Jeanne du Barry, la recensione del ritorno di Johnny Depp

Convince la star del film di Maïwenn che apre il Festival di Cannes 2023

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Jeanne du Barry – La Favorita del Re

Scelto come film d’apertura Fuori Concorso del Festival di Cannes 2023, il Jeanne du Barry – La Favorita del Re di Maïwenn è soprattutto il grande ritorno sul grande schermo di Johnny Depp, dopo il processo con la ex moglie Amber Heard. Dovrebbe arrivare al cinema entro la fine dell’anno (distribuito da Notorious) e poi in streaming (su Netflix), ma intanto il sesto film dell’attrice francese regista del Polisse del 2011 riporta al pubblico l’ex Jack Sparrow. Che nei panni di Luigi XV di Francia offre una prova capace di soffocare le polemiche, frettolosamente previste.

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IL FATTO:

Un breve antefatto ci presenta la piccola Jeanne Vaubernier, “figlia illegittima di un monaco e di una cuoca“, che dalla casa di Monsieur Dumousseaux al convento di Saint Anne inizia la sua particolarissima formazione. Quella di giovane donna della classe operaia affamata di cultura e piacere, costretta a – e capace di – usare intelligenza e fascino per salire i gradini della scala sociale, sfuggire alla propria condizione di povertà e soddisfare una insaziabile voglia di vita. Divenuto suo protettore, il conte du Barry punta a presentarla al Re per ottenerne prevedibili vantaggia, ma quando Luigi XV incontra Jeanne tra i due nasce una affinità e una complicità rara per l’epoca. Uniti dal desiderio di andare oltre le convenzioni più da un amore apertamente dichiarato, i due si legano tanto da suscitare il disappunto della corte e del resto della famiglia reale, soprattutto dopo che lei si trasferisce a Versailles per diventare la sua favorita ufficiale.

Jeanne du Barry – La Favorita del Re

L’OPINIONE:

“C’est Versailles” continua a ripeterci il Jean-Benjamin de La Borde di Benjamin Lavernhe della Comédie-Française, che da solo vale buona parte del nuovo film di Maïwenn, protagonista – sin dal titolo, e in quanto regista e sceneggiatrice – del film che deve molto alla presenza di Johnny Depp come Re Luigi XV. Una scelta fortunata, fatta a scapito di altri due attori francesi non meglio identificati, e che si rivela un’arma in più nel racconto della vita, l’ascesa e la caduta di Jeanne, favorita del Sovrano e portata sullo schermo dalla nostra Asia Argento nel film di Sofia Coppola dal quale nasce – dichiaratamente – l’ispirazione per questo. Sedotta dalla “magnifica perdente“, qui Maïwenn la sceglie come ennesimo modello di una femminilità abusata e resiliente (e forse, in parte, alter-ego) per offrirle una possibilità di riscatto, un palco diverso da quello della ghigliottina (dove morì nel 1793) dal quale ostentare il proprio stile di vita e bisogno di libertà. A ogni costo.
Più che far scandalo, a differenza della du Barry, la storia prodotta da Depp e co-prodotta dai fratelli Dardenne intrattiene, anche piacevolmente, nonostante una serie di riferimenti alla condizione di subalternità e mercimonio delle donne dell’epoca. Spesso contro, in guerre crudeli quanto insensate, come quella nella quale le figlie del Re trascinano una giovane e ancora manipolabile Marie Antoinette (Pauline Pollmann), utilizzata come strumento contro la nemica, un alieno in un mondo prossimo a scomparire, non a caso e insistentemente definita come “creatura” e mai considerata una pari, una donna, svilita e umiliata in ogni modo possibile. In generale, però, la ribellione che dovrebbe scuotere il pubblico è rappresentata in maniera piuttosto innocua, stilizzata come i bellissimi tableau dell’inizio che fanno da sfondo alla onnipresente voce del narratore e a tratti ricordano il Tarsem Singh che fu. E soprattutto fagocitata dai momenti più surreali e dal grottesco – anche ridicolo – che non potranno non suscitare i protocolli dell’epoca messi in scena dalla regista, su tutti quello della lunga sequenza di appuntamenti alla quale ogni mattina il sovrano deve sottoporsi appena sveglio, un rito che da subito definisce la complicità tra i due contrastati e osteggiati e insofferenti amanti, destinati a condividere nel miglior modo possibile una solitudine senza soluzione.

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Sicuramente utili per comprendere meglio l’opera della regista e il suo costante attingere alla propria storia passata o identificare alcuni temi e sensibilità ricorrenti, varrà la pena recuperare la sua precedente filmografia, da Pardonnez-moi e Le Bal des actrices, al più apprezzato Polisse e gli ultimi Mon roi – Il mio re e DNA – Le radici dell’amore. Per citazioni e contesto, o per chi apprezzasse le sfumature più leggere delle riletture cinematografiche della corte dei reali transalpini, inevitabile consigliare il Marie Antoinette del 2006 diretto da Sofia Coppola (e presentato anche lui al Festival di Cannes).

Jeanne du Barry – La Favorita del Re

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
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