Fabrizio Ferracane: «Uso i miei personaggi per denunciare gli uomini violenti»

Ospite del Noir in Festival 34, dove ha ricevuto il Luca Svizzeretto Independent Spirit Award, l’attore siciliano ci ha raccontato del suo ruolo nel film Indelebile di Simone Valentini, prossimamente nelle sale con Adler Entertainment, e della sua fortunata carriera

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Fabrizio Ferracane

Di uomini spregevoli, violenti, dal lato oscuro molto pronunciato l’attore Fabrizio Ferracane, classe 1975, siciliano, ne ha interpretati tanti: basi pensare a Pippo Calò ne Il traditore di Marco Bellocchio (che gli è valso un Nastro d’Argento come migliore attore non protagonista), Salvatore in Una femmina e più recentemente Polifemo in Misericordia di Emma Dante. Al Noir in Festival 34 ha presentato invece Indelebile, insieme al regista Simone Valentini e alla giovane co-protagonista Giulia Dragotto, in cui interpreta nonno Carlo, un uomo rude, ma molto protettivo e amorevole verso la nipote, Veronica, con la quale trascorrerà le feste natalizie in un paesino dell’entroterra siciliano dove l’uomo abita da solo dopo la morte della moglie. Tutto sembra procedere normalmente, fino a quando una donna scompare e torna la paura del mostro che aveva seminato terrore nella zona dieci anni prima. La ragazza comincia improvvisamente a nutrire un terribile sospetto: proprio il nonno potrebbe essere il colpevole. Un personaggio quindi ambiguo che mette in crisi la nipote, così come il pubblico.

È stato difficile mantenere l’equilibrio fra questi due aspetti del suo personaggio?

Io ho lavorato molto su una parola per questo film, il sospetto, il sospetto è qualcosa che ti può devastare, ucciderti, come si fa a liberarsi di una cosa del genere? La giustizia tante volte si sbaglia, di questi casi ce ne sono tantissimi. Carlo è un uomo che lavora con passione nel suo orto, taglia i carciofi, sta con le galline, per tanti aspetti mi ha anche ricordato Luciano di Anime nere, sono dei personaggi che hanno una loro sontuosità, forse per il viso, per le rughe, per la barba, i capelli lunghi, ci vedo una grande drammaticità. Indelebile è un film che pur raccontando una storia di terribili sospetti parla di amore, di rapporti, di una nipote e di un nonno molto legati, Carlo ama e difende la sua famiglia, anche se è costituita fondamentalmente solo dalla nipote, con la figlia non ha tanti rapporti, ma la famiglia è dove c’è amore, ci sono tanti tipi di famiglia, la mia, per esempio, è costituita da mia sorella e mio nipote. Sono innamorato di questo film, l’ho già visto due volte.

Fabrizio Ferracane in una scena del film

Al Noir in Festival riceve il Premio Luca Svizzeretto Independent Spirit Award, attribuito ogni anno ad un personaggio anti-convenzionale del cinema italiano, com’è il suo rapporto con i premi?

Mi piace la motivazione per la quale ricevo questo premio, anti-convenzionale. Io aspetto che siano gli altri a dirmi che sono bravo, è davvero bello quando hai dei riconoscimenti per il tuo lavoro, ne sono onorato.

Continuando a parlare di noir, dal 5 dicembre su Prime Video la vedremo nella seconda stagione di The Bad Guy, una commedia nera che racconta la mafia in maniera dissacrante, nei panni di Cataldo Palamita, braccio destro del boss Mariano Suro…

Un mafioso che suona lo swing, è un personaggio particolare, imprevedibile, e The Bad Guy è una serie straordinaria. Negli ultimi anni in Italia non si era mai vista una cosa così, bella, nuova, fresca, i registi Giancarlo Fontana e Giuseppe G. Stasi sono due visionari, due pazzi squinternati, lo sanno cosa penso di loro. Vivono per l’immagine, la costruiscono con cura, lavorano tanto sulla scrittura, oggi nel cinema come nella serialità la cosa importante è come si raccontano le cose, e devo dire che ultimamente i nostri sceneggiatori stanno scrivendo delle storie davvero interessanti. Lo vedo bene il cinema italiano, abbiamo avuto dei grandi maestri in passato, una scuola enorme che ammirano anche all’estero, ma anche il nostro presente è molto apprezzato.

E lei ha partecipato a tanti film che hanno segnato il cinema italiano degli ultimi anni: Anime nere di Francesco Munzi, Il traditore di Bellocchio, Aria Ferma di Leonardo di Costanzo, Una femmina di Francesco Costabile, per citare solo qualche titolo.

Sono stato fortunato. La casting director Stefania De Santis mi fece fare il provino per il personaggio che ha poi interpretato Peppino Mazzotta in Anime nere, perché Munzi decise che io dovevo essere Luciano, un personaggio che parla poco, e mi fece provare una scena drammatica, dovevo piangere la morte di mio fratello, durò dieci minuti, dieci minuti in silenzio, improvvisai, mi vengono i brividi ancora adesso quando ci ripenso, il regista voleva vedere come mi emozionavo, in quel momento avevo perso un amico fraterno, quindi fu anche liberatorio per me, dilaniante. Fortunato, come quando mi chiamò Marco Bellocchio per Il traditore, o Leonardo Di Costanzo per Aria Ferma. Poi Penso a Aringo ne La terra dei figli di Claudio Cupellini, o Polifemo in Misericordia di Emma Dante, io li ringrazio tutti, soprattutto quando mi fanno fare personaggi schifosi. Sono persone che sono in mezzo a noi, basta aprire i giornali, ascoltare le notizie che ogni giorno ci parlano di questi soggetti. La mia interpretazione di questi personaggi è una sorta di denuncia, io uso i miei personaggi per denunciare i delinquenti che sono, come Polifemo, un uomo violento, un assassino, uno stupratore, è tra noi, rappresenta i tanti uomini che uccidono le loro compagne.