Cannes Next: il festival visto da Piera Detassis

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Niente selfie, siamo francesi. Il gadget cult di questa settantesima edizione è già il badge attaccato a tutti gli accrediti e consegnato all’arrivo “I’m so pathetic: I took a selfie on the red carpet”. No, niente scatti con celebrities, sfondo di tappeti rossi o in sala, il luogo è sacro, si va al cinema. È il riscatto di chi per anni, come me e tanti colleghi, si è sentito chiedere dai più probabili e improbabili: “Me lo trovi un biglietto per la serata? Però un bel posto vicino alla star che posso fare la foto”. Come se potessimo, peraltro. Adesso i francesi che un po’ str.. lo sono ci fanno sentire tutti “Pathetic”. Applausi. Non sarà Libertè, ma certo Egalitè e Fraternitè. Vive la France!

Purtroppo l’editto di Fremaux mi impedisce di pubblicare il mio selfie con il parrucchiere Ignazio Sulas, un genio italiano, che è contemporaneamente il mio coiffeur e quello di Vanessa Redgrave, oggi grande protagonista come regista debuttante ottantenne a Cannes con il film documentario Sea Sorrow sui migranti del mare. Beh, diciamo che ho un po’ esagerato: Ignazio è un migrante sardo con salone a Londra e uno in Piazzetta a Tavolara, dove c’è il festival che dirigo da anni. E sapete che fa? Torna personalmente ogni anno a pettinare e stirare capelli nel periodo del nostro festival. E solo perchè gli piace, perchè ama il cinema. Quindi pettina anche me, ecco gli otto gradi di seprazione con la mitica attrice inglese. Mitica la volta che Ignazio mise fuori dalla porta del negozio un “tappetino rosso” d’artigianato sardo, un metro per 50 centimetri. Ma è il cuore che conta. E oggi è a Cannes per seguire la sua adorata Vanessa che, come Joely Richardson, solo da lui si fa acconciare. È un omaggio a genio italiano, e speriamo non si offenda.

Oggi vale per tutte la cover di Variety, “The future is female”, meglio ancora di Speriamo che sia femmina. Lo confermano Sofia Coppola e Kristen Dunst. Ma sarà vero? Anche Bellucci è speranzosa, dice che 12 donne regista in selezione ufficiale sono un bel segno. Anche Nicole Kidman con quattro film uno più audace dell’altro in competition, How to Talk to Girls at Parties, The Killing of a Sacred Deer, la serie Top of the Lake della Campion e The Beguiled della Coppola, risulta una portabandiera. E certo, assieme a Vanessa, la prima giornata si gloria di due magnifiche presenze, Marion Cotillard e Charlotte Gainsbourg nel film di Desplechin Les Fantômes d’Ismaël. Donne dappertutto, ragazzine che salvano il mondo, protagoniste forti. E questa nuova storia delle debuttanti ottantenni (penso anche a Eleanor Coppola).Vedremo se tutto questo è o vera #Diversity o solo slogan virtuale.

Perchè certo, a parte la questione “Netflix sì Netflix no”, quel che qui sulla Croisette ci arriva da tutte parti è il virus “REALTA’ VIRTUALE REALTA’ VIRTUALE REALTA’ VIRTUALE”, riassunta nella sigla VR. È la VR l’ossessione del direttore che sa di dover sempre dimostrare che Cannes è un passo avanti, anzi avantissimo. E così s’è creata una vera e propria mitologia attorno a Carne y Arena, l’Installazione di Alejandro González Iñárritu, 6 minuti e 30 per i quali ci si iscrive su internet superando già barriere di sold out. Prenotata per domani, vi saprò dire. Imperdonabile non recuperare gli assaggi di VR nell’apposita sezione di Unifrance (scopro dal catalogo che la Francia è all’avanguardia nella VR, praticamente l’ha inventata. Non sapevo, conosco però la modestia dei transalpini). E poi? Beh, poi c’è NEXT dove con la tessera mercato e apposita fila vedi tutti nuovi prodotti e i panel e chissà quant’altro in VR. Mi dirigo verso l’ “Experience” (dopo “Influencer”, questa è la nuova parola magica nello showbiz) . Purtroppo mi ci dirigo in carne e ossa, non VR, e so già che sarà calca.

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