Al via il concorso: l’Argentina di Corresponsal e la maternità di Holy Rosita

In questa pagina: 

  • Corresponsal di Emiliano Serra
  • Holy Rosita di Wannes Destoop

 

CORRESPONSAL

Di Emiliano Serra

(Argentina, 2024, DCP, 75’)

Un thriller politico che riflette sul ruolo del giornalismo. È Corresponsal, il nuovo film di Emiliano Serra, ad aprire il concorso lungometraggi del 42esimo Torino Film Festival. Il film, che ha già avuto un ottimo riscontro nell’ultima edizione del Festival Internazionale del Cinema Indipendente di Buenos Aires – BAFICI, è ambientato nell’Argentina del 1978 e ci mostra la complicità che esisteva tra la dittatura militare e i media. Con atmosfere e interpretazioni eccellenti, porta avanti una storia che offre uno sguardo unico sul momento più oscuro della nostra storia.

Eduardo Ulrich è corrispondente nei media legati alle dittature latinoamericane. Durante il suo soggiorno in Argentina nel 1978, viene tentato dal governo di spiare un medico brasiliano in esilio. Ma i rapporti che produce sono imprecisi. Ciò fa sì che i servizi rapiscano coloro che Ulrich avrebbe dovuto spiare e poi gli incarichino di scrivere una cronaca per nascondere le sparizioni. Senza altra via d’uscita, Ulrich comincia a scrivere. Ma i fantasmi che infestano la sua testa glielo impediscono. Si sposta poi nelle catacombe dove operano i servizi. Da lì prepara i testi che poi faranno parte di quello che è conosciuto come Archivio del Terrore.


HOLY ROSITA

Di Wannes Destoop

(Belgio, 2024, DCP, 90’)

Rosita, una sorridente steward della squadra di calcio della sua città, vive in un caseggiato popolare dove sperimenta una profonda solitudine. Il suo sogno più grande è quello di diventare madre, ma, quando rimane veramente incinta, decide di nascondere la notizia.

Durante i miei studi ero entrato in contatto con una donna che era simile a Rosita per molti aspetti, con le stesse domande sulla vita e lo stesso desiderio di avere figli” ha commentato il regista Wannes Destoop. “Per anni, la sua storia ha continuato a risuonarmi nella mente mentre mi chiedevo fino a che punto una società abbia il diritto di decidere sulla felicità di qualcun altro o quali criteri siano necessari per essere ‘degni di una gravidanza’ per una società? Con Holy Rosita, voglio portare una storia piena di speranza e di calore, su madri e bambini, su anime vulnerabili, che sono etichettate come disadattate dalla società ma che hanno anche diritto alla felicità”.

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