Eva, Isabelle Huppert prostituta di lusso alla Berlinale è un pasticcio

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Un giovane drammaturgo, divenuto immeritatamente celebre grazie a una pièce teatrale “rubata” a un vecchio e malandato autore che ha lasciato morire in una vasca da bagno, è alle prese con un’impresa per lui impossibile: scrivere la tanto attesa opera seconda. A corto di idee e di talento, cerca ispirazione nella realtà e finisce per ingaggiare un gioco assai pericoloso con una prostituta d’alto bordo, più vecchia di lui, intrecciando una relazione destinata ad avere tragiche conseguenze.

È questa la storia di Eva diretto da Benoît Jacquot, nuovo adattamento del romanzo di James Hadley Chase, già portato sul grande schermo da Joseph Losey nel 1961, con Jeanne Moreau. Al suo posto troviamo Isabelle Huppert chiamata a fronteggiare l’arrogante Gaspard Hulliel, convinto di poter manovrare persone ed eventi. Se l’inizio sembra promettere tensione e mistero, il film prosegue tra irritanti colpi di scena e incongruenze, accumulando situazioni senza una vera coerenza né drammaturgica tantomeno stilistica. Un vero pasticcio, insomma, spesso involontariamente comico, e inspiegabilmente in concorso.