Cannes 2023, Wes Anderson e il cast di Asteroid City: «non serve capire»

Scarlett Johansson sul Red Carpet con Bryan Cranston, Tom Hanks & Co.

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Asteroid City Cannes 2023

Presentato in concorso dopo un Red Carpet sfavillante e impreziosito da alcune delle tante star del suo nuovo Asteroid City (qui la recensione), Wes Anderson si gode il suo ritorno al Festival di Cannes 2023 a due anni dall’ultima partecipazione con The French Dispatch. Un film criticato, controverso, come anche quello nel quale con Jason Schwartzman e Scarlett Johansson (la cui “breve nudità” ha causato problemi con la censura) appaiono in ruoli diversissimi tra loro Bryan Cranston, Maya Hawke, Jeffrey Wright, Jake Ryan, Rupert Friend e Steven Park.

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Tutti insieme – a parte Tom Hanks, Matt Dillon, Adrian Brody e Steve Carell, che erano sul Red Carpet per la Première (come vedete nelle foto e i video in fondo alla pagina) – hanno raccontato la propria esperienza nel deserto del 1955 ricostruito dal regista

Asteroid City Red Carpet cannes 2023

Un ambiente familiare, per tutti, e accogliente come spiega per prima la Johansson: “è stato intenso. E divertente. Sei in un mondo nel quale l’intero ambiente è stato creato appositamente. E’ qualcosa di fisico, di tangibile, più come essere a teatro. Ma in generale con Wes tutto è appagante ed eccitante”.
La “mancanza di gerarchia nell’ensemble, – è quello che ha apprezzato soprattutto Maya Hawke, – nella scrittura e nella narrazione“. “E’ un piacere sentire che non c’è pressione su di te perché ogni parte del mondo intorno a te funziona – ha detto. – Processo e prodotto sono allineati in maniera meravigliosa”.

Wes è un direttore orchestra e ognuno di noi è uno degli strumenti, ma non sappiamo esattamente come si combineranno tutti insieme. Credo che questo film sia una sua lettera d’amore alle arti performative che unisce i tre grandi media che ci coinvolgono tutti – è intervenuto Bryan Cranston, acclamato per la metafora più toccante. – Come dice il film, non serve capire il copione, devi continuare a raccontare la storia. Come nella vita: noi viviamo senza sapere esattamente cosa succederà, quanto durerà o chi incontreremo, ma dobbiamo andare avanti”.

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“Gli attori sono il film, – interviene il regista per sottolineare l’importanza dei suoi interpreti, responsabili delle emozioni che poi emergono sullo schermo. – Il primo set su cui sono stato era il mio, non mi era mai capitato prima di iniziare a fare film, ma adoro il modo nel quale gli attori entrano in connessione tra loro, anche in maniera misteriosa. E’ qualcosa di ipnotico”.

Dopo aver pensato a Roma e all’Italia come location, Wes Anderson ha poi deciso di girare a Chinchón, in Spagna, tra l’agosto e l’ottobre del 2021, con la pandemia di Covid-19 ancora in atto. Come ricorda lui stesso:

“Abbiamo scritto il film durante il periodo più intenso della pandemia e non credo ci sarebbe stata una quarantena nella storia se non l’avessimo vissuta. la vita è entrata nel film senza che potessimo controllarlo troppo. Anche le riprese sono state mentre ancora c’erano i protocolli per il Covid-19, non posso dire che sia stato un bene per il film, ma abbiamo usato la cosa a nostro vantaggio”.

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“Gratitudine” è la parola che usa Jason Schwartzman, con Anderson sin dai tempi dell’esordio in Rushmore, citati dall’attore e sceneggiatore: “Il gruppo è cresciuto, e si sono aggiunte persone incredibili, attratte da Wes. Io avevo 17 anni quando l’ho incontrato ed era l’unica persona sopra i 20 al quale interessava cosa rispondessi alle sue domande. Era qualcosa di insolito all’epoca. Ma lui lo fa sempre, si interessa. Ricorda le cose che impara e ne fa elementi nuovi, nuove sfide”.

Era così giovane quando abbiamo lavorato per la prima volta insieme – ricorda lo stesso regista. – E ancora oggi Jason era sempre sul set. E sempre in costume, che dovesse girare o meno“. “Vale la pena di sforzarsi per creare uno spazio reale nel quale tutti gli attori possano vivere una esperienza propria. Come Scarlett, alla quale sembrava di stare in spiaggia – svela Anderson. – Per il resto, io giro in pellicola, e forse il mio modo di fare un film è più simile a quello degli anni ’30 che al cinema di oggi. Molte delle cose che si usano oggi, come il CGI non esistevano, ma poi dipende dalla storia che stai raccontando”.

 

Le immagini e i video dal Red Carpet di Asteroid City a Cannes 2023