In questa pagina:
- PERFECT NUMBER di Krzysztof Zanussi
- IL VANGELO SECONDO MATTEO di Pier Paolo Pasolini
- SHAMBHALA di Min Bahadur Bham
- THE HUNT FOR RED OCTOBER di John McTiernan
PERFECT NUMBER
di Krzysztof Zanussi
(PL/IL/IT, 2022, 87’)
Il giovane matematico polacco David ha sacrificato l’intera esistenza alla ricerca sui numeri primi, mettendo da parte sentimenti e affetti. L’incontro con il cugino Joachim, uomo di successo che ha ottenuto tutto a livello professionale, lo costringe a cambiare prospettiva: per puro caso, infatti, David ha salvato la vita a Joachim, e questi per sdebitarsi ha deciso di offrirgli un’enorme quantità di denaro, trasferendosi inoltre dalla sua Gerusalemme alla Polonia. David dovrà accettare i soldi o potrà rifiutare l’opportunità di cambiare vita?
Il regista Krzysztof Zanussi
“Scrivo osservando le persone e talvolta utilizzo dei modelli per creare personaggi a partire da persone reali. Il vero messaggio del film è che il successo non è un valore reale. L’unico valore che nella vita trova conferma è l’amore. E questo è ciò che entrambi i miei personaggi devono imparare. Perché il vecchio ha ottenuto tutto ciò che si poteva ottenere nel mondo materiale, è sano, ricco, anzi ricchissimo, ha potere, ma non ha mai amato nessuno. Quindi nel giorno più critico della sua vita si sente profondamente infelice. Il più giovane forse imparerà da lui e cercherà di migliorare il suo carattere egocentrico. Il messaggio, ancora, è anche che esiste una dimensione spirituale della vita. Non solo materiale. E questo materialismo è profondamente radicato nel XIX secolo e oggi non è più progressista. Lo è stato in passato, ma oggi non lo è più. Ed è questo che dobbiamo fare con l’arte: dimostrare che contano altre dimensioni, non solo quelle materiali”
Krzystof Zanussi (Polonia, 1939) è un regista, produttore e sceneggiatore. Regista di numerosi film pluripremiati e acclamati a livello internazionale (premiati a Cannes, Venezia, Locarno, Mosca, Chicago, Montreal, Berlino, Tokio), come La struttura del cristallo (1968), Illuminazione (1973), Colori mimetici (1976), La costante (1980), L’anno del sole quieto (1984), Ovunque tu sia (1988), At Full Gallop (1996), Persona non grata (2004), Revisited (2009), Corpo estraneo (2014). Ha lavorato inoltre come regista teatrale, mettendo in scena produzioni in tutto il mondo, e ha pubblicato diversi libri. Ha conseguito dottorati in molte rinomate università, tiene conferenze in tutto il mondo ed è professore presso l’Università della Slesia a Katowice, in Polonia. Presidente della Tor Film Production, è stato produttore dei film di Krzysztof Kieślowski, Agnieszka Holland e molti altri.
IL VANGELO SECONDO MATTEO
di Pier Paolo Pasolini
(IT/FR, 1964, 137’)
Fedele trasposizione del Vangelo di Matteo, a partire dall’annunciazione a Maria della nascita del figlio di Dio, seguita dal matrimonio di Maria con Giuseppe e dalla fuga in Egitto per sfuggire a Erode. Da adulto, Gesù affronta le prove nel deserto e dopo quaranta giorni di tentazioni si dirige verso Israele con i suoi Apostoli, predicando il verbo e compiendo miracoli. Le sue azioni portano al processo di fronte a Ponzio Pilato, alla crocifissione e infine alla resurrezione. In pieno clima conciliare, nell’Italia del boom e delle nascenti tensioni politiche che avrebbero portato al ’68, Pasolini affronta da laico la vita di Gesù, la svuota di ogni orpello tradizionale e mettendola in scena fra i sassi di Matera, con attori non professionisti e tanti volti noti (sua madre nella parte di Maria da vecchia, gli amici Enzo Siciliano, Rodolfo Wilcock, Natalia Ginzburg), ne coglie il messaggio straordinariamente moderno e dirompente.
Il regista Pier Paolo Pasolini
“Il Vangelo di San Matto è il più epico di tutti. Mi pare che di tutti gli Evangelisti sia il più rivoluzionario, perché il più realista, il più vicino alla realtà contadina del mondo in cui compare Cristo”.
