In un oratorio duecentesco trasformato in auditorium, un’orchestra è in attesa che arrivi il suo direttore, mentre una troupe televisiva si prepara a riprendere la prova. I musicisti parlano tra di loro, scherzano, si riferiscono al proprio ruolo e al proprio strumento come a un frammento essenziale dell’orchestra, ciascuno convinto di essere indispensabile. Un po’ alla volta l’unità del gruppo si spezza, qualcuno s’innervosisce per la presenza della tv, qualcun altro beve in solitaria, altri prendono in giro i più anziani. All’arrivo del direttore, un uomo alto e vanesio dall’accento tedesco, la situazione è vicina alla deflagrazione e dopo le prime, disastrose note e un’inutile pausa la rivoluzione scoppia sul serio, tra le proteste dei musicisti, gli slogan anarchici scritti sul muro e la detronizzazione del direttore. Dopo, però, che una gigantesca palla distrugge un muro, gli orchestrali tornano a sedersi obbedienti ai loro posti, mentre il direttore, inizialmente accomodante, riprende a inveire contro tutti, ebbro del suo potere… Realizzato da Fellini per la Rai durante una pausa forza dalla lavorazione di La città delle donne, un apologo sulla crisi dell’Italia di fine anni ’70, tra le spinte eversive della società e il naturale, feroce e insieme ridicolo, potere dittatoriale del regista.
Il regista Federico Fellini
“Avevo altri progetti, non era urgente, non sentivo l’urgenza di fare questo. Non corrispondeva a un bisogno. A un certo punto il bisogno l’ho sentito, quando hanno ammazzato Moro. Sì, quando ho saputo che avevano ammazzato Moro. Mi fece un’impressione enorme. Ma non il fatto in sé, io me l’aspettavo. Ma il rifletterci su, per capire il senso profondo di quello che era accaduto e del perché era accaduto. Che cosa avevano voluto fare quelli che l’avevano ammazzato? Che ci era successo a tutti noi che viviamo in questo Paese? Perché eravamo ridotti a questo punto? Tra questo e il film non c’è stata nessuna connessione diretta, o almeno io non me ne sono reso conto. Il nesso l’ho percepito molto tempo dopo, quando il film era già finito, anzi quando era già in programmazione. Non è che fin dall’inizio io non annettessi al film i significati che ha, ma non avevo coscienza del perché a un certo punto mi fosse diventato urgente il farlo. Ebbene, poi l’ho saputo: è stato l’assassinio di Moro». (da “Il cinema italiano d’oggi, 1970-1984. Raccontato dai suoi protagonisti” di Franca Faldini e Goffredo Fofi).
Federico Fellini (Rimini, 1920 – Roma, 1993) è considerato uno dei massimi autori della storia del cinema. Nel corso della sua straordinaria carriera, cominciata come sceneggiatore negli anni ’40, ha vinto cinque Oscar, di cui quattro per il miglior film straniero (La strada, Le notti di Cabiria, 8½ e Amarcord) e uno alla carriera nel 1993, pochi mesi prima di morire. Nel 1985 la Mostra di Venezia gli aveva già conferito il Leone d’oro alla carriera. Ha inoltre vinto la Palma d’oro a Cannes con il suo film più famoso, La dolce vita (1960). Con Marcello Mastroianni ha dato vita a uno dei sodalizi artistici più celebri di sempre. È stato posato con l’attrice e collaboratrice Giulietta Masina.