Nero, Giovanni Esposito e Susy Del Giudice e “l’opera prima che non ti aspetti”

L’opera prima che non ti aspetti” lo ha definito Giulio Base, che ha presentato quello presentato nella sezione Zibaldone del 42° Torino Film Festival come “un film audace, coraggioso, sprezzante e spiazzante“, per di più con la fotografia di Daniele Ciprì. Ma il Nero di Giovanni Esposito è soprattutto l’esordio alla regia di un attore che da quasi trent’anni ci fa divertire ed emozionare, e che forse aveva voglia di dimostrare qualcosa di più, dopo aver lavorato con Paolo Sorrentino e i Manetti Bros, Rocco Papaleo e Alessandro Siani, da Un posto al sole all’ultima Vita da Carlo 3 fino a produzioni internazionali come The Tourist e il To Rome with Love di Woody Allen, e che prossimamente sarà al fianco di George Clooney e Adam Sandler nel film di Noah Baumbach.

Con Francesco Prisco, che è mio amico, oltre a esser il co-sceneggiatore del film insieme a Valentina Farinaccio, ragioniamo sempre sulle cose straordinarie che possono accadere, e come potrebbero cambiare le vite delle persone – ha detto Esposito spiegando l’origine della storia del delinquente di mezza età protagonista e della sorella Imma, affetta da disturbi mentali. – Un uomo comune che scopre di poter sfruttare un dono incredibile, ma a un prezzo molto caro, dovendo rinunciare ogni volta a uno dei suoi cinque sensi”.

Un “povero cristo che si trova ad avere a che fare con qualcosa di sovrannaturale che nemmeno riesce a decifrare” grazie al quale gli autori hanno voluto mettere l’accento sul concetto di sacrificio e di perdita, “in un’epoca in cui il sacrificio non è più contemplato”. E nel quale la sensibilità – della sorella, nello specifico – sembra essere una malattia “non diagnosticata” da cui guarire. “Nero è molto ‘basic’, non si fa domande, l’unico suo scopo di vita è proteggere questa sorella – continua il neo regista. – In fondo il film è anche la storia d’amore tra un fratello e una sorella, una storia di protezione nella quale entra il trascendentale e un potere da poter usare solo cinque volte… C’era un qualcosa di mistico che mi interessava molto, anche per sottolineare il fatto che bisognerebbe sacrificarsi tutti. Se tutti lo facessimo un pizzico di più e se riuscissimo a vedere le diverse sensibilità altrui vivremmo in un mondo sicuramente migliore”.

Quello di Imma è “un personaggio difficile”, ammette Susy Del Giudice, coinvolta da subito nel progetto in quanto moglie di Esposito e protagonista del film. “Un personaggio difficile da interpretare, che parla molto poco e si esprime quasi solo con dei suoni, attraverso le espressioni e il corpo, per il quale ho avuto bisogno di qualcuno che mi aiutasse. Come la meravigliosa dottoressa Alessandra Borghese, che lavora con queste persone, che hanno quelli che si chiamano ritardi prestazionali – aggiunge l’attrice. – Grazie a lei sono stata a contatto con loro in questi centri, ovviamente con il permesso dei familiari, cercando di capire come entrare in un mondo diverso da quello che viviamo tutti i giorni. Un mondo speciale che attraverso i loro occhi ti accorgi quanto sia giusto vedere in maniera diversa, allontanandosi dalla quotidianità”.

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