Sharon Stone a Torino 2024: «combatto per fare cose che non vogliono che io faccia»

Premiata con la stella della Mole, Sharon Stone prosegue la sua permanenza a Torino per la proiezione di The Quick and The Dead (1995) di Sam Raimi, film da lei interpretato e prodotto e ora riportato in suo omaggio al 42° Torino Film Festival.

Sono stata molto fortunata a produrre questo film. Ho avuto l’opportunità di scegliere il cast e il regista e di consentirgli di passare dai film di serie B ai film di serie A, successivamente infatti ha diretto Spider-Man. Ho portato Russel Crowe dall’Australia, ho avuto l’opportunità di offrire a Leonardo DiCaprio un ruolo da protagonista. Ho davvero amato produrre. Amo produrre, è stato per me molto gratificante e mi sono divertita molto”, ha detto l’attrice.

Elegante, composta, quasi regale, Stone vive questo suo ritorno alla ribalta guardando con grande interesse all’Italia, dove era già stata lo scorso luglio in occasione del Taormina Film Festival e che la accoglie sempre con calore. “Da ragazza, quando avevo 19 anni, sono arrivata a Milano e sono diventata modella e ovviamente avevo un fidanzato italiano. Sono sempre tornata in Italia per tutta la vita, ho portato i miei figli qui quando erano piccoli e hanno imparato a fare la pizza e il gelato. Volevo che iniziassero a capire la ricchezza della cultura italiana”.

Modella, attrice, produttrice, scrittrice, a Torino Stone rivela anche di essere pittrice e, oltre alla pizza e al gelato, dell’Italia l’artista sembra apprezzare anche l’accoglienza che viene riservata ai suoi dipinti. In primavera il Comune di Roma ospiterà una sua mostra che sarà poi portata anche in autunno a Torino.

L’arte rappresenta per lei una strada con cui salvare il mondo: “In questo momento in cui abbiamo così tante idee diverse su noi stessi e abbiamo così tanti conflitti nel mondo, penso che la comunicazione e l’onestà siano la chiave e che l’arte sia il modo più bello con cui possiamo esprimere in modo non politico i nostri sentimenti ed emozioni. A volte pensiamo che niente possa cambiare in una società capitalista, ma dimentichiamo che un tempo il mondo era governato dai re. Tutto può cambiare. Tutto può cambiare quando le persone esprimono ciò che provano attraverso la scrittura, il teatro, le arti, la pittura, la poesia, il cinema. Questo è davvero l’unico modo con cui possiamo esprimerci con grazia e intelligenza senza violenza”.

Parla con franchezza Sharon a Torino e non si fa scrupolo di condividere alcune sue critiche pungenti sul mondo del cinema, sugli uomini, sulla politica, con un eloquio misurato, ma non per questo meno tagliente. Sul regista di Pronti a morire (The Quick and the Dead), Sam Raimi, ad esempio, posto in un arduo paragone con Martin Scorsese, non nasconde le sue opinioni: “Mi piacevano molto i film di Sam. Pensavo che fosse molto intelligente e molto divertente. Ma era un ragazzino, non aveva lealtà, non aveva alcun senso della famiglia. Non mi ha mai più parlato. Non mi ha ringraziato. Non mi ha più assunto. Non ha riconosciuto la relazione che avevamo instaurato. Martin, perché è italiano, è una persona leale, ha quel senso di famiglia, e per questo io e lui abbiamo ancora un rapporto e lavoriamo ancora insieme e la nostra relazione continua ancora oggi. C’è profondità. C’è quell’italianità in lui”.

Non risparmia nemmeno il resto del mondo del cinema e quando le chiedono se abbia mai pensato di fare anche la regista date le sue innumerevoli risorse espressive, Stone ha la risposta pronta: “Quando dopo aver prodotto The Quick and the Dead, mi sono presentata agli Studios con una sceneggiatura, avevo la musica, avevo tutto, ho chiesto 14 milioni di dollari. L’ho proposta ovunque. Mi è stato detto che era la proposta migliore che avessero mai sentito. Ma negli anni ’90 e nei primi anni 2000 la resistenza verso le donne che lavoravano e la resistenza verso di me è stata grande. Sento che la mia intelligenza è andata sprecata nel tentativo di convincere dirigenti degli Studios meno intelligenti di me a permettermi di dirigere – insiste Stone – Ero molto brava a produrre e l’ho fatto, ma so che la resistenza verso le donne che avevano potere, la resistenza da parte di persone di minore intelligenza verso il mio potere e la mia intelligenza, era molto grande. Questo è sciocco, ma continuerò a combattere perché mi venga consentito di fare cose che non vogliono che io faccia. Non ho altro da fare”.

Una battaglia di genere la sua che coinvolge anche il piano economico, con cifre da capogiro su cui Stone resta ferrea: “Non hanno mai voluto pagare le donne più del tetto di 1 milione di dollari. Con Basic Instinct Michael [Douglas] aveva guadagnato 14 milioni di dollari, io 500.000. E ad un certo punto ho pensato che fosse giusto che io guadagnassi più di 1 milione di dollari, ma questo era un problema molto grande”.

Parlando ancora di discriminazione di genere, il suo articolato discorso non poteva non cadere anche sulla violenza lanciando qualche frecciata anche ai sistemi di governo: “La questione della violenza contro le donne è importante e penso che dobbiamo davvero fermarci e riflettere su chi scegliamo al governo, dobbiamo chiederci se stiamo effettivamente scegliendo il nostro governo o se è il governo che sta scegliendo se stesso”. Con un ragionamento non immediato ma sensato, Stone torna all’Italia per ricordare l’epoca fascista da noi vissuta e mai davvero sperimentata negli USA: “Voi l’avete già visto, sapete cosa significa. Il mio Paese invece vive in un’epoca adolescenziale. L’adolescenza è molto arrogante, pensa di sapere tutto, è ingenua e ignorante e noi stiamo vivendo la nostra adolescenza ignorante e arrogante. L’80% degli americani non possiede un passaporto, sono ignoranti e ingenui”. Di qui torna al problema della violenza sulle donne: “L’unico modo in cui possiamo risolvere questo problema è aiutarci a vicenda. Non possiamo semplicemente dire che le donne dovrebbero aiutare le donne, perché questo è il modo con cui siamo sopravvissute finora. Dobbiamo dire che gli uomini buoni devono aiutare gli uomini buoni e gli uomini buoni devono essere molto consapevoli che molti dei loro amici non sono uomini buoni e non possono continuare a fingere che lo siano. Dobbiamo restare lucidi e capire che gli uomini che non sono buoni sono uomini pericolosi, violenti, che vanno tenuti lontani dalle figlie, dalle mogli e dalle fidanzate. Non possiamo distogliere lo sguardo: gli uomini cattivi sono cattivi. La verità è che per gli uomini il killer numero uno sono le malattie cardiache, mentre il killer numero uno delle donne nel mondo di oggi sono gli uomini”.

Ha molto da dire Stone anche su virus e intelligenza artificiale e, sempre più confidente nel potere della sua intelligenza, niente sembra spaventarla, a patto che il mondo usi altrettanta intelligenza e razionalità di fronte alle questioni cruciali.

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