Una madre e il terrorismo: tre domande a Fatih Akin sul “In the Fade”

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Arrivato in bicicletta Fatih Akin, ancora sulla Croisette, ha risposto alle nostre domande. Il suo film In the Fade, che racconta il dramma di una donna tedesca che perde il marito di origine turca e il figlioletto in un attentato terroristico, è stato uno dei più applauditi a Cannes 70 ed è valso a Diane Kruger il premio come Migliore attrice.
Com’è nata l’idea del film?
Avevo questa voglia di fare un film sugli Neo-Nazi già negli anni 90. Non sapevo quale storia raccontare. Ma una volta che ho avuto in mente una storia concreta, quella donna, quella madre, e ho trovato l’architettura della sceneggiatura, è andato tutto molto veloce. In un certo senso si può dire che è il film che ho fatto in maniera più veloce nella mia carriera.
Come vede il futuro dell’Europa ?
Anche se questo è un film di rabbia, una sceneggiatura di rabbia, sono una persona ottimistica. Siamo in un periodo di globalizzazione e io sono il figlio della globalizzazione. Mia moglie è metà messicana, metà tedesca. So che nel futuro il mondo sarà calmo e pieno di pace, normale. Vivremo tutti insieme, condivideremo tutto. Ma nel frattempo,il processo sarà doloroso.

Ha pensato a cambiare la fine del film ?

Lo so che qualche persona è disturbata con il finale del film. Ma devo fare, come artista, quello che sembra giusto. Non posso interferire col personaggio principale. Il pubblico può accettarlo o meno. Tante madre hanno visto il mio film e hanno apprezzato il finale. E’ la decisione del personaggio principale che devo seguire. Sta facendo la cosa giusta o la cosa sbagliata? Se i miei figli mi facessero questa domanda, sarebbe un altra discussione.
Pierre Filmon

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