«Questa edizione del Torino Film Festival è una rinascita. Grazie a Giulio Base e a Tiziana Rocca per aver portato il glamour. Il cinema è un’arte popolare, basta con questi autori che ci hanno rotto i coglioni!». Un Michele Placido scatenato ha chiuso così la conferenza stampa di ieri al fianco di Ornella Muti, che con lui ha ricevuto dal TFF il Premio Stella della Mole per i 50 anni di Romanzo Popolare, lo storico film diretto da Mario Monicelli, scritto insieme ad Age e Scarpelli. Un’occasione per ripercorrere insieme i loro ruoli più celebri, ma anche condividere riflessioni sul cinema di ieri e oggi.
Romanzo Popolare e l’eredità del cinema di Monicelli
“Non pensavo che avrebbe avuto tutto questo successo” ha ammesso la Muti, che nel film interpreta la bella Vincenzina Rotunno. “Parliamo di un periodo in cui si facevano questi tipi di film, ne ero molto orgogliosa e lo sono ancora, ma non mi aspettavo un tale impatto.”
Per Placido “Monicelli è il regista con i migliori tempi comici” spiega, aggiungendo che “era un grande gagman, capace di raccontare periodi storici e temi molto seri, come gli anni settanta dei primi grandi scioperi alla Pirelli di Torino. In questo film Ugo Tognazzi è strepitoso nella parte del cornuto!”.
Alla domanda su cosa sia rimasto oggi di quel cinema, Placido rivela di trovare in alcuni registi contemporanei l’eredità di Monicelli: “Mi vengono in mente Riccardo Milani, che riesce ancora a fare commedie con risvolti sociali, e Massimiliano Bruno, con cui ho lavorato in Viva l’Italia. Quel film ha avuto un grande successo anche di critica.”
Muti ammette di non guardare al passato con troppa nostalgia: “Mi mancano delle cose, sì, ma tutto si evolve. Bisogna stare al passo con i tempi e non piangersi addosso. Quei grandi registi con cui ho lavorato non ci sono più, oggi devi uniformarti a quello che c’è.” E nel futuro dell’attrice non sembra esserci spazio per la regia, racconta: “Mi piacerebbe, ma non è facile. Quando lavoravo io, i grandi registi erano accompagnati da grandi direttori della fotografia. Non mi andrebbe di fare una cosa tanto per. Se so fare altro oltre all’attrice? Forse la nonna!” ride.
L’Orso d’argento con Ernesto e i 20 anni di Romanzo Criminale
La conversazione si è spostata anche su altri film che hanno segnato le carriere di Muti e Placido. Di quest’ultimo, senza dubbio Ernesto, film del 1979 tratto dal romanzo di Umberto Saba con cui Placido vinse l’Orso d’argento come miglior attore a Berlino: “Vinsi quel premio in un anno in cui c’erano grandissimi attori, da Jack Lemmon a Nino Manfredi. Me ne accorsi per caso, mi avvisò il mio giornalaio!”
Placido ha poi rivelato un aneddoto su Fassbinder, presidente della giuria di quell’edizione: “Dopo la vittoria, mi propose un film, ma dovetti rifiutare perché ero impegnato con Rosi. Pensava anche ad un progetto con me e la Muti insieme, Cocaina, ma non si fece mai perché Fassbinder morì poco dopo”
Ornella Muti ha ricordato L’ultima donna (1976), diretto da Marco Ferreri: “Fu un film molto faticoso, ma importante. Ha avviato una discussione su come le donne vengono trattate. Ho fatto molti film pro-donna, anche Vincenzina di Romanzo Popolare ha un’evoluzione: finisce in fabbrica e vive la sua vita.”
Interpellato da Giulio Base e sull’assonanza tra Romanzo Popolare e Romanzo Criminale Placido ha ricordato così il film che diresse nel 2005 e che proprio l’anno prossimo celebrerà il ventennale. “Quel film ha lanciato un’intera generazione di attori: Rossi Stuart, Favino, Santamaria, Scamarcio. Penate che non ho mai letto il libro. Io non leggo, preferisco inventare. Dissi a Cattleya di farlo leggere agli sceneggiatori. Ognuno ha il suo metodo. Io lavoro molto col contatto diretto con gli attori.”
La bellezza e il tempo che passa
Impossibile non parlare di bellezza nel ripercorrere i ruoli femminili interpretati dalla Muti, che però, bella, dice di non essersi mai sentita, almeno in senso oggettivo: “Gli uomini sono meno penalizzati perché un uomo bello viene accettato meglio di una donna. Io non mi sono mai sentita bella, sono sempre stata insicura, non mi sono mai appropriata di quello che vedevano gli altri”.
Placido ha ribattuto con una riflessione sulla valorizzazione degli attori in Italia:
“Io amo la bruttezza, è parte della vita. Penso alle attrici francesi come Simone Signoret, strepitose anche in età avanzata. In Italia, invece, quando non funzioni più ti danno un calcio e buonanotte.”
La rinascita del Torino Film Festival
Sul finale, Placido perde tutti i freni e si sbilancia con i complimenti per la direzione del nuovo TFF di Base e Tiziana Rocca: “Qui a Torino sono nati il cinema e la televisione, poi le hanno tolto tutto. Ringrazio Giulio Base e Tiziana Rocca per aver messo in atto una rinascita. Sono una coppia formidabile perché portano il glamour. La gente si lamenta perché è ideologica, ma basta con gli autori, ci hanno rotto i coglioni! Il cinema è un’arte popolare, lo diceva anche Guido Gozzano”.