Il quarto e ultimo lungometraggio di Biennale College Cinema a Venezia 81 ci porta dritto nel cuore del conflitto russo-ucraino (affrontato anche nei doc Fuori concorso Songs of Slow Burning Earth e Russians at War), ma da una prospettiva inconsueta. Perché Honeymoon (Medovyi Misiats, 84’), lungometraggio d’esordio di Zhanna Ozirna, prodotto da Dmytro Sukhanov e in proiezione il 2 settembre nella Sala Giardino (ore 11 per press & industry, ore 16.30 per il pubblico e tutti gli accreditati), ci parla dell’invasione iniziata nel 2022 dall’interno di un appartamento.
Quello, in una cittadina non lontano da Kiev, dove si sono appena trasferiti due giovani amanti, Taras e Olya (interpretati da Roman Lutskyi e Ira Nirsha), che però all’alba vengono svegliati dalle esplosioni. Non fanno in tempo a fuggire, e quando l’edificio in cui abitano viene preso dalle truppe russe come quartier generale, i due si nascondono nell’appartamento, senza elettricità e con le poche provviste rimaste, nella speranza di non essere scoperti.
«Ho sentito questa storia da un amico. E poi da un altro amico. E poi ho letto una notizia che raccontava una storia simile», racconta la regista (suoi i corti Kittens, Grace, Bond e The Adult), «Così sono andata da tutte queste persone a registrarne i recenti ricordi degli eventi. Volevo capire come i miei vicini e i miei amici hanno vissuto l’esperienza dell’occupazione, ma anche adattare la storia alle mie idee su questa guerra: le difficoltà affrontate dalla mia generazione in questo momento, le scelte che siamo costretti a fare e la necessità di riconsiderare l’attuale sistema di valori».
La cineasta spiega inoltre l’importanza di aver girato il film nel suo Paese, l’Ucraina: «Lo abbiamo considerato una scelta morale ed etica, perché la guerra è ancora in corso, il ricordo degli eventi è ancora fresco e molti ucraini vivono ancora sotto occupazione. Ma è stata anche una scelta molto pratica, perché un gran numero di professionisti del cinema ucraino ha perso il lavoro a causa della guerra o è stato arruolato nell’esercito. È stato il nostro piccolo contributo alla sopravvivenza dell’industria del cinema».