Cartoons on the Bay, a lezione d’arte con le masterclass di Barry Purves e Carlos Grangel

L'animatore inglese e il disegnatore spagnolo hanno regalato al pubblico di Pescara due preziose masterclass inerenti al loro lavoro

0

Sono stati due dei protagonisti internazionali più acclamati della 26esima edizione di Cartoons on the Bay (che ha avuto luogo dal 1 al 5 giugno a Pescara), Barry Purves e Carlos Grangel, premiati dal festival dell’animazione rispettivamente con il Pulcinella Career Award e con il premio Sergio Bonelli come artista dell’anno.

Vincitore di numerosissimi riconoscimenti e nominato agli Oscar nel 1993 e ai premi BAFTA nel 1996, Barry Purves è uno dei più acclamati animatori inglesi. Artista eclettico, maestro dell’animazione a “passo uno”, è anche regista e scenografo per diverse produzioni teatrali, molte delle quali realizzate per la Altrincham Garrick Playhouse. È inoltre autore di numerosi volumi dedicati alla tecnica della stop-motion. Molto amante ed esperto di teatro, Purves ha coinvolto il pubblico del Cartoons on the bay con una interessante masterclass dedicata alla potenza dell’arte. Attraverso una sfilza di diapositive e immagini, l’artista inglese ha mostrato come al centro dell’arte ruotino fattori come la fisica, la struttura e soprattutto l’artificio, inteso come aspetto fondamentale per dare la giusta illusione alle cose («Don t be scary to use artifices of any kind, colours, devices, sounds. Art is all having structure and we should embrace artifice»).

Barry Purves a Cartoons on the Bay

Meno didattica, ma più colorata con aneddoti di vita e carriera la masterclass tenuta dal disegnatore catalano Carlos Grangel, presentato al Cartoons dal nostro Oscar Cosulich. Grangel, autore che ha dato vita a personaggi entrati nella storia dell’animazione, da Balto, a Il principe d’Egitto, MadagascarKung-Fu PandaDragon Trainer e La Sposa Cadavere, ha narrato i suoi esordi da fumettista e dei suoi inizi alla Disney, dove cominciò disegnando scene con Winnie the Pooh, Paperino e realizzando diverse pubblicità per Mc Donald e la Coca Cola.

LEGGI ANCHE: Carlos Grangel a Cartoons on the Bay, intervista a un genio dell’animazione

«Nella vita è importante avere il talento, ma ancora di più la fortuna – ha spiegato Grangel – Io non volevo andare in America, mi faceva paura, era troppo lontana. Mi convinsero dicendomi che solo una ventina di artisti europei venivano chiamati per andare negli USA».

Il suo primo lavoro ‘importante’ per un lungometraggio fu nel 1995 con Balto, della Ambimation di Steven Spielberg, mentre nel 1998 alzò l’asticella con Il Principe d’Egitto, progetto della DreamWorks Animation, con un budget decisamente più grande, di circa 50 milioni di dollari. Un lavoro che portò Grangel a Los Angeles, lontano da casa, per 2 anni e mezzo e che non fu particolarmente facile da assorbire: «Per un mediterraneo come me, due anni in America sono una tortura! – ha raccontato – Là pensano solo al lavoro, lavoro, lavoro, ogni giorno, mentre per me la priorità è sempre stata la famiglia».

L’apprezzamento per i suoi lavori realizzati per Il Principe d’Egitto fece crescere la sua fama, a tal punto da potersi imporre per il successivo progetto, El Dorado (2000), e richiedere esplicitamente di lavorare dalla Spagna, piuttosto che dall’America. «“Se non posso farlo in Spagna, non lo faccio!” gli ho detto. E loro mi hanno accontentato»

L’anno successivo venne incaricato di lavorare a Spirit. «Spirit è stato uno dei lavori più difficili che abbia mai fatto. Dissi di no a Shrek per fare quel lavoro (che ahimè si è rivelato poi il film con più incassi della DreamWorks!). I cavalli sono molto difficili da disegnare. Mi misi a studiare Bambi, l’animazione della Disney degli anni ’40- ’50 penso sia la più bella». Non manca poi un divertente aneddoto: «Per darmi l’ispirazione, mi comprarono un cavallo vero da 100 mila dollari! Costruirono un ranch a Los Angles dove tenere Spirit. Per fortuna poi hanno deciso di donarlo ad un’associazione di Free Mustang». 

Carlos Grangel intento a creare uno schizzo di Spirit con la tavola da disegno – Foto di Maurizio D’Avanzo

Nel 2005, dopo aver lavorato ai simpatici animali di Madagascar, fu il turno di Tim Burton e il suo La Sposa Cadavere. «Per quel film feci tantissime silhouette. Prima ancora che Tim mi dicesse quali sarebbero state le voci, io mi ispirai direttamente a Johnny Depp per il personaggio di Victor e a Helena Bonham Carter per Emily. Lo sapevo perché avevano sempre lavorato con lui, erano i suoi preferiti. Infatti non sbagliai!».

Nel 2010 un altro lavoro molto amato fu Dragon Trainer, presto diventata una vera e propria saga, alla quale però Carlos si è rifiutato di lavorare dopo il primo film: «Non ho mai trovato interessante fare sequel perché non amo riprendere personaggi disegnati 4,5 anni prima».