Pier Paolo Pasolini (Bologna, 1922 – Ostia, Roma, 1975) ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie nel 1942, per poi laurearsi e insegnare in una scuola media in provincia di Udine. Si è quindi trasferito a Roma dove ha pubblicato, nel 1955, “Ragazzi di vita”, a causa del quale ha subito il primo di una lunga serie di processi. Ha esordito nel cinema nel 1961 con Accattone, presentato a Venezia, a cui sono seguiti film come Mamma Roma, Il Vangelo secondo Matteo, Uccellacci e uccellini, Edipo re, Il Decameron e Salò o le 120 giornate di Sodoma, proiettato in anteprima a Parigi nel novembre del 1975, tre settimane dopo la sua morte.
SHAMBHALA
di Min Bahadur Bham
(NP/FR/NO/HK/TR/TW/USA/QA, 2024, 150’)
In un villaggio himalayano del Nepal, Pema che ha sposata il marito Tashi secondo le consuetudini poliandriche della sua comunità (dunque sposando anche i fratelli dell’uomo), cerca di adattarsi alla sua nuova vita. Presto, però, Tashi scompare lungo la via commerciale per Lhasa. Accompagnata dal suo marito de facto, il monaco Karma, Pema intraprende un viaggio nelle terre selvagge che la circondano, vivendo poco alla volta un’avventura di scoperta e liberazione.
Il regista Min Bahadur Bham
“I miei film precedenti, il corto The Flute and The Black Hen, sono all’origine di Shambhala. Sono un’immersione nella cultura nepalese e nella sua complessità. Navigare in quei terreni cinematografici mi ha dato gli strumenti per raccontare una storia più ricca e profonda, affinando la mia capacità di comprendere il silenzio e le sfumature emotive. Tutti elementi decisivi per rappresentare il viaggio della protagonista di Shambhala. Non si tratta solamente di abilità tecniche: assistere alla resilienza e allo spirito di solidarietà delle comunità che ho filmato ha acceso in me il desiderio di esplorare ulteriormente questi temi. L’obiettivo di Shambhala era creare una storia che parlasse non solo a un pubblico locale, ma anche a uno globale, grazie a una lingua universale che usa la voce della nostra umanità condivisa”.
Min Bahadur Bham (Nepal) ha conseguito master in Filosofia buddista e Scienze politiche e al momento sta completando un dottorato in Antropologia. Il suo cortometraggio The Flute (2012) è stato il primo film del Nepal a partecipare alla Mostra di Venezia, seguito nel 2015 dal lungo d’esordio The Black Hen (2015), vincitore del premio Fedeora per il miglior film della Settimana internazionale della critica di Venezia e poi candidato ufficiale del Nepal agli Oscar. Tra i principali registi del suo paese, ha partecipato ai festival di Venezia, Berlinale, Rotterdam e Busan. Shambhala (2024), è stato presentato in concorso alla Berlinale, primo film in assoluto della storia del cinema nepalese.
THE HUNT FOR RED OCTOBER
di John McTiernan
(USA, 1990, 135’)
Nel 1984, il comandante del sommergibile nucleare sovietico Ottobre Rosso, Marko Alexandrovich Ramius (Sean Connery), decide di disertare e guida il suo equipaggio in un viaggio verso le acque occidentali, in fuga dai sistemi di controllo della sua nazione. Ad accorgersi della manovra è per la prima la Cia, che manda a occuparsi della situazione il proprio agente Jack Ryan (Alec Baldwin), il quale intuisce le intenzioni di Ramius e si fa trasportare sull’unità subacquea Dallas. Silenzioso e invisibile, Ottobre Rosso viene così braccato sia dagli Usa sia dall’Urss, che per analoghe ragioni di stato cercheranno di contenerne il più possibile l’azione, mentre Ramius e Ryan ingaggiano una personale sfida, prima a distanza, poi fianco a fianco.
Il regista John McTiernan
John McTiernan (Albany, Usa, 1951) dopo aver frequentato l’American Film Institute ha esordito nella regia nel 1986 con l’horror Nomads e trovato poi il successo tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90 con alcuni dei più celebri film del tempo: l’action e survival movie Predator (1987), con Arnold Schwarzenegger, il catastrofico Trappola di cristallo (1988), che lancia la carriera di Bruce Willis (e che il regista ritroverà nel 1995 nel terzo capitolo della serie, Die Hard – Duri a morire), e il giallo da guerra fredda e d’ambientazione sottomarina Caccia a Ottobre Rosso (1990). Dopo i flop di Mato grosso (1992) e Last Action Hero – L’ultimo grande eroe (1993), nel 1999 dirige Il 13º guerriero e nello stesso anno Gioco a due, remake del cult anni ‘70 Il caso Thomas Crown. Un altro remake di un film dello stesso periodo è Rollerball (2002), seguito l’anno dopo dal thriller Basic (2003).