodio di violenza che li ha coinvolti.

I documentari dal mondo sono invece il peruviano Cielo abierto di Felipe Esparza Pérez e l’argentino Clorindo Testa di Mariano Llinás. In quest’ultimo l’estroso cineasta già autore di Historias extraordinarias e La flor racconta l’architetto brutalista del titolo, un ritratto che però s’intreccia col discorso del regista su suo padre e la riflessione sull’Argentina tutta. I rapporti di parentela giocano un ruolo chiave anche nell’altro doc internazionale, dove la posta in gioco è la ritessitura di un dialogo tra un padre e un figlio su cui pesa l’immagine di una moglie e madre scomparsa.

Un’immagine del doc Clorindo Testa.

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