Non li avevamo potuti vedere alla Festa di Roma 2024, dove Il Gladiatore II era il film di chiusura di Alice nella Città, ma per fortuna le stelle dell’atteso sequel di Ridley Scott hanno scelto di affrontare il viaggio verso il Giappone per dare vita allo spettacolare evento di presentazione in programma al Tokyo Film Festival. E così a Ginza abbiamo potuto incontrare Fred Hechinger, Paul Mescal, ma soprattutto Denzel Washington e Connie Nielsen, rispettivamente il giovane e folle Imperatore Caracalla, il nuovo ‘Gladiatore’ Lucio Vero, il subdolo Macrino e l’Augusta Lucilla del film del 2000.
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“Un film pluripremiato”, come lo definisce Washington, personaggio chiave del nuovo film di Scott, al quale non ha avuto problemi a dire di sì, anche per il “grande script” propostogli nel quale dà vita a un personaggio che si rifiuta di definire il classico villain, ma semplicemente “un uomo che sfrutta tutte le opportunità che gli si offrono”, come lui.
Com’è stato lavorare sul set con Scott dopo American Gangster?
Questa volta è stato più facile. E poi ha fatto tutto Paul, io ho dovuto solo guardare, ha fatto lui il lavoro duro… Ma tutti eravamo nelle mani di un maestro del cinema e questo ci ha permesso di concentrarci su quello che stavamo facendo. C’era grande responsabilità da parte nostra, e una fiducia totale in quello che faceva. Non ci siamo preoccupati molto di cosa pensasse o di quale fosse l’inquadratura, c’erano così tante angolazioni e così tante macchine da presa che io non avevo idea di dove potesse essere qella che poi avrebbe usato al montaggio, ma non mi importava, anzi, questo ci ha liberati in qualche modo, e resi liberi di divertirci.
E poi le ha permesso di accompagnare Connie Nielsen al Tokyo Film Festival…
Infatti! È un onore essere qui. E sono felice che Connie sia qui. Perché è una ‘Original’, tra noi nuovi ‘Gladiators’. È una “OG”, diciamo, la ‘gangsta’ originale, no, scherzo, la ‘Gladiator’ originale. Ed è stato un onore avere l’opportunità di far parte di questo grande film, con uno dei più grandi registi con cui io abbia mai lavorato e con un cast che ha reso il mio lavoro davvero facile.
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Effettivamente lei è l’unica del precedente film a tornare, ha trovato una differenza di scala?
Penso che le dimensioni del set costruito da Ridley siano più o meno le stesse, quello che è aggiunto semmai è un senso di eccesso e di volgarità, che caratterizzano la corruzione di quella nuova Roma. Poi, nella storia sono passati 20 anni e in questi 20 anni Lucilla ha potuto osservare come ogni norma sia stata sovvertita per il narcisismo del Potere in carica e per il comportamento egoistico di una élite molto ristretta. È stato incredibile vedere i modi sottili ma inconfondibili usati da un maestro come Ridley Scott per mostrare il cambiamento avvenuto nell’Impero, e come tutti noi siamo diventati prigionieri di questo inevitabile declino.
Il Colosseo però stavolta sembrava più grande della prima volta…
In realtà non l’hanno costruito completamente, a 360°, hanno aggiunto un po’ più del frontespizio e della parte anteriore per poter girare da entrambe le angolazioni e ricreare l’altra metà del Colosseo. Anche in questo caso è stato un esempio della bravura tecnica di un uomo che conosce praticamente tutti i trucchi del mestiere. Trucchi un po’ antiquati, magari, ma che ha saputo usare nel modo in cui ha girato, che gli ha permesso di riprendere anche la tribuna reale dal punto di vista opposto e dare l’impressione che fossero davvero 360°.
C’era qualcosa che avrebbe potuto immaginare 20 anni fa di quello che succede in questo sequel?
No, assolutamente, anche se nella mia mente ho conservato un segreto, uno di quelli che gli attori a volte usano quando preparano una scena per creare qualcosa che l’altra persona non sa cosa sia, ma crea una sensazione strana… Nel primo Gladiatore c’è una scena in cui Lucilla presenta Lucius a Russell, e mentre giravamo io pensavo che quello fosse suo figlio. Ho pensato che fosse così ingiusto che lei fosse stata data in sposa al prozio quando aveva solo 16 anni che ho inventato una storia per cui, prima di essere mandata dal marito, lei aveva avuto un momento bellissimo con Massimo, che all’epoca era probabilmente un soldato di basso rango e ovviamente non avrebbe mai potuto averla.
E in Lucilla cosa è cambiato in tutto questo tempo? Forse i vestiti…?
Sicuramente non i vestiti, dato che Lucilla è come me, indossa ancora gli stessi abiti che portava quando aveva 20 anni. Ma tornare a interpretarla per me è stato un dono, come il poter raccontare la storia di una donna che alla fine del primo film aveva perso tutto – suo figlio, la sua famiglia – e nei 20 anni successivi assiste perde anche la Roma sognata dal padre… È stata davvero una storia molto ricca da raccontare